Forse una svolta nelle analisi e nelle terapie contro i tumori di Renato Rizzo

Forse una svolta nelle analisi e nelle terapie contro i tumori Il premio Nobel Renato Dulbecco al convegno di Torino Forse una svolta nelle analisi e nelle terapie contro i tumori Le carenze di fondi e attrezzature per la ricerca sottolineate dal prof. Cappa TORINO — Parafrasando il titolo d'un libro di successo, si può affermare che la ricerca scientifica nel campo della lotta ai tumori ha, in Italia, un 'bell'avvenire dietro le spalle': è l'amara constatazione cui s'arriva analizzando gli atti e gli Interventi del convegno organizzato In questi giorni a Torino dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro-sezione PiemonteValle d'Aosta e dedicato alle .recenti acquisizioni e importanza della ricerca-. All'Incontro hanno preso parte, fra gli altri, cinque scienziati tutti laureatisi a Torino (Renato Dulbecco, Piero Cullino, Salvatore Luna, Raffaele Natres. e Luciano Ozello) e tutti costretti ad un «esilio di studio» negli Stati Uniti, dove hanno trovato strutture e finanziamenti adeguati. -Da noi la ricerca — commenta il prof. Alberto Cappa, primario di istologia e anatomia patologica al S. Giovanni e vicepresidente della sezione Piemonte-Valle d'Aosta dell'Associazione — langue anche perché la carenza delle attrezzature e gli scarsi riconoscimenti economici ne impediscono la continuità. A Torino, per fare un esempio, un giovane laureato a pieni voti che si dedichi a questo settore riceve, quando è fortunato, una borsa di studio di 6 milioni l'anno. E' chiaro che, di fronte a tali realtà o si abbandona o si sceglie la strada dell' "emigrazione'.' Eppure la lotta contro quello che gli americani chiamano • the greath C» (11 «grande C» dove «C» sta per cancro) ha un'unica arma e un'unica speranza: la ricerca scientifica, appunto. Se oggi 11 tumore fa meno paura e se, oggi, del cancro si riesce anche a guarire (circa 11 35 per cento di successi in questa guerra) 11 < merito va quasi esclusiva j mente a quanti dedicano vita ! ed ingegno all'analisi delle i" possibili radici del male. ."-Dal convegno di Torino U ^prof. Renato Dulbecco, pre mio Nobel per la Medicina nel 'cSltfd '75 e direttore del Centro ricerche del «Salk Institute» di San Diego In California, ha lanciato un cauto motivo d'ottimismo: fra 5 anni si potrà, forse, affrontare -il grande C» con maggiori probabilità di successo. Cinque anni: 11 tempo giudicato necessario dal ricercatore per approfondire i suoi studi sugli «anticorpi monoclonali» che potrebbero portare ad una svolta nella diagnosi e, si spera, anche nella terapia dei tumori. Le attuali terapie antitumore sono spesso devastanti per il fisico e la psiche del paziente in quanto non possono essere sufficientemente «mirate» all'aggressione delle cellule malate e danneggiano anche quelle sane. La tecnica studiata dal prof. Dulbecco renderebbe più selettiva que sta battaglia -costituendo una sorta di rete di "missili" capaci di distruggere esclusivamente obiettivi precisi: Una piccola, grande speranza che si unisce a già concrete certezze. Per circa 10 tipi di tumore la medicina, oggi, offre confortanti statistiche: la sopravvivenza per cancro all'utero, allo stomaco, alla prostata è aumentata dal 50 al 63 per cento dei casi, dal 4 al 28 quella per 11 morbo di Hodgkin, dal 35 al 51 quella per leucemia linfatica cronica. Drammatica, ancora, la situazione per quanto riguarda i tumori dell'esofago, del polmone, dei bronchi e della mammella: ogni anno, in Ita lia si registrano 45 mila nuovi casi di donne colpite da can ero al seno. .E' indispensabile — ha osservato il prof. Cappa — potenziare le strutture per giungere a una diagnosi pre coce e garantire efficienti controlli ed esami. Analogo il discorso per il tumore al polmone che tocca, all'anno 65 uomini e 15 donne ogni 100 mila». Anche in questi casi, la speranza si chiama ricerca di base, nel suo ventaglio di articolazioni che vanno dall'immunologia al controllo medico a distanza, dalla tipizzazione all'istochtmica, dalla biofisica alla genetica dei microbi. Ma la ricerca sola non è sufficiente: occorre una maggiore educazione sanitaria, un corrètto modo di porsi di fronte al problema-tumore. «Non serve né la paura né il fatalismo — osservano l medici — L'aiuto più valido alla scienza è la prevenzione che ognuno di noi dovrebbe sentire come un categorico ed imprescindibile imperativo». Renato Rizzo