La finanza pubblica è ingovernabile duro richiamo della Corte dei Conti

La finanza pubblica è ingovernabile duro richiamo della Corte dei Conti Il deficit miniPiita. la «politica di sopravvivenza» non basta più La finanza pubblica è ingovernabile duro richiamo della Corte dei Conti Nell'81 i residui passivi hanno raggiunto i 67.941 miliardi (20.797 in più dell'80) - La leva fiscale non serve, il risanamento va attuato mettendo sotto rigido controllo la spesa ROMA — II risanamento dei conti dello Slato non può più avvenire agendo sulla leva fiscale, ma deve essere operato «riconducendo ad un quadro unitario di riferimento l'intero debito pubblico»e «riformando la legislazione di spesa nel pieno rispetto degli obblighi di copertura». Questo l'ammonimento venuto ieri dalle sezioni riunite della Corte dei Conti, convocate per l'esame del rendimento generaledelio Stato per lo scorso esercizio. Venuta a cadere in un momento particolarmente delicato per l'assestamento del bilancio pubblico per il corrente anno, con il rilevante sfondamento del deficit originariamente previsto in SO mila miliardi, l'udienza della Corte dei Conti rum ha mancato di porre in luce le distorsioni presenti nel bilancio '81 (che si è chiuso con un disavanzo finanziario di SS mila 401 mi¬ liardi) e confermate ancìie per quest'anno, dai conti dello Stato. Il rendiconto è stato approvato a eccezione di alcune voci di entrate e di spesa. La cerimonia si è svolta dinanzi alle sezioni unite dell'istituto, presenti i ministri Andreatta (Tesoro), Formica (Finanze), Abis (coordinamen topoli tiene comunitarie). L'alto consesso è stato presieduto dal presidente della Corte, Silvio Pirrami Travcrsari. Il procuratore generale ha riconosciuto al governo un'azione «tenacemente e responsabilmente diretta» a contenere il deficit di bilancio e ad abbassare /Indice di svalutazione della moneta. Ma «le difficoltose compatibilità con gli altri obiettivi perseguiti — ha osservato — specie con quelli connessi ai provvedimenti antirecessivi e agli impegni nascenti dalle intraprese riforme (ad esempio quella sanitaria), hanno iatto si che 1 risultati conseguiti non abbiano potuto consolidarsi e che, anzi, nell'anno Ih corso, siano stati in parte rimessi in discussione». Una pesante ipoteca sul bilancio statale deriva poi dall'incontrollato progresso del residui passivi: «A fine esercizio '81 — ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti, Domenico Ferranti — 1 residui passivi hanno raggiunto I 67 mila 941 miliardi,, 20 mila 798 in più rispetto a fine '80, con un incremento del 44 per cento, superiore al 30 per cento registrato nell'80». «La situazione dei residui — ha ammonito Ferranti — indica che l'ambito del cosiddetto "bilancio trascinato" si allarga sempre più», con evidenti difficoltà a ricondurre sotto controllo le voci di spesa. Nella sua requisitoria Domenico Ferranti ha poi rivolto un invito alle forze politiche a non introdurre modifiche al sistema pensionistico (attuaimente all'esame del Parlai mento) che appesantiscand ulteriormente il bilancio statale. «Al personale In quiescenza — ha detto Ferranti — va già il 3,6 per cento delle spese complessive dello Stato, con un incremento nel corso dell'81 del 24.4 per cento: occorre quindi evitare che l'introduzione di nuovi meccanisml porti all'assunzione di maggiori spese che graverebbero comunque sulla collettività, come pure occorre evitare che si provochino o Incentt vino anticipati collegamenti t riposo». L'esigenza che il governo abbandoni una politica d!) «mera sopravvivenza», per dare invece corpo a «coraggio!* si provvedimenti di ristruttu razione del bilancio pubblico: scaturisce — a giudizio della Corte dei Conti — dalia stesso dinamica del carico fiscale; che colpisce sempre più il lavoro dipendente, mentre consente il permanere di ampie aree di evasione. «Lo scorso anno — ha detto Ferranti—le entrate tributarle hanno segnato un aumento ancora rilevante (più 25 per cento), sebbene inferiori a quanto riscontrato nell'80 (37.9 per cento)». «Tuttavia — ha aggiunto Ferranti—ad un aumento del 31.2 per cento delle imposte sul patrimonio e sul reddito, ha fatto riscontro una crescita solo del 20,9 per cento delle tasse e imposte sugli affari, e dell'8,4 per cento delle Imposte sulla produzione sul consumi e dogane». •Sull'andamento di tali entrate tributarle—ha concluso Ferranti—ha influito il persistere dell'evasione fiscale». | Valutazione analoga si ritrova nella relazione tenuta dal consigliere Vittorio Guccione, che ha osservato l'opportunità di giungere ad «una rimeditazione delle scelte di fondo della riforma tribù tarla e ad un effettivo recupexo dell'evasione, con il superamento delle connesse e ancora notevoli difficoltà organi* zative».

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