La Nuovo Pignone può perdere un contratto di 900 miliardi

La Nuovo Pignone può perdere un contratto di 900 miliardi Forse già stasera Spadolini si occuperà del problema La Nuovo Pignone può perdere un contratto di 900 miliardi ROMA — Il governo dovrà "j tornare ad occuparsi quanto prima del gasdotto sovietico. Il problema potrebbe già essere discusso questa sera a Palazzo Chigi nel corso della riunione interministeriale dedicata alla spesa pubblica. L'urgenza si spiega con il fatto che le decisioni del presidente americano Reagan rimettono soprattutto in discussione il contratto che la Nuovo Pignone ha sottoscritto con Mosca per la partecipazione alla costruzione del gasdotto che dalla Siberia dovrà portare gas all'Europa Occidentale. Le ditte italiane interessate alla costruzione del gasdotto sono infatti due: la Italsider per la fornitura di 150 mila tubi l'anno per il trasporto del gas con un ricavo corrispondente previsto di circa 130 miliardi; la Nuovo Pignone (gruppo Eni) che, prima ancora della crisi polacca, ha chiù so un contratto per la fornitu ra di 19 stazioni di pompaggio al costo di circa 700 milioni di dollari. Se per la Finsider non si prevedono difficoltà, nelle turbine invece che la Nuovo Pignone vuol vendere ai sovietici c'è tecnologia acquistata dalla Oeneral Electric. Ora, con l'embargo di Reagan, queste forniture dovrebbero esse re sospese. Toccherà quindi al governo italiano, così almeno si sostiene alla Nuovo Pignone, dare disposizioni circa il rispetto o il congelamento delcontratto. Una decisione che deve essere presa al piti presto, per non provocare spiacevoli equivoci. Ma c'è un altro problema, ancora più importante, relativo ai rifornimenti di gas L'embargo Usa ritarderà comunque di due o tre anni la costruzione del gasdotto siberiano. Di conseguenza, le eventuali forniture da quel versante slitteranno di almeno 3 anni. Al contrario, il pia J no energetico nazionale pre vede, da qui al 1990, un cospicuo incremento degli acquisti di gas naturale (dagli attuali 28 miliardi di metri cubi a 43-45 miliardi) per la copertura dei fabbisogni energetici del nostro Paese. Questi maggiori acquisti dovrebbero proprio venire dall'Algeria e dall'Unione Sovietica. Il guaio è che tutte e due i contratti sono in alto mare, con la differenza però che i rifornimenti algerini potrebbero anche essere immediati. E' probabile perciò che questa nuova situazione induca il go- verno ad accelerare le trattative con Algeri. Il ministro del commercio Capria è stato in Algeria nei giorni scorsi; poi è stata la volta del ministro Colombo. Il problema è il prezzo, ma l'accordo non sembra tanto lontano anche in considerazione dell'andamento a noi favorevole dell'interscambio italo-algerino. e. p.

Persone citate: Capria, Reagan, Spadolini

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Europa, Mosca, Pignone, Roma, Siberia, Unione Sovietica, Usa