Mosca parla di «ricatto politico» di Fabio Galvano

Mosca parla di «ricatto politico» I lavori vanno però a rilento, i tempi previsti sono già slittati al 1984 Mosca parla di «ricatto politico» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'Urss accusa il colpo che l'ampliamento delle sornioni americane ha in/erto al gasdotto siberiano. Afa, in attesa che si concluda la missione europea del suo ministro per il gas Vasili) Dinkov, evita i bassi fondali delle valutazioni tecniche e preferisce far lanciare dai suoi mass-media denunce di carattere politico: «Un altro passo per acuire la tensione internazionale e distruggere una collaborazione reciprocamente vantaggiosa fra Est e Ovest», dichiara la Tass. «Un tentativo di dare nuova vita alla guerra fredda», aggiunge la rivista «Vita Internazionale». Ancora la Tass: «Un modo per trasformare normali transazioni commerciali in un'arma di ricatto politico». Né Mosca potrebbe oggi assumere un atteggiamento diverso: sul piano strettamente tecnico, infatti, i problemi che si presentano alla costruzione del gasdotto Urengoj-Uzhgorod (4462 chilometri di tubi larghi 142 centimetri, con 41 stazioni di compressione per mantenere il gas a 75 atmosfere! appaiono invalicabili nei tempi stretti finora previsti. Sarà pronto entro il 1983, con un anno d'anticipo sul previsto, ripetevano nelle scorse settimane ministri e tecnici come a voler esorcizzare la minaccia di Washington; ora la data originale — fine 1984 appare come un obiettivo di prestigio. .. . 1 primi cantieri sono stati aperti già l'Inverno scorso; da due mesi si lavora a ritmo serrato in numerosi tratti dell'immenso tracciato; il mese scorso sono stati definiti e approvati i progetti conclusivi anche.per le parti piU impegnative del lungo serpente d'acciaio; all'istituto di progettazione per i gasdotti, a Donetsk, si stanno ultimando gli studi relativi alle stazioni di compressione. «Entro la fi¬ ne dell'anno prossimo potranno svolgersi i primi collaudi», dichiarava un mese fa il viceministro del gas Nikolaj Osipov. Ma forse i sovietici erano davvero convinti che' l'industria europea e giapponese avrebbe fornito ciò che gli Usa negavano. «L'Unione sovietica dispone di tutti i macchinari e di tutti gli impianti per costruire da sola 11 gasdotto — aveva dichiarato lo stesso Osipov — L'equipaggiamento acquistato in Occidente serve unicamente ad accelerare i tempi». C'è il problema delle posatubi che la Caterpillar non fornirà più (ne aveva tuttavia consegnate già 900 nel 1981, prima delle sanzioni del 29 dicembre) e che l'industria sovietica, a quanto affermano esperti occidentali, non è in grado di produrre con la necessaria celerità: il viceministro delle costruzioni petrolifere, Jurij Batalin. ha affermato pochi giorni fa che cento posatubi sovietiche «non inferiori a quelle americane» sono state prodotte l'anno scorso, e che altre 1700 saranno prodotte entro il 1985. Troppo tardi per questo gasdotto, se si intende davvero rispettare il calendario. Tutto questo si affianca ad altri problemi, forse imprevisti, estranei alla questione delle forniture occidentali. La Pravda, che all'inizio di maggio aveva rivelato la mancanza di «taluni sofisticati macchinari» (a tutt'oggi l'unica ammissione di una dipendenza tecnologica dall'Occidente), ha affermato all'inizio di giugno che ci sono gravi ritardi anche nella perforazione del pozzi di Urengo) (soltanto 93, dei quali 61 in funzione, contro i 123 previsti dal -piano» perii 1981) e nella costruzione dei gasdotti di raccolta (52 chilometri anziché 137) e delle stazioni di smistamento (16 e non 33). Quello di Reagan none l'unico-no». Fabio Galvano

Persone citate: Jurij Batalin, Nikolaj Osipov, Reagan

Luoghi citati: Mosca, Unione, Urss, Usa, Washington