Londra accusa il governo argentino Ritarda il rimpatrio dei prigionieri di Mario Ciriello

Londra accusa il governo argentino Ritarda il rimpatrio dei prigionieri Dalle isole notizie di ribellione tra i soldati di Buenos Aires Londra accusa il governo argentino Ritarda il rimpatrio dei prigionieri DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — 10.660: tanti sembrano essere i prigionieri sulle Falkland, una cifra che non dovrebbe più variare di molto. L'ha annunciato, al Comuni, Margarcth Thatcher. la qualeha aggiunto che 5000, 7000 forse, potrebbero partire subito per l'Argentina. Purtroppo, Buenos Aires tace. La giunta, lacerata da conflitti sempre più drammatici, non risponde alle richieste, britanniche di una garanzia di pacej Londra vuole un documento che confermi la cessazione delle ostilità in tutto l'Atlantico del Sud, documento senza il quale la task force non può inviare le proprie navi verso 1 porti argen tini, E' un silenzio che riceve parole brucianti di condanna. Il ministro degli Esteri Francis Pym ha detto alla televisione : «E' una condotta mofusfi/icabile. Per la prima volta, si assiste allo spettacolo di un governo efie non mostra nessuna fretta di riavere i suoi soldati, di accogliere coloro che hanno combattuto le sue battaglie». Allo stesso tempo, tutti capiscono e sanno che la giunta è spaccata e che il ritorno di 10.000 reduci potrebbe rendere ancora più esplosiva una situazione dove passioni e interessi si scontrano in un crescendo sempre più minaccioso. Che cosa farà allora l'Inghilterra? Cercherà presto la collaborazione di altri Paesi o della Croce Rossa. Quasi 5000 prigionieri sono già imbarcati sul transatlantico Canberra e altri stanno imbarcandosi su altre navi. Un ufficiale inglese a Stanley ha riassunto brillantemente la crisi con l'espressione «ali dressed up and nowhere to oo», una metafora assai comune che descrive chi vestitosi a festa non ha alcun posto dove andare. Anche ani messo che Uruguay o Brasile accettino questi prigionieri, lo faranno soltanto se saranno sicuri che potranno conse gnarli immediatamente agli argentini. Secondo le fonti britanniche, almeno 7-8000 uomini devono lasciare al più presto Stanley, dove mancano le attrezzature per ospitarli. Le condizioni del prigionieri non sono drammatiche, ovviamente non sono buone e suscitano preoccupazioni crescenti. « Già è difficile provvedere alle necessità di migliaia soldati inglesi e dei civili — scrivono i giornalisti a Stanley — s'immagini quale onere rappresenti ■ la. presenza di questo esercito sconfitto». C'è anche il. problema dell'ordine. Centinaia di prigionieri odiano gli ufficiali e sottufficiali, che considerano re sponsabill del dramma: e liti violente sono esplose fra gli ufficiali stessi. Altri argentini cominciano a protestare per il freddo e l'attesa. I comandi hanno dovuto rafforzare con paracadutisti o fanti gli insufficienti drappelli di polizia militare. Ieri, alcuni prigionieri ar gentini avrebbero inscenato una rivolta per le strade di Port Stanley: durante la manifestazione avrebbero preso fuoco due edifici. Le distruzioni a Stanley città non sono gravi (benché manchino acqua ed elettricità): soltanto la zona dell'aeroporto, martellata per settimane dal cielo e dal mare, è un deserto lunare. Le testimonianze degli abitanti, gente flemmatica, senza retorica, non attribuiscono alla guarnigione argentina colpe eccessive. «Un'occupazione assai pesante, ma non crudele». Soltanto verso là fine, la si' Luazìone si è fatta tesa, con innumerevoli episodi di sac cheggio e di vandalismo, con gruppi di soldati che sparava no «per divertimento» contro le case. Des King, il padrone dell'albergo locale, l'Upland Goose Hotel, sognato da tutti 1 giornalisti durante i 21 giorni di marce nel fango, ha detto: «Be' ora è finita, e speriamo che gli argentini abbiano capito che qui vivono soltanto britannici, da 150 anni». Mario Ciriello

Persone citate: Francis Pym, Thatcher

Luoghi citati: Argentina, Brasile, Buenos Aires, Canberra, Inghilterra, Londra, Uruguay