Guerre senza faccia di Lietta Tornabuoni

Guerre senza faccia Persone di Lietta Tornabuoni Guerre senza faccia Due guerre nel mondo, e nessuna immagine: è molto strano. Dei conflitti che abbiamo seguito e seguiamo ogni giorno alla Tv, con ansia oppure con distrazione, nell'età dei media non resta alcuna immagine eloquente ed esemplare, alcuna memoria visiva, niente che sia neppure lontanamente paragonabile alle storiche, terribili, indimenticabili fotografie della guerra di Spagna, della seconda guerra mondiale, della guerra del Vietnam. Sarà magari per opposti molivi. Per l'informazione visuale, il conflitto delle Falkland potrebbe non essere mai avvenuto: difficoltà logistiche e censure rigide hanno consentito soltanto immagini insensate di panorami desolati, modeste esercitazioni militari, soldati in atto di scendere o salire da camion e navi, lontani scoppi insignificanti. Per l'informazione visuale, il conflitto del Libano è come se non avesse mai avuto un inizio: di 11 arrivano e si ripetono da anni sempre identiche immagini di orrore profondo, corpi straziati, cadaveri abbandonati nelle vie, città di macerie, bambini soli e donne piangenti, persone che scappano di corsa schivando i colpi o che di colpo vengono abbattute. Il nulla e il troppo, carenza e persistenza, cancellazione e ripetizione sembrano comporre l'uguale assenza d'immagine delle guerre contemporanee senza faccia. Domina Nuova tendenza nel romanzo popolare americano, p almeno qualcosa che quasi non si leggeva più dagli Anni Trenta: le grandi storie che raccontano una carriera femminile, e non nello spettacolo o nel giornalismo, ma nell'industria, nelle megaimprese commerciali, nella finanza. Sono saghe interessantissime, complete di tutto. Modesti inizi dalla gavetta, acquisizione di esperienza, battaglia contro il pregiudizio maschile che blocca le donne quando stanno per arrivare al vero potere, trame azien-dali con ricorso all'intercettazione telefonica e al furto con scasso di documenti e alla calunnia e alla seduzione di alti dirigenti. Guerre difensive contro rivali (sempre altre donne), offensive generazionali. Anche mortificazioni, umiliazioni. Conflitti sentimentali con amanti o mariti imbelli e figli ribelli che non comprendono l'ambizione della protagonista, che si sentono irrilevanti e ignorati; fatiche inumane per essere o restare, nonostante tutto, bellissime, magrissime, elegantissime, brillantissime, molto seducenti e molto energiche insieme. Momentanei cedimenti: all'alcol, al duo anfeiamine-sonniferi, alla cocaina, allo scoraggiamento, al cibo o alla promiscuità, che sono in questi romanzi i fantasmi del fallimento. Dilemmi: lui mi amerà per il mio potere o per me stessa? sarà meglio adottare la monotona eleganza industriale dell'abito scuro, o vestirsi alla moda come se niente fosse? Le protagoniste di questi besi-sellers (per esempio: Domina di Anne Tolstoi Wallach, Scrupoli di Judith Kranz e anche Roilover, il film di Jane Fonda eh»} appartiene all'identico genere) sono sempre superbrave, su- perfurbe, superequilibratc, superinfaticabili, superbelle, supertutto. Ottengono alla fine, sempre, il meritalo trionfo, accompagnato dall'inevitabile solitudine dei padroni; nuovi Libri dei Sogni, dedicati anche a quelle che hanno di nuovo sostituito il carrierismo al femminismo o al socialismo, molto più appassionanti e contemporanei dei soliti romanzi d'amore, vendono centinaia di migliaia di copie. Centotlantamila copie in tre edizioni, secondo la casa editrice, ha venduto anche la prima versione italiana del romanzo di carriera femminile. Firmato con l'aristocratico pseudonimo Sveva Casati Modignani, scritto in coppia dai coniugi Cantarelli, segue lo schema americano nel raccontare l'ascesa di una donna alla padronanza d'una grande impresa edilizia e immobiliare, ed è intitolato Anna dagli occhi verdi. Si ispira infatti direttamente alla biografia dell'industriale milanese Anna Bonomi Boichini, ma di pasticci con Calvi e la P2, gioielli a garanzia di prestiti, abbandono della direzione aziendale, spari zione dalla scena, non si parla affatto: il romanzo ha un trionfale lieto fine, naturalmente. Cameriere Di notte in automobile sulle vie del Monferrato con un giudice del tribunale di Torino e i tre poliziotti senza divisa che lo scortano. Qual cosa di pesante batte e ribatte contro una scarpa, tastando sul pavimento della mac china si scopre un mitra «Non si preoccupi, è la mia arma, tenerla lì dietro è più comodoo, dice l'agente che siede davanti. Vero: anche per l'eventuale aggressore, assai più comodo. Al magistrato, che l'ha interrogato a ♦ungo molte volte, si può chièdere di Patrizio Peci. E' una testa politica, un capo? «Al massimo un militare, un operativo. Sa, faceva il carne nere*. Uno intelligente consapevole, uno lucido? Il giudice pare scettico, oppure snob: «Uncameriere*.

Persone citate: Anna Bonomi, Anne Tolstoi Wallach, Jane Fonda, Judith Kranz, Patrizio Peci

Luoghi citati: Libano, Spagna, Torino, Vietnam