La parola al papà di Mazinga di Vittorio Zucconi

La parola al papà di Mazinga INTERVISTA COL GIAPPONE: L'INVASORE DELLA FANTASIA INFANTILE La parola al papà di Mazinga Go Nagai, il pifferaio magico delle nuovissime generazioni, è nato nei giorni della bomba di Hiroshima - «Anche nel mio Paese accusano i miei cartoni di violenza: ma non c'è violenza anche nella vita reale, quotidiana, degli adulti?» - «I terroristi non sono figli di Goldrake» - «Disney cerca di farci concorrenza» - Sta per arrivare in Italia Arale, una nuova bambina-robot DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Le mani sono piccole, morbide, senza una grinza, come le manine delle geishe cantate dal poeti giapponesi sporcaccioni. Lo sguardo è timido, spesso abbassato, quasi sempre nascosto o dagli occhiali scuri o'dal ciuffo nerisslmo che gli copre la testa spesso e folto come una parrucca da poco. Ha 37 anni, ma ne dimostra, come tanti giapponesi, forse 15. Piccolino, rotondo, con una enorme portaerei americana (la Midway, dal nome della battaglia che rovesciò le sorti della guerra nel Pacifico) stampata sul davanti della maglietta, quasi più grande di lui. Lo guardo e lo riguardo, e forse nei miei occhi di padre frustrato c'è un tocco di aggressività che lo spaventa e si appallottola ancor di più sulla poltrona, come volesse autocancellarsi. Questo è il papa di Goldrake, di Masinga, di Jeeg Robot, degli stramaledetti frullini spaziali ipertrofici che volano sicuri nel tempo e nella fantasia dei nostri bambini, occupandoli. Lo sa che a Vermicino, un posto lontanissimo dal Giappone, un bambino è morto sepolto vivo aspettando fiducioso che il suo Mazinga arrivasse a salvarlo? Dovevo dirglielo, ma mi pento subito. Agita le manine da geisha, scuote il gran ciuffo, e poi nasconde la faccia mormorando: -Che tristezza, che tristezza. Posso dire a lei e agli italiani che mi dispiace enormemente, che mi sento colpevole. Come avrei potuto immaginare, sapere Guardi, signor Mazinga padre, lasci stare. Ha ragione lui: come poteva sapere. E' il Barnum Italiano, non certo il suo robot, il colpevole. La piccola catarsi reciproca è finita e cosi possiamo parlare più sereni. In fondo, dietro il nostro rancore di genitori, di nonni, di zìi costretti a spendere soldi, rabbia e inutili prediche per limitare l'invasione della fantasia infantile c'è, inconfessabile, il senso di un'ammlrata sconfitta. Si chiama Go Nagai, il nostro avversario, e la sua matita sta alla cartconlstlca giapponese come la Donneilo Olgiata sta al purosangue: dal suo centro di produzione sono usciti i Nearco, i Tenerani. i Ribot che hanno galoppato nei cieli delle televisioni di mezzo mondo. dall'Indonesia alla Francia, dalle Filippine all'Italia. Parliamo dunque di Ufo in questa terza tappa della nostra «Intervista col Giappone», visto che per milioni di uomini e donne, domani le immaginiricordo dell'infanzia saranno queste, non D'Artagnan e Zane Grey, e neppure Tex Willer o Mandrake. Dunque sarebbe lei, caro signor Nagai, il padrone della fantasia infantile, 11 pifferaio magico delle nuovissime generazioni, lei nato nel giorni della bomba di Hiro¬ shima, proprio in Giappone. Forse per questo c'è tanta esplosione di violenza nei suol disegni e nelle sue storie? « Violenza? Sì lo so che molti, anche qui in Giappone mi accusano. Ma io domando: forse che nel mondo di quegli adulti che si arrabbiano tanto non c'è violenza? Forse che se noi cartoonist raccontassimo ai bambini il mondo degli adulti com'è davvero senza pudori, dipingeremmo scene di pace, di serenità, di amicizia? Io credo che ci sia tanta ipocrisia in chi si preoccupa della violenza fantastica dei cartoni e non della violenza reale, quotidiana nella propria vita di adulto che i bambini vedono benissimo-. Ma questo è un buon motivo per offrire altre dosi di brutalità a bambini piccolissimi? Che cosa diventeranno, da grandi, dopo esser cresciuti nel' clangore delle «alabarde spaziali» che segano In due gli avversari? «Mi scusi se rispondo ancora con una domanda. Ma mi vuol dire che cosa è accaduto ai bambini di ieri cresciuti senza i miei robot? Forse che i terroristi giapponesi che hanno compiuto il massacro all'aeroporto di Tel Aviv, o i terroristi italiani sono figli di Goldrake e Mazinga?-. E allora quale morale indiretta dovrebbero trarre coloro che bevono, assorbono ogni giorno, le immagini che lei trasmette dal Giappone? « Voglio che i bambini capiscano, in forma colorata, fantascientifica, ma per loro chiarissima, che il mondo in cui cresceranno è un mondo difficile, dove per difendere le cose giuste, voi direste il bene, si deve anche saper lottare quando è necessario-. Lei ha figli? 'Sto per averne-. Benissimo, ne riparleremo fra 3 o 4 anni. Nei suol cartoni non sono gli uomini che combattono, ma I «robot.. Dunque le macchine, la scienza o I suol grandi sacerdoti sono quelli che salvano il mondo dalle trame del «cattivi». Questo è davvero educativo? -No, è falso. 1 suoi figli per venire in Giappone hanno dovuto salire su una macchina volante. Lei per venire qui da me ha dovuto ricorrere a un'altra macchina. I bambini crescono in un mondo di macchine, e il robot spaziale è un attrezzo, sia pure gigantesco, formidabile, per combattere la stessa battaglia che i Samurai combattevano con la sciabola, o i vostri eroi con la spada e il fucile. Pensi che l'idea di Mazinga mi venne proprio guardando le automobili-. Insomma il fatto che ci sia un uomo o una donna come elemento decisivo dentro I suol robot è la grazia, il soffio divino che salva? ' « Certo. La macchina è neutra. Non vince e non perde da sola. Anzi, nei primi cartoons che avevo disegnato, i super robot potevano divenire indifferentemente buoni o cattivi, ma assumevano le intenzioni, le caratteristiche morali di chi li manovrava. In fondo come un aereo, che può indifferentemente sganciare la bomba H o portare medicinali a una popolazione isolata. Poi le esigenze di supersemplificazione televisiva hanno portato alla distinzione rigida fra robot sempre cattivi e robot sempre buoni. Ma è rimasto, ed è chiarissimo, il concetto che il fattore determinante nella vittoria contro gli invasori sono le qualità delle persone che pilotano e manovrano gli Ufo-. Persone che hanno sempre la faccia occidentale, gli occhi rotondi, da «galjn», da straniero, eppure intervengono a salvare il povero Giappone minacciato dagli ultraterrestri. Come mai? -Se lei guarda uno dei miei cartoni, vedrà che spesso coloro che pilotano i robot sono venuti da altri pianeti. Quindi per dare l'idea del diverso, ma senza renderlo troppo strano e quindi rendere impossibile l'identificazione col personaggio, ho scelto le caratteristiche fisiche dell'europeo. Cosi i bambini che lo vedono, in Giappone, pensano automaticamente: è uno straniero, ma anche: è un uòmo-. Si, ma perché attaccano sempre il povero Giappone? E' ancora la sindrome della bomba atomica? -Ma perché il cartone è disegnato in Giappone, tutto qui. Comunque, il significato non è affatto "nazionale" e lo dimostra il suo successo internazionale, presso bambini che magari nemmeno sanno dove è il Giappone-. Forse 11 senso di violenza, di asprezza che trasuda dai suoi «figli» nasce dalla rigidezza, cioè dalla povertà dell'animazione, rispetto ai movimenti fluidi e corposi che Disney sapeva imprimere al propri personaggi? Li imprimeva a colpi di 10-15 disegni al secondo e costi che hanno progressivamente impedito a Disney di produrre. Noi usiamo 4-5 disegni al secondo per muovere i nostri robot, un terzo di Disney, e i nostri costi nonostante questo stanno salendo. E' un problema-. A proposito di economia: Mazinga e Goldrake'l'hanno reso ricco? -Diciamo che hanno cambiato la mia vita». Di quanto? «Di tanto-. Ho capito: deve essere più facile abbattere Mazinga che far dire a un giapponese quanto guadagna. Ma parlando di costi, non si sta av- ' vicinando l'era del «robot che disegna il robot», cioè dell'animazione computerizzata? -Sappiamo che Disney sta cercando di farlo, e alcune sue produzioni sono al 50 per cento divise fra tecnica tradizionale e computer. Ma qui in Giappone ancora non ci interessa molto. Innanzitutto non abbiamo bisogno di ridurre i costi disperatamente come Disney, proprio per la tecnica piii semplice di animazione che loro non si possono permettere di adottare per non intaccare l'immagine tradizionale del prodotto. Ma soprattutto perché il computer è ancora assai limitato, può fare IHnchiostratura e la coloritura delle tavole, ma l'animazione, un semplice movimento del braccio come questo (si porta la mano alla bocca e poi la abbassa) è fuori della portata degli attuali calcolatori. Non appena i costi degli investimenti iniziali e le capacità del computer da disegno saranno divenuti più interessanti, stia certo che noi giapponesi adotteremo le nuove tecniche-. Non ne dubito. Ma col mi¬ liardi che state facendo, non dovrebbe essere comunque proUéma di costi. Mi consenta di correggerla- Interviene molto urbanamente un signore che ha seguito la nostra conversazione con aria di chioccia. E' il responsabile del settore internazionale alla «Toel Dooga», la casa che acquista e distribuisce tutti i cartoni del nostro signor Nagai e molti altri. -Miliardi sì, se ci pagassero. Non mi faccia pensare all'Italia: in mezzo a qualche gruppo serio, come la Rai, o le maggiori reti private, come Italia Uno, Canale Cinque, Retequattro, ci sono decine digangsters-. In che senso? «Nei senso che o non pagano, o aggirano tutte le norme internazionali sui diritti d'autore, i contratti sul numero di trasmissioni, tutto. Ho anche imparato un modo di dire nei miei viaggi in Italia: "Checasino". Cosa vuol dire?-. Vuol dire che Mazinga ha trovato pane per I suoi dentoni possenti, in Italia. Ma dov'è che vi rubano i soldi? -Dappertutto, e specialmente nel merchandising, cioè nella fabbricazione e vendita di prodotti ispirati ai nostri personaggi, pupazzetti, magliette eccetera. Pensi che in Giappone ormai il 50-60 per cento del ricavato viene appunto non dal diritti televisivi ma dalle mercanzie. E in Italia, invece Abbia pazienza, ma in Italia, dove fanno i «Cartier» e il «whisky» falso, vuole che non copino I «robot» giapponesi senza pagare le «royalties»? -Appunto, gangsters-. Pero con grande fiuto, lo riconosca. •Fiuto? I distributori italiani hanno impiegato anni a capire il potenziale successo dei nostri cartoni. Prima di loro sono arrivati i francesi di Antenne Deux. E poi per convincere gli italiani abbiamo dovuto offrire il primo Gren- dlzer, ribattezzato da voi Goldrake, a 800 dollari per la mezz'ora (all'epoca, 1977. circa 650 mila lire) mentre i francesi l'avevano comprato per il doppio e alla tv giapponese lo- vendevamo per 3500 dollari. Certo, dopo il successo di Grendizer-Goldrake. è cominciata la corsa». _ E che cosa gli vendete? Anche quei nuovi «cartoonscommedia» («sono il nuovo trend» dice) scollacciati con sederi e seni al vento se non addirittura il prìncipe Gay e il robot-comico che la fa in testa agli altri (voglio dire proprio la cacca, abbiate pazienza) come si vedono ora alla tv giapponese? -Anche quelli». Ho capito. Come è successo con Mickey Mouse rispetto a Goldrake, finiremo per rimpiangere gli Ufo Robot e la loro sana, pulita, non scatologica violenza. C'è una nuova bambina-robot, imperfetta, dispettosa e — secondo loro simpaticissima — che sta trionfando qui e sta per arrivare in Italia. Si chiama Arale e, per confondere I nemici e fare trionfare il bene, defeca sulla testa degli avversari. -E' il programma più seguito- dice l'uomo della «Toei Dooga» che naturalmente produce anche «Arale». Da quanti? « Ventuno milionidi spettatori-. In un angolo, appallottolato sulla poltrona, il padre di Mazinga ci ha ascoltato in silenzio. Rispetto alle ultime cose che ho veduto qui alla tv, ormai quest'uomo e le sue creature mi sembrano don Giovanni Bosco e i suoi oratori. Mio caro signor Negai, che cosa direbbe alle madri italiane in lotta con Mazinga. se le incontrasse? Si srotola, sorride, lascia volare qualche secondo le manine che teneva riposte in grembo. «Dfrei loro di non lottare. Meglio averlo alleato che avversario, il mio robot». Vittorio Zucconi Mazinga, robot spaziale, disegnato da Go Nagai