Francia, la sinistra alla prova di Bernardo Valli

Francia, la sinistra alla prova SI PREANNUNCIA DIFFICILE LA SVOLTA ECONOMICA PER li. GOVERNO DI MITTERRAND Francia, la sinistra alla prova DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — La grande prova er la sinistra francese comincia tredici mesi dopo la conquista democratica del potere, con la brusca svolta economica promossa per vincere la battala della seconda svalutazione. La prima era stata perduta otto mesi or sono, nell'ottobre scorso, quando il riaggiustamento del franco non era stato seguito da un'azione di supporlo anti-inflazionistico. Il governo non se l'era sentita allora di imporre rigore e austerità, perché contrari ai suoi principii e comunque in contrasto con il programma mitterrandiano che si poneva come obiettivo principale la lotta contro la disoccupazione, attraverso un rilancio della domanda e degli investimenti. Giù di per sé quella prima svalutazione del settennio rappresentava un'umiliazione per i socialisti. Appesantirla con provvedimenti destinati a bloccare prezzi e salari sembrò im- pensabile nell'autunno. Adesso il paese paga quel ritegno, che l'opposizione moderata chiamò «grave incoscienza». Con l'annuncio del blocco dei redditi e dei prezzi, il primo ministro Mauroy ha ricv nosciuto implicitamente, domenica mattina, la profondità della crisi, anche se si è prodigato nello spiegare che il governo non cambia rotta ma si adegua semplicemente al terreno, cioè alla situazione internazionale. Davanti ai congressisti della Cgt (la Cgl francese, dominata dai comunisti) egli ha ricevuto applausi quando ha parlato del blocco dei prezzi, ma quando è arrivato a quello dei salari è stato sommerso dai fischi. A Lilla, città d«l Nord operaio, dove si tiene il congresso della Cgt, il primo ministro ha tastato subito il polso del più grande sindacato di Francia. La visita non 1 ha del tutto rassicurato. Il nuovo leader della Cgt, Henri Krasucki, ha respinto l'idea di «un'austerità di sinistra» e ha chiesto che il rigore venga applicato «ai profittatori di ieri». Ma non ha attaccato il governo. Non è stato negativo, come non lo è stato il suo partito (il pcf), il quale sta dando prova di una grande moderazione. 1 nutriti fischi riservati dalla base del congresso a Mauroy hanno tuttavia rivelato gli umori prevalenti nelle fabbriche. Di quegli umori dovranno tener conto i sindacati, che giovedì discuteranno col governo il blocco dei redditi. La Cfdt (sindacato di orìgine cristiana) sembra ancor più disponibile della Cgt ad accettare la svolta «se essa non intacca il potere d'acquisto delle retribuzioni più basse». E poiché il governo intende aumentare del 3,42 per cento lo «smio (salario mini' mo garantito) non ci dovrebbe ro essere problemi. Manca però la verìfica della base. 1! governo ha bisogno del consenso dei sindacati per applicare il blocco. La legge dell'I i febbraio 1950 proibisce ai poteri pubblici di fissare l'evoluzione dei salari. I contratti di categorìa e d'azienda sono legge: nulla impedisce ai sindacati di ancorarsi ad esèmpio a quelli firmati di recente alla Renault (2,5 per cento d'aumento a partire dai 1° agosto), alla Citroen (2,5 per cento dal 1° settembre) o nelle amministrazioni statali. Soltanto i rapporti privilegiati tra il governo di sinistra e i sindacati possono consentire l'applicazione indolore del congelamento dei salari per quattro mesi, fino al 31 ottobre. Altrimenti la maggioranza assoluta socialista in parlamento dovrebbe votare una nuova legge. Le misure d'austerità annunciate dal governo socialista non hanno precedenti nella recente storia economica di Francia.- Raymond Barre, l'ex primo ministro di Giscard, impose il blocco dei prezzi per tre mesi nel 1976, ma non osò estenderlo ai salari, si limitò a raccomandare ai datori di lavoro di contenerli. Questa voi-, ta i socialisti congelano per un quadrimestre anche alcuni redditi fondiari e i dividendi delle società. Quest'ultimo provvedimento dovrebbe controbilanciare il blocco dei salari, vuole essere un atto di giustizia sociale. Professionisti, piccoli e medi imprenditori hanno già espresso il loro malumore, protestando soprattutto per il congelamento dei prezzi. La confìndustria non si è ancora pronunciata. La prospettiva di poter frenare l'indicizzazione dei salari, dopo un'importante pausa di quattro mesi, non dovrebbe essere sgradita al «grand patronat» che nei prossimi giorni si riunirà a consiglio. In queste ore esso non sembra tuttavia condividere del tutto i severi giudizi della destra politica, che parla di «fallimento» della gestione socialista. Riferendosi alla svalutazione, il professor Barre ha parlalo di un «impoverimento» dei francesi, e Giscard d'Estaing di «un gesto improvvisa¬ to, che ha un sapore amaro per la Francia una settimana dopo il fastoso vertice di Versailles». Francois Mitterrand non ha aperto bocca, da quando il suo primo ministro ha annunciato le misure d'austerità. Il presidente si tiene al di sopra della mischia, assume un atteggia- mento distaccato. Egli non è ovviamente estraneo alla svolta, che senza la sua approvazione non sarebbe stata promossa. Ma si comporta ufficialmente come se la responsabilità gravasse sul primo ministro e anzitutto sul ministro delle Finanze Delors, che è il vero autore della nuova politica economica basata sul rigore. Le ultime parole pubbliche del presidente risalgono al 9 giugno, tre giorni prima della svolta, ed erano pacale, serene, come se non si fosse proprio per nulla alla vigilia del blocco dei prezzi e dei redditi, che invece era già stato probabilmente deciso, insieme alla svalutazione. Il presidente socialista considera probabilmente questi quattro mesi d'austerità come un semplice incidente di percorso, come una parentesi, prima di riprendere la politica prevista dal suo programma. Bernardo Valli

Persone citate: Barre, Delors, Francois Mitterrand, Giscard D'estaing, Henri Krasucki, Mauroy, Mitterrand Francia, Raymond Barre

Luoghi citati: Francia, Lilla, Parigi