Alle televisioni

Alle televisioni Il musical «Nine» su Fellini ha rilanciato il fenomeno e aperto un dibattito In Usa gl'Italiani tornano ad essere mafia e spaghetti per teatro e cinema NEW YORK — Quest'anno il titolo di miglior musical di Broadway è andato a Nine («Nove»), storia di un immaginarlo regista italiano. Guido Copplni, e delle sue 21 donne, madre, moglie e amanti. Grazie anche al titolo, nessuno spettatore ha mai avuto e avrà mai difficoltà a riconoscere nel protagonista Fedc! rico Fellini, e nella commedia la satira di Otto e messo. Gli appassionati dell'arte felliniana, inoltre, individuano facilmente le analogie con / vitelloni. Amarcord, Casanova c via di seguito. Che Nine meritasse il Tony, la statuetta dell'Oscar teatrale, è discutibile: ma, se non altro, il premio è giustificato da una certa vena dell'autore, del regista e degli attori. Fin qui tutto bene. Dove lo spettacolo riesce sgradito, almeno a chi vi si trova direttamente coinvolto, è nel trattamento riservato agli italiani. Nine raccoglie su di noi tutti i luoghi comuni: divoratori di spaghetti, amanti latini e [dunque mariti infedeli, leggermente infingardi e codardi, imbevuti di religione ma poco seri, mammoni, inaffidabili, un po' magliari. Quel che è peggio, ricama su questi concetti con piglio goliardico. Uno dei numeri più applauditi. Be italian, («sii italiano») canta dell'iniziazione sessuale del protagonista a nove anni, fuggito dalle suore, con una prostituta straripante. Su Nine a Broadway — dove Fellini non è sempre capito — circola la seguente battuta • Com'è?». •Messo punto più in su di otto e messo». Non è un complimento per il musical, ma non lo è neppure per uno dei nostri più apprezzati registi. Costituisce anzi la conferma di un grave anacronismo: la conservazione, in molti dei mass media e negli spettacoli (fortunatamente non tutti) del tradizionale giudizio negativo sugli Italiani. L'ultimo decennio ha visto un tremendo recupero della nostra etnia negli Stati Uniti. registi e gli attori più apprezzati di Hollywood, da Coppola a Scorsese, e da De Niro a Pacino, sono italo-americani. I principi della moda e di molte arti lo sono anch'essi. Su un livello più «serio», nel governo e nel Parlamento, non vi è stato mai tanto rispetto per l'Italia. Ma il substrato di irrisione e di sospetto non è scomparso dallo sfondo. L'etnia negli Stati Uniti è una cosa delicata. Dieci anni fa, il senatore Muskie dovette ritirare la propria candidatura alla presidenza per una gaffe sui polacchi, che sono poi la sua gente. Gli ebrei, riuniti in una lobby potentissima a Washington, non lasciano passare nulla che gli sembri offensivo nel loro confronti. L'accusa di discriminazione è egregiamente usata dai negri come arma di difesa. Sono solo gli Italiani, insieme con gli ultimi venuti, gli Ispano- americani, a trovarsi ancora esposti agli stereotipi del passato. Il cliché si perpetua: all'apice della crisi delle Falkland, un articolo del New York Times spiegò il comportamento irrazionale degli argentini in questo modo: in maggioranza sono di origine italiana, e dun: que non hanno pensieri chiari. La frequenza con cui i mass media, e specialmente il cinema, la televisione e il teatro rispolverano il mito, è irritante. L'italo-americano, nel mondo dello spettacolo, o è una macchietta o è un mafioso. La sua pronuncia, il suo manierismo, il suo aspetto sono sottolineati per fare ridere, in una società dominata ancora dal •wasps». i whlte anglosaxon protestants, geneticamente alti, magri, biondi e belli. Se non fanno ridere, gli italiani mettono paura, perché vuol dire che dietro c'è l'onorata società. La regola vale persino per le reclames radiofoniche e televisive. Uno sketch sulla pasta ebbe tanto successo da diventare uno slogan nazionale: mangia Salvatore, mangia. Gli accorgimenti di qualche decennio fa, quando Dino Martino doveva inglesizzare il nome in Dean Martin per fare fortuna, non sono più necessari a Hollywood. Ma gli Italo-americani di New York trovano necessario organizzare una conferenza per combattere se non il sottile disprezzo almeno l'indifferenza per la loro sensibilità. Il vicegovernatore dello Stato, Mario Cuomo, interviene per invitarli a unirsi e difendersi •come fanno gli altri gruppi etnici». Alla conferenza partecipano speakers della tv come Penza, autori di teatro come Fratti, autorità musicali. SI è vero, la raffigurazione degli italiani è infelice, bisogna fare qualcosa. S'incomincerà dalla pubblicità, che è quella che colpisce impresari e produttori nelle tasche. Occorre solidarietà: per gente che si impone, come lo scrittore Puzo, ci sono legioni che si scontrano col pregiudizio. Nine non sarebbe un brutto punto di partenza. e. c. Dean Martin si è americanizzato il nome per sfondare

Luoghi citati: Falkland, Hollywood, Italia, New York, Stati Uniti, Usa, Washington