La Romagna di Avati, fra musiche e matti

La Romagna di Avati, fra musiche e matti Debutta stasera sulla rete 1 «Dancing Paradise», una favola campagnola con jazz band e Cavina La Romagna di Avati, fra musiche e matti Con quel titolo Dancing Paradise e la collocazione sulla rete 1 al sabato (stasera la prima delle tre puntate), l'ultima fatica di Pupi Avati sembra una rivista televisiva. Ma non è una rivista, è un qualcosa che può essere chiamato — impropriamente: vedete che difficoltà per una definizione — film musicale dell'Emilia Romagna o fai'ola campagnola con jazz band. Lo spunto? Un ragazzo di provincia die poi diventa un giovanotto, ami un giovanottone (Gianni Cavina), ha un leggendario padre suonatore di balera, bislacco e dongiovanni, che da sempre ha abbandonato la moglie e la famiglia, e che ad ogni compleanno, di notte, col chiaro di luna, viene a trovarlo vestito di bianco e assieme a lui canta la fascinosa canzone Dancing Paradise, che è poi il suo nome di battaglia tra Forli, Forllmpopoli, Modena e Reggio Emilia. Ma col passare degli anni il padre sparisce del tutto e il figlio decide di andarlo a cercare per le ubertose pianure guidato da uno strano personaggio dal naso storto (Carlo Delle Piane), che sta tra il prestigiatore e l'angelo custode di seconda classe. Nel viaggio dei due compari, una sfilza di avventure e di incontri stravaganti, bizzarri, stralunati. Da tempo Avati si è ritagliato dalle memorie dell'adolescenza, dal mito di un'Emilia Romagna fantasiosa, sanguigna, sarcastica e soprattutto •matta», e da una costante propensione all'omaggio devoto nei confronti del supermaestro Fellini che con Rimlnt e dintorni non è poi tanto distante, un suo mondo nostalgico e umoristico dove il momento di creazione piii fe- lice nasce dalla fusione, su un piano surreale, di elementi contrastanti come i campi, le cascine, le vigne, i viottoli assolati, il solido ambiente emiliano profumato di salami e di lambnisco, e invenzioni che sanno di maghi e di fate, con figure che sembrano piroettare fuori da un sogno dopo un lauto pasto o dal racconto di un bevitore che le spara grosse. Cosi si incontrano comples¬ si di formose ragazze violiniste e vloloncelliste in candida tunica svolazzante, l'impresario che assume ladri per movimentare le sue balere, il tipo che seduto su un divano al bordo della strada fa di mestiere l'osservatore dei passanti, il marinaretto di setlant'anni ecc. ecc. Il pericolo per Avati è di scivolare nel sentimentalismo eccessivo o nel macchiettlsmo debordante. In questa prima puntata il sentimentalismo è molto contenuto, purtroppo il macchiettlsmo ha un rappresentante logorroico nel padrone squinternalo di un alberghetto che parla, parla, parla e la cui tirata doveva essere ridotta di tre quarti. Comunque, anche se con un paio di sequenze non calibrate. Dancing Paradise nel suo esordio si presenta bene. Ho detto film musicale e a modo suo lo è. Sui prati, tra i filari di pioppi, fioriscono improvvisamente orchestre gagliarde che innalzano melodie e ritmi sotto le grandi nubi die solcano il cielo; si cantano canzoni in cui vengono mischiate Bologna e Broadway; si è convinti, in una •normale» dimensione di follia, di poter varcare l'oceano e ballare il tiptap a Hollywood; e in attesa di montagne di tortellini o di lasagne, ci si culla sull'onda di un jazz Anni 30, rielaborato all'ombra delle torri della Garisenda e degli Asinelli. Rischia lutto questo di apparire •maniera»?Per un certo verso si; tuttavia è una • maniera» simpatica e garbatissima, riscattata dalla fervida adesione personale del regista e dalla partecipazione tumultuosa, convinta, solidale degli attori che un po'fanno i matti e un po' hanno l'aria di esserlo veramente. Ugo Ruzzolai. Gianni Cavina e Carlo Delle Piane in «Dancing Paradise»

Persone citate: Avati, Carlo Delle Piane, Cavina, Fellini, Gianni Cavina, Pupi Avati

Luoghi citati: Bologna, Emilia Romagna, Hollywood, Modena, Reggio Emilia, Romagna