Indignazione

Indignazione Indignazione L'entusiasmo popolare continuò anche dopo che la nazionale azzurra risultò tagliata fuori da qualsiasi possibilità di successo. Bastò a far capire come sarebbero andate le cose l'esordio a Losanna proprio contro la vicina Svizzera organizzatrice il 17 giugno. Segnarono prima i dilettanti svizzeri con Ballaman, pareggiammo a metà partita con Boniperti, perdemmo alla fine per 1 a 2 su gol di Hugi II. Rimessici in carreggiata ai danni del Bel¬ gio, ci toccò rincontrare a Basilea la vicina Svizzera scornacchiata dall'Inghilterra. I dilettanti svizzeri, ormai avviati a diventare professionisti nello svillaneggiarci' in contropiede, ci sistemarono 4 a 1. Contro il golletto del nostro Nesti, andarono a rete Hugi II, Ballaman, Hugi II e Fatton. L'indignazione per Vignavo comportamento degli azzurri così psicologicamente e fisicamente diversi dai vincitori della coppa Rimet del 1934 e del 1938 non fu sufficiente a tarpare l'entusiasmo popolare per il gioco del calcio in ternazionale in televisione. Anzi Vacui straordinariamente, l'esasperò con l'inevitabile e insostenibile confronto. L'Italia televisiva impazzì d'amore per la bella, scatenata, narcisista Ungheria di Puskas. Fu un indimenticabile campionato del mondo. Il primo campionato del mondo televisivo non si scorda mai. Le sorti della nazionale azzurra non interessarono più che tanto. La finalissima in cui si fronteggiarono ungheresi e tedeschi fu invece una prova impegnativa per il cuore della nostra nazione. Partirono gli ungheresi, volavano, insuperabili. Ma i tedeschi tennero il passo, recuperarono. E poi, di colpo, gli ungheresi cominciarono a vacillare. I tedeschi risultarono invincibili e inarrestabili. Rivennero fuori i loro sostenitori. La drogata Germania si impose schiacciantemente in campo, per soccombere quasi subito fuori campo a un'epidemia di epatiti du additivi chimici. Le masse erano state acce¬ se, coinvolte e persino sconvolte con un anno d'anticipo su Mike Bongiorno e 'Lascia ,o raddoppia?». La coppa Rimet aveva fornito alla Rai una spinta vigorosa sulla via della rivoluzione culturale. Una rivoluzione culturale to•tale, l'unica rivoluzione di qualsiasi tipo che sia effettivamente avvenuta da queste parti. La televisione aveva diviso e sparpagliato le famiglie secondo i gusti degli individui, contribuendo a minare la cellula della comunità italiana, già in pericolo per il crollo di tanti valori che non era stato possibile disseppellire da sotto le macerie della guerra. Le famiglie erano scese in piazza come neppure ai tempi delle adunate cosiddette oceaniche, anzi -ozeaniche». Poi a poco a poco, di innovazione tecnologica in innovazione tecnologica, la Rai lia 'ricominciato a costituire la famiglia, ma si trattava di una nuova famiglia, non di sangue, di televisione. E il calcio ha avuto una parte principale nella nuova smobilitazione delle piazze, nella formazione dei nuovi nuclei. Uomini contro donne. Donne contro uomini. Come appare antiquata e non riproponibile oggi se non come mera botta di nostalgia la protesta canora di Rita Pavone contro l'innamorato che la lasciava sempre sola la domenica per andare «alla partita di pallone». Orinai dovrebbe esser lei a uscire di casa, ad andar raminga, se vuole evitare la partita che l'innamorato resta a vedersi con gli amici... La televisione ha preso a contendere il pubblico agli stadi come aveva già fatto con i cinema. Ed è arrivato anche da noi il colore a suggellare l'impostura di partecipare a uno spettacolo migliore della partita di pallone. Uno spettàcolo più colorato, più selezionato, più pittoresco, senza insidia d'intemperie o d'intemperanze altrui. La televisione ha corroso, mangiato, annullato la credibilità di qualsiasi argomento, ma in particolare di quello agonistico, di quello calcistico soprattutto. Solo le trasmissioni in diretta dipartite internazionali e le puntigliose cronache d "informazione calcistica domenicale di Paolo Valenti 'Novantesimo minuto» hanno ancora a che fare con la realtà degli stadi, le prime comunicando qualche emozione simultanea ai fatti, le seconde ragguagliando tempestivamen te, senza sbavature, su risultati finali e su meccanismi dei gol. Tutto il resto, tutte le altre ore dedicate al gioco del calcio vedono la scomposizione e ricomposizione arbitrarie delle immagini di un incontro, subiscono l'alterazione e la distruzione del ritmo, sentono il prevaricare della chiacchiera per la chiacchiera, della tavola rotonda che lasci il tempo che trova, del finto processo che inganni con un'apparente spregiudicatezza. Viene da fremere a pensare a quanto si potrà verificare nelle 250 ore di calcio che vengono minacciate per questo Mundial 1982. C'è da aspettarsi una completa alterazione di ogni misura. Se ne è avuto un segno allarmante con la messa in onda sul primo canale dell'insulsa partitella di allenamen to della nazionale azzurra con il modesto Braga.

Persone citate: Ballaman, Boniperti, Braga, Mike Bongiorno, Nesti, Paolo Valenti, Puskas, Rita Pavone

Luoghi citati: Basilea, Germania, Inghilterra, Italia, Losanna, Ungheria