Passarella: «Ecco come finirà»

Passarella: «Ecco come finirà» Il libero dell'Argentina non ha dubbi: la sua squadra incontrerà in finale la Germania e la batterà Passarella: «Ecco come finirà» «L'Italia appare dimessa, ma per questo è pericolosa» - «Nel vostro girone sarò eliminata la Polonia» - «11 Perù è fortissimo» dal nostro inviato speciale ALICANTE — Seduto nella penombra ingannevole dell'Hotel Montiboli, Daniel Passarella appare sicuramente meno temibile che in campo. Ride e fuma, ha un fare scherzoso. Ci tratta come vecchi amici e infiora il discorso con lievi pacche sulle spalle. Dov'è il difensore che terrorizza gli avversari? L'uomo che in campo urla da diventare roco. il •killer* che tutti descrivono? «Io non urlo, dò disposizioni alla squadra. Nessun arbitro si è mai lamentato. E non sono neppure un picchiatore. Va bene, so difendermi e non sono un angioletto: ma che male c'è?». Sono le 11 di sera, nel « bunker* argentino. Abbiamo chiesto di vedere Passarella e et hanno dato il permesso, forse per via die siamo italiani e Passarella lo è quasi diventato dopo il suo passaggio alla Fiorentina. Ambiente discreto, qualche giocatore in compagnia della moglie, colloquio interessante: il capitaho dell'Argentina ha gran voglia di parlare. «Bertoni mi ha spiegato tutto. Il 18 luglio ci sarà Firenze intera ad attendermi. Bene, è per questo che ho scelto l'Italia. Ti dico una cosa Prima ancora di accettare il passaggio alla Fiorentina. Alfredo Di Stefano, mio allenatore nel River Piate, mi ha preso da parte: "Daniel, ha detto, io vado al Rcal Madrid e ti voglio con me". "Grazie tante, ho risposto, ma preferisco l'Italia". E' la verità. Prima della Fiorentina ho avuto contatti con Roma e Napoli, avevo buone possibilità. A Firenze voglio vincere il campionato e restare sei anni. Non per soldi, potrei smettere domani e star bene tutta la vita. Lo faccio perché credo di poter offrire ancora qualcosa al calcio». Il discorso comincia cosi, naturalmente parlando dell'Italia: «Sono sicuro che gli azzurri faranno un buon campionato del mondo. Paiono dimessi, per questo sono pericolosi. Ricordo a Buenos Aires, prima del via. Sivorl mi mise in guardia: "Occhio all'Italia", mi diceva. E io: "Ma1 sembrano morti". "Occhio all'Italia", ripeteva E aveva ragione. Adesso è lo stesso. Argentina, Brasile. Spagna e Germania arriveranno in semifinale, l'Italia sarà appena appena sotto. In finale andremo noi e Germania e naturalmente vincerà l'Argentina per 3-1. Non dimenticarti che noi vogliamo dimostrare al mondo una cosa, che non abbiamo vinto in Argentina per via del pubblico: eravamo la squadra più forte, lo saremo ancora tra un mese». Prima parlavi dell'Italia... «Già. l'Italia. Nel girone sarà eliminata la Polonia. Il Perù è fortissimo, credimi, voi italiani potete infilare i polacchi in contropiede e il gioco èfatto. Paolo Rossi sarà la stella, un grande giocatore, il migliore in Italia Poi vengono Antognoni, Cabrini, Scirea e Causio». — E nell'Argentina, che differenza c'è rispetto a quattro anni fa? «Sono cambiate molte cose, specie in attacco. Allora c'era Luque che "faceva spazio a Kempes. oggi c'è Diaz che s'intende a meraviglia con Maradona. Ti voglio spiegare un segreto. Sono mesi che in allenamento proviamo sche¬ mi in velocità, triangoli rapidissimi che possono costituire l'arma vincente. Maradona e Diaz sono giocatori di grandi doti tecniche, Menotti cerca di sfruttarli al massimo per. dare alla squadra un'incredibile manovra di prima. E praticamente c'è riuscito». — / brasiliani dicono che vinceranno loro, perché sono un collettivo e voi un insieme di individualità., «I brasiliani non capiscono niente. Evidentemente non sanno bene chi è Maradona. Diego è il migliore del mondo e l'Argentina è un collettivo. Forse siamo un po' sbilanciati in avanti, sta a noi difensori usare il cervello. Io grido molto in campo: vedrai, tutto andrà bene». — Va bene, vincerete il mondiale: e poi, cosa succederà visto che tutti fuggite all'estero? «Non succederà niente, L'Argentina ha molti giovani di valore, i ricambi ci sono. Prendi questi quattro anni: sono usciti Maradona, Diaz, Barbas, solo por fare qualche nome. Capiterà lo stesso in futuro. E poi la nostra non è una fuga. Menotti, prima di lasciare Buenos Aires, ha invitato a cena me. Barbas e Diaz, vale a dire i giocatori appena ceduti a società straniere. Non sapeva ancora di Hernandez. Ebbene, alla fine ci ha detto: "Voi partite, ma gli amici restano tali anche se sono lontani". Ci ha fatto sapere, insomma, che ci terrà ancora in considerazione per la nazionale: questo mi basta, Menotti non manca mai alla parola data. L'unico problema è che potrebbe andarsene anche lui dopo il "Mundial"». Carlo Coscia