Il politico invidia le folle oceaniche dei concerti rock di Francesco Santini

Il politico invidia le folle oceaniche dei concerti rock La cultura fiorentina e Mick Jagger Il politico invidia le folle oceaniche dei concerti rock DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — .Ricordatevi di Bennato», 'prendete esempio dalla Patti Smith», •Branduardi insegni». «Zitto tu, Pollanti, e sai perché». Accuse, intimidazioni, messaggi mafiosi. L'assalto politico alla grande estate del rock è esploso nella 8ala fiorentina dei Duecento con il no all'esibizione di Mick Jagger nel campo di Marte. La stagione dei mega-concerti è allo start e le divisioni dei partiti escono allo scoperto. Soffia su Firenze 11 vento dei vecchi Rolllng che smantella accordi consolidati, con Palazzo della Signoria che diventa lo specchio del Paese. Per il filosofo Eugenio Garin parla la moglie: «Mio marito è assolutamente estraneo a questo "spettacolo" di Palazzo della Signoria. Rolling Stones? No, grazie, non eravamo prenotati, Eugenio ha 72 anni, i jeans li ha mandati al lava a secco, non ha seguito il Consiglio comunale e su questa musica non può dare un pa rere mo tivato». Sei ore di dibattito incandescente hanno lanciato una sciabolata di luce sulla montagna gigantesca e sommersa del grandi happening: spettacoli e cultura di massa, mostre mostruose e concerti allo stadio, teatri comunali. Biennali di Venezia, estate romana, maggio fiorentino e Galleria Nazionale d'arte moderna. Gli uomini dei partiti si lanciano all'assalto e un'eco paurosa, come se Firenze chiedesse qualcosa che non può avere, si riflette sugli intellettuali che vivono nelle belle case tra Fiesole e Santa Croce, Il poeta Mario Luzzi tenta una spiegazione in chiave psicanalitica: i partiti si sono sempre trovati in imbarazzo, sostiene, dinanzi a fenomeni che li escludono. Presi da una •nevrosi inconscia» si scatenano nell'antagonismo, ai musici e ai cantautori. Dice che gli uomini della politica sognano grandi comizi. Impressionati dalle, masse del grandi concerti, si sentono presi dall'impotenza. 'Vediamo leader illustri, osserva, parlare in grandi piazze semi deserte; il comizio non ha più carisma, in un concerto, al contrario, il potere rituale è notevole. La possibilità d'intervento sulla società è in declino e allora ecco la molla di fronte al potere dei musici, al loro richiamo. Il Palazzo che si è lasciato, in passata, pren^ dere dal panico, è pervaso adesso dal sentimento del dominio e del controllo, e questa è crisi». Delle trattative estenuanti vissute tra le stanze di Cosimo il Vecchio e lo studio di Lorenzo il Magnifico i politici fiorentini hanno tentato, l'ai tra sera, di portare in pubbli co un dibattito sulla valenza culturale del Rolllng, sul messaggio della droga, su una città che consuma turismo e ne è consumata. Il clima di Firenze, infine, s'è spezzato e lo spettacolo di Palazzo della Si gnoria non ha stupito gli esponenti della cultura fiorentina. Se Luzzi insiste su nevrosi, impotenza e panico, un altro poeta, Piero Bigongiari, svela la gara politica per la gestione della cultura di massa *am' dello spettacolo di massa. Viviamo tempi di crisi prolungata: la fiducia nelle ideologie è crollata. Il vuoto vissuto dal '68 in poi — dice — è difficile da riempire. Molti piovani tentano con la droga: l'eroina non è cultura: bisogna risalire dai crateri del nulla con mezzi propri. Si identifica cultura e concerti: e allora i partiti entrano in concorrenza». Dai poeti, a Luciano Berlo: sulla cultura dei Rolling, non ha opinioni, «ma se si possono ospitare a Firenze — si interroga — perché no?». Berlo è un *uomo pratico». Quanto al politici dice: .Condizionano tutto in modo parossistico; il problema è che viviamo la gestione non professionale del lavoro di professionisti. Coii si fa politica in Italia: domando maggior rispetto per la professionalità e la fine delle pluridivisioni sul lavoro degli altri». Se Berlo è per il si ai Rolllng e al loro professionismo, Geno Pampalonl subito precisa: •Di rock me ne intendo poco». Ma immediatamente racconta di aver provato «con il no a Mick Jagger una felicità immotivata, di qualità viscerale. Non sono un patito delle manifestazioni oceaniche — dice — ma il criterio di una lottizzazione a tutti i livelli, anche della popolarità altrui, è ridicolo». Pampalonl immagina il Paese occupato da «un immenso tritacarne», dove dentro capita di tutto: da Miche¬ langelo al Rolling Stones. da C-aribaldi alla mostra di De Chirico. 'Spero che finiscano con l'accorgersi — dice — che assumere le paternità lottizzate di ogni iniziativa sia un sistema inutile. Questo immenso tritacarne di valori è il segno della sottocultura nella quale la cultura dei partiti ha gettato il Paese. L'illusione del potere ha coinvolto perfino i nuovi deputati al culto delle glorie passate: ecco che cosa è accaduto a Palazzo della Signoria», Camarlinghi, l'assessore alla Cultura di Firenze che ha dovuto cedere il suo posto ad un esponente socialista, os-l serva con amarezza: «lo amo i Beatles, ma comunque i Rolling sono un fatto di costume della cultura giovanile degli Anni 60. Vogliono fare il concerto? Gli si dia uno spazio adeguato, come agli ex alpini o agli ex fanti. Firenze ha dato una brutta rappresentazione di sé stessa: ci facciamo mangiare i quadri degli Uffizi dal turismo di massa e poi lentia mo divisioni ideologiche su Mick Jagger: la cultura giovanile dovrebbe essere spinta sulle nuove presenze musicali. La città va a rotoli, con o sen za Rolling Stones». Francesco Santini

Luoghi citati: Fiesole, Firenze, Italia, Venezia