Lancillotto inseguito dal regista
Lancillotto inseguito dal regista UNA MODA FA RIDISCUTERE I RAPPORTI TRA CINEMA E STORIA Lancillotto inseguito dal regista Dovunque si continuano a produrre film sul Medioevo - Dalla Russia all'Irlanda, al Giappone, i diversi modi di rappresentare sullo schermo episodi veri, miti e leggende - Molte domande e nuovi orizzonti culturali Cinema e Medioevo. A prima vista può sembrare un binomio curioso o stravagante, una proposta divertente o un confronto impossibile. Certo non pare un tema scientifico o un argomento da trattare in ambito accademico o con gli strumenti seri della storiografia. E Invece se ne discute all'Università, vi si cimentano giovani studiosi con stimolanti tesi di laurea, e una rivista di tutto rispetto sta preparando un numero monografico dedicato proprio a «Cinema e Medioevo». Che sta succedendo? Forse che il cinema, acquisite le patenti di nobiltà nel campo degli studi paludati, sta cercando di invadere i territori altrui? E non contento di essere considerato dagli storici dell'età contemporanea un'importante fonte storica si accinge a risalire 11 corso della storia proponendosi come immagine e rappresentazione dei tempi passati, su su fino al Medioevo appunto, e all'età classica e alla preistoria? Sarebbe un cammino non solo accidentato e dai confini difficilmente definibili, ma anche e soprattutto ridicolo: quasi che si volesse inseguire con la macchina da presa un tempo che nor c'è più, ricorrendo all'ingenua scappatoia della ricostruzzlone storica, dell'ambientazione basata sui documenti d'archivio, dell'ispirazione letteraria. Come se il cinema fosse In grado di restituirci l'uomo del passato cosi come ci restituisce sullo schermo l'uomo del presente. Certamente i film che si vanno producendo un po' ovunque sul Medioevo, mescolando spesso storia e leggenda, realtà e finzione, non si propongono lo scopo esplicito di rappresentare «obiettivamente» la società medioe- 1 vale. Dal mitico Excalibur di Boorman al preistorico Contro di Milius, per restare nell'ambito del cinema spettacolare di raffinata fattura ma di scarsa attendibilità, ovvero da Lancillotto e Ginevra di Bresson a Perceval le Gallois di Rohmer, per addentrarci nella ridotta schiera delle opere di alto livello e di rigoroso impegno culturale, il Medioevo rimane una realtà imprecisata, vaga, di forte Incidenza fantastica ma di debole evidenza storica. il pubblico è colpito in pari misura dalla fantasia e dalla storia, o meglio da questo Ine¬ stricabile miscuglio di personaggi e vicende certamente leggendari, aifabulati, e di riferimenti a luoghi e fatti probabilmente veri, storicamente accertabili. Lo schermo riflette questa immagine complesra e unitaria, in cui la' fantasia e la storia paiono fondersi e dare origine a una superiore realtà. E questa realtà — che è poi l'essenza stessa del cinema come spettacolo — produce l'incanto schermico. il fascino esplicito d'una rappresentazione che è reale e fantastica al tempo stesso. < Ma tutto questo, si dirà co- me può Interessare lo storico? Se il Medioevo del cinema è poco più d'un pretesto per far sognare gli spettatori, quali rapporti si possono stabilire, tra la finzione dello schermo e la realtà della storia? Come può un film essere lo specchio di un'epoca o il documento che trasmette la conoscenza storica? Al di là di ogni possibile considerazione che Interessi 11 critico cinematografico o il sociologo, l'osservatore del costume sociale o lo psicologo delle masse, almeno due osservazioni si possono fare, che si inseriscono nel più vasto discorso sui rapporti tra cinema e storia, sull'uso del cinema come fonte storica. Che oggi la produzione cinematografica di largo consumo non disdegni, ma anzi solleciti, personaggi e ambienti della storia e della leggenda, con particolare riguardo al cosiddetti «secoli bui», è un fatto che va studiato attentamente. Ma altrettanta cura va posta nello studio dei modi e delle forme attraverso i quali questi personaggi e ambienti sono visti e rappresentati. Non si tratta soltanto di temi specifici, attinti alla storia e più spesso alia leggenda o al mito, della rappresentazione di fatti d'armi e di episodi di coraggio Individuale, del saccheggio del ciclo carolingio o della riproposta cinematografica del mondo Incantato e misterioso di Tolklen. si tratta soprattutto dell'Interpretazione che 11 cinema dà consciamente o inconsciamente, di quelle leggende e di quel miti. Dell'uso che esso fa della storia medioevale per parlare di storia contemporanea Cosicché i personaggi gli ambienti, i fatti diventano, nelle diverse forme che han¬ no assunto sullo schermo, i segni e gli indizi d'un atteggiamento, del singolo e della collettività, nei confronti del reale? Sono le spie che lo storico può usare per cogliere i sintomi dei mutamenti sociali, ideologici, politici, nelle diverse società nelle diverse culture. Non si dimentichi, ad esempio, che al mito di Parsifal può far riscontro, in differenti contesti storici. Il realismo trasfigurato del Rublev di Tarkovsklj o l'estetismo malinconico del Kagemusha di Kurosawa Ma se lo storico del nostro tempo vede In questi film il riflesso di quei mutamenti, il medie vista può rintracciarvi'! vari aspetti della trasmissione della conoscenza storica. Basta un semplice raffronto con certi-film di ieri o dell'altro ieri per cogliervi le affinità e le differenze, la tradizione e la novità, nella rappresentazione della società medioevale. Qual era allora la conoscenza, non scolastica, che si aveva di quel mondo? Qual è oggi? E soprattutto, in che modo quella conoscenza ha subito le trasformazioni del gusto o si è adeguata al nuovi risultati della ricerca storica o addirittura li ha anticipati in una sorta di sfida provocatoria alla storia ufficiale, accademica? Sono domande che. ovviamente, non trovano una risposta in questa sede. Ma esse ci possono aprire nuovi orizzonti culturali, o anche soltanto qualche spiraglio in più nell'interpretazione della realtà contemporanea e della storia. Anche perché il linguaggio cinematografico potrebbe diventare — come da qualche parte si va sussurrando e sperimentando — il nuovo linguaggio dello storico. Gianni Rondolino Nigel Terry in «Excalibur» del regista John Boorman
Persone citate: Boorman, Bresson, Gallois, Gianni Rondolino Nigel Terry, John Boorman, Kurosawa, Milius, Parsifal, Rohmer, Rublev
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