Rattalino: «Alla Scala con garanzie» Gomez: «Sto troppo bene a Venezia» di Bona Alterocca
Rattalino: «Alla Scala con garanzie» Gomez: «Sto troppo bene a Venezia» _ e Che dicono i due candidati più probabili alla successione di Siciliani Rattalino: «Alla Scala con garanzie» Gomez: «Sto troppo bene a Venezia» MILANO — La condizionecritica della Scala, nel malessere generale che da un decennio colpisce un po' tutti 1 principali enti lirici italiani, riecheggia oltre Milano nelle varie città della penisola: In certo senso, perfino a Torino. Si sa che 11 mandato del sovrintendente Carlo Maria Baditi, in carica dal '77 e persona molto stimata, è scaduto l'anno scorso; si ritiene che verrà presto confermato, specie dopo le dichiarazioni in tal senso del sindaco socialista Tognoll, presidente dell'ente. In caso contrario, 11 nome di Carlo Fontana pare sia quello che circola maggiormente come suo successore. Ma l'anno venturo scadrà anche il direttore artistico, Francesco Siciliani, di indubbio valore ma spesso Impegnato altrove, tra Accademia di S. Cecilia e Sagra Umbra. Perciò il problema della sua successione sarebbe in questo momento il più dibattuto. I nomi che si fanno con maggior insistenza sono quelli di Piero Rattalino e di Italo Gomez, rispettivamente attuali direttori artistici del Regio di Torino e della Fenice di Venezia (anche loro in carica fino al termine dell'83). Sarebbero addirittura 1 migliori, secondo quanto ha detto recentemente lo stesso Badini in un'Intervista. La situazione però non è semplice come si può credere. Se Badini, socialista, viene confermato, il direttore artistico dovrebbe essere comunista: la lottizzazione è inevitabile, oggi le scelte corrispondono alla formazione politica del consiglio comunale. Ora, Rattalino è comunista e Gomez è socialista. Poiché realmente indiscusso è il livello di entrambi, al di là delle strategie di partito abbiamo voluto sentire l'opinione degli interessati. ■So che il mio nome è circolato sui giornali—dice Rattalino — ma non mi sono stati rivolti inviti in tal senso. Non sarebbe nemmeno possibile: prima di pensare a un direttore artistico, la Scala deve avere in carica (confermati o neoeletti) un sovrintendente e un consiglio di amministrazione. Poi si vedrà-. E se al momento buono la chiamassero alla Scala? «£' un discorso tutto da fare. Pur- troppo anche quel grande teatro, come sappiamo, è in crisi. Speriamo che sia una crisi che si risolve, non so come né quando. Ma questo lavoro, diregione artistica prima a Bologna proprio con Badini e poi a Genova, io lo faccio da undici anni e ho bisogno di una mia dimensione, sema garanzie non potrei tentare avventure». Aggiunge sorridendo, con tono distaccato: «17 caso non si pone, e d'altra parte so come impiegare il tempo libero: è appena uscito un mio libro, un altro uscirà entro l'anno e ne sto già scrivendo un teno». E' contento di essere al Regio? Come si trova a Torino? «AH trovo bene — ammette gentilmente — però manca una manifestazione internagionale, che ci starebbe molto bene. C'era in progetto un festival di balletto, pensavo anche a un festival monografico sul Macbeth di Verdi: ma è tutto fermo, mancano i fondi e il personale, nessuno ci aiuta». Quanto a Gomez, raggiunto telefonicamente a Venezia, è esplicito: -Amo assai la Scala, ci ho lavorato con entusiasmo insieme a Abbado. Ma a parte il fatto che la voce di una mia candidatura mi giunge nuova e nessuno mi ha chiesto nulla, devo dire onestamente che non ho intenzione di muovermi da Venezia. Il lavoro che sto portando avanti è molto intenso e importante, mi piace e mi soddisfa. Qui alla Fenice tutto funziona bene: sarebbe da pazzi lasciare un teatro simile». Bona Alterocca
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