Deficit di 69 mila miliardi c'è disaccordo sui rimedi di Eugenio Palmieri
Deficit di 69 mila miliardi c'è disaccordo sui rimedi Deficit di 69 mila miliardi c'è disaccordo sui rimedi I ministri divisi sulla stangata tariffaria e sui tagli alla spesa ROMA — E' Ormai quasi ufficiale: il deficit pubblico si avvicina ai 70.000 miliardi contro il famoso .tetto» dei 50.000 programmati in settembre. Bisognerà tagliarne almeno 10.000. per riequilibrare la politica economica, con una nuova stretta fiscale e tariffaria e con ridimensionamenti delle spese sociali. Per tutta la giornata, e fino a tarda sera, il presidente del Consiglio ha tenuto a Palazzo Chigi 1 ministri economici per far luce sulla montagna di dati àelì'.Azienda Italia». Andreatta, La Malfa e Formica sono giunti con le cartelle piene di fogli in cui i tecnici hanno messo nero su bianco le cifre del disastro della finanza pubblica. Un esame molto approfondito anche perché sulla natura del deficit sembra che l'interpretazione tra i ministri non sia affatto univoca. Non si tratta di una questione di poco conto. Infatti si potrebbe riaprire proprio su questo punto il disaccordo sempre latente soprattutto tra i ministri democristiani e quelli socialisti. Secondo le stime del Tesoro 11 deficit del cosiddetto settore pubblico allargato (il più indicativo perché racco- glie anche 1 .buchi» dell'Inps, dell'Enel ecc.) tocca 1 69.000 miliardi. Rispetto alle previsioni, vi sarebbero 5000 miliardi di minori entrate fiscali e circa 11.000 di maggiori spese. Il resto viene dal deficit dell'Inps. incluso nella legge finanziarla per 5500 miliardi e tra l'altro con una parziale copertura che oscillerebbe già sui 6000 miliardi e da quello delle aziende autonome. Al ministero delle Finanze dove sono stati rifatti i conti di propria competenza si parla di 3000 miliardi di minori entrate a causa della recessione che ha colpito l'economia e in parte anche agli sgravi fiscali concessi negli ultimi dieci mesi. La messa a fuoco della reale consistenza del deficit è diventata per Spadolini un passaggio delicato anche politicamente. Accettare una versione o un'altra significa varare l'imminente stretta fiscale, tariffaria e di « tagli» alle spese sociali, con una diversa intensità. E al momento delle decisioni ogni ministro farà di tutto perché il suo intervento sia il meno impopolare. Le avvisaglie si sono già avute: il ministro della Sanità, Altissimo, ha lasciato intendere che tutto ciò che c'era da tagliare per quest'anno è stato eliminato; 11 ministro del Lavoro, Di Glesi. si oppo^ ne ad accrescere le entrate previdenziali; il ministro del Tesoro, Andreatta, insiste perché si faccia uso della leva fiscale e tarli tarla essendo assai difficile operare sul lato del contenimento della spesa; il ministro delle Finanze. Formica, è contrario a gravare ancora sui lavoratori dipendenti ma eventualmente orientato a incidere sul redditi da capitale. DI qui la grande prudenza di Spadolini il quale per lungo tempo non si è sbilanciato sull'entità del deficit, nonostante il lavoro dei tecnici fosse da tempo sostanzialmente compiuto. Tanto più che li governo si trova impegnato anche sul fronte sindacale e non può calcare la mano più di tanto se non vuole mandare all'aria il faticoso dialogo. Senza contare che la disdetta della scala mobile da parte della Conf industria ha tolto al governo la possibilità di discutere con i sindacati della sterilizzazione dell'Iva sulla contingenza. Definito il deficit, che per tutti questi motivi appare un'operazione assai complessa, si passerà alla stangata. .Come e quando — dicono al ministero delle Finanze — è tutto da vedere». Eugenio Palmieri Giorgio La Malfa
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