Un'estate calda per la lira di Renato Cantoni

Un'estate calda per la lira Gli alti tassi d'interesse in Usa continueranno a turbare il mercato Un'estate calda per la lira I mercati monetari internazionali sono nuovamente in agitazione. Quello che non hanno potuto il «fattore Polonia» e il «fattore Falkland» ha potuto il «fattore Usa». Il voto contrario del Congresso statunitense al programma presidenziale per un diverso e più incisivo controllo del deficit di bilancio ha riproposto in prospettiva una più rigida politica monetaria che, in ultima analisi, vuol dire un aumento del costo del danaro. Le previsioni sono fosche: nel secondo semestre di quest'anno, anziché una diminuzione dei tassi d'interesse» si potrebbe avere un aumento, e qualche. Cassandra preconizza addirittura livelli record. La caccia al dollaro è ripresa con negativi riflessi sulle quotazioni delle valute europee. Si è aggiunta anche la nuova debolezza del franco francese, sia per il progredire della spinta inflazionistica, sia per alcune dichiarazioni di Mitterrand, alla stampa, che da un autorevole quotidiano in lingua inglese di Parigi sono state considerate come T'annuncio indiretto di una imminente svalutazione. Il summit dei «grandi» a Versailles si svolge cosi nella confusione. Reagan non può recepire le pur giuste recrimi-nazioni degli alleati europei, che vedono negli alti tassi d interesse praticati negli Stati Uniti una irresistibile forai destabilizzante delle loro economie. L'amministrazione Reagan, per contro, ritiene assolutamente prioritario il debellamento dell'inflazione interna seguendo le classiche; teorie monetaristiche del capo-scuola Friedman. Ciò significa un dollaro caro, con le conseguenze che ne derivano, soprattutto in campo energetico. L'equilibrio dello Sme ancora una volta vacilla perché nel suo interno il.marco sta diventando sèmpre più forte. L'Italia è strettamente coinvolta nella bagarre, nonostante il periodo valutariamente più favorevole per l'apporto delle entrate turistiche, perché — considerato il deficit della sua bilancia commerciale — deve necessàriamente seguire le sorti delle valute più deboli quali il franco francese e quello belga." Banca d'Italia e Tesoro hanno dovuto lasciar salire la quo¬ tazione del dollaro proporzionalmente a quanto accade alle altre monete dello Sme e in pochi giorni esso è ritornato poco sotto al massimo,di alcuni mesi or sono superando mercoledì quota 1320. Venerdì, nell'incertezza per quanto avrebbe potuto accadere nel corso di un fine settimana pierio .di incognite,, vi è stata una pausa prudenziale e il dollaro ha chiuso a 1308 lire. Si prevede comunque un'estate calda sul fronte monétario e finanziario. Gli altissimi tassi d'interesse, che si stanno prolungando oltre ogni logica previsióne negli Stati-Uniti, sono all'origine di una serie di dissesti e di difficoltà che hanno coinvolto banche, gruppi finanziari e industrie, e non solo nel nuovo continente. La liquidità ' internazionale si assottiglia progressivamente, suscitando ulteriori apprensioni fra gli esperti che temono l'innesco di una serie di reazioni a caténa che potrebbero provocare la disarticolazione del mercato dei cambi « dei capitali. Inoltre l'eventuale uscita dallo Sme della Francia, sia pure a titolo provvisorio, imporrebbe all'Italia una decisione analoga e l'accordo monetario europeo si ridurrebbe a una limitata «area del marco» con. gravi ripercussioni per il futuro della Cee. Una soluzione alternativa sarebbe la rivalutazione del marco e del fiorino olandese, ma per il momento a Bonn questa eventualità è considerata inaccettabile. L'aumento del; dollaro, infatti, provoca un maggior costo dell'energia con sensibili ripercussioni sui prezzi e sull'inflazione. La recessione, che è ben lungi dall'esser superata nella Repubblica federale, potrebbe essere aggravata da una sia pur modesta rivalutazione del marco. Solo una maggiore debolezza del mercato libero del petrolio potrebbe neutralizzare l'impatto negativo della moneta Usa, ma in questo campo la riduzione del pompaggio di greggio in diversi Paesi Opec, e soprattutto nell'Arabia Saudita, lascia poche speranze. Come si vede, le difficoltà non mancano, anche fuori dai nostri confini, il che allontana nel tempo il tanto atteso ritorno a un migliore equilibrio Renato Cantoni

Persone citate: Friedman, Mitterrand, Reagan