La spugna Malvinas
La spugna Malvinas La spugna Malvinas di FRANCO PIERINI La stampa inglese si interrogava perplessa nei giorni scorsi sulla sproporzione dei morti uà le due parti nella battaglia per la conquista di Goose Green. Gli analisti militari, secondo il Times, apparivano «stupiti della grande disparità» fra i 250 morti argentini e i 17 britannici, «nono-, stante la politica dei comandi inglesi di cercare di tenere basse le perdite dalle due parti». E' probabile che negli alti comandi di Buenos Aires questa sproporzione sorprenda meno che a Londra se hanno senso le parole attribuite ai generali. «Le Malvine rimarranno argentine anche a costo di 4 mila o 40 mila morti». I caduti argentini sembrano far parte di una precisa programmazione. Anche a Mussolini nel 1940 veniva attribuita l'aspettativa di «qualche migliaio di morti» pa potersi sedere al tavolo della pace. Il dopo-Malvine dell'Argentina appare oggi appena al principio, ma c'è un indizio di movimento iniziale ancora confuso che conferma la previsione di un ritorno dei politici civili alla testa del Paese anche se a scadenza non brevissima. Comunque non da oggi la tendenza è questa. I genitali hanno voglia di tornarsene nelle caserme forse da quando di sono resi conto dell'estrema difficoltà di govanarc l'economia, nonostante la tradizione «industrialìsta» degli ufficiali argentini. Un ceto che si è sempre occupato degli aspetti imprenditoriali dello Srato. Tutte le testimonianze sono concordi che conclusa la sanguinosa repressione contro i movimenti di guerriglia fra il 1576 e il 1978, i militari sarebbero stati inclini a passare la mano alla pur screditata società politica argentina. Ma sebbene divisi fra loro non hanno potuto farlo, perché nessun militare argentino finora sarebbe stato disposto a cedere il potere ai civili, come aveva fatto il generale Lanusse nel 1973, correndo il fortissimo rischio che un certo numero di ufficiali di alro grado venisse processato per i aimini contro i diritti civili commessi nella lotta contro «Erpistas» e «Montoneras». D'altra parte quale governo demoaatico aedibile avrebbe potuto sottrarsi alle pressioni popolari pache i massacri più criminosi venissero puniti? Le madri di migliaia di scomparsi, «las locas de plaza de Mayo», non mostrano nessuna intenzione di dimenticare. I militari sembravano «condannati» a stare al porcre. La campagna delle Palkland-Malvinas, galvanizzando in modo quasi incredibile il forte sentimento nazionalistico diffuso a ogni livello, ha radicalmente cambiato il quadro della siruazionc. Chi può chiedere oggi in Arge- ina il processo alle forze armate pa il mancato rispetto dei diritti dell'uomo nella lotta contro l'evasione? «Antìpatria» è un aggettivo sferzante molto usato dai nazionalisti locali, già pronto pa chiunque osasse discutere ora l'operato dei «milicos» e di tutte le polizie •sotto il loro conrrollc Un antipatria è un verme, uno che non riconosce l'eroismo, che non rispetta il saaificio dei morti. E i morti ci sono stati, sproporzionata mente molti rispetto a quelli inglesi, se concio i perplessi critici militari di Lon dra. Resta da capire se questa campagna delle Falkland sia stata pianificata così come si è svolta, compresi i molti caduti. Una pensata- quasi geniale pa allontanare la minaccia di una Norimberga contro k società militare al momento della cessione del potae. Una spugna sul passata
Persone citate: Green, Mussolini
Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Falkland, Londra, Norimberga
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