La sorte del governo Spadolini vera incognita delle elezioni di Luca Giurato

La sorte del governo Spadolini vera incognita delle elezioni Si è chiusa ieri sera la campagna per le votazioni di domenica La sorte del governo Spadolini vera incognita delle elezioni Alla consultazione interessati 185 comuni e 900 mila cittadini - Il dibattito influenzato prima dalla polemica sul referendum per le liquidazioni, poi dallo scontro sulla scala mobile ROMA — L'incertezza per gli sbocchi della «verifica», per un «chiarimento politico» che minaccia di rendere ancora più confusa una situazione carica di tensioni, ha dominato la campagna elettorale che si è chiusa ieri sera in 185 comuni, da Trieste al profondo Sud dell'Italia. Un test che interessa circa 900 mila italiani. Nessuno dei leader che hanno percorso in lungo e in largo il Paese ha voluto dire, pubblicamente, la cosa più interessante e attesa dagli elettori: se dopo il voto, nei prossimi giorni, ci sarà il rimpasto o la crisi di governo, se rimarrà Spadolini o tornerà un de. E' mancata questa «confessione» e, per tutta la campagna elettorale, si è dunque avuta una sgradevole sensazione di «vuoto», di polemiche «dimezzate» perché, nella sostanza, 11 dibattito veniva privato del proposito più qualificante e significativo. Un altro elemento che ha avuto un'influenza negativa sulla campagna elettorale è stata l'incertezza per il referendum che si è dissolta solo nella serata di giovedì, con il verdetto della Cassazione. A Roma, in Parlamento, i leader erano per la nuova legge; in provincia, nei comizi, per il referendum, anche se all'argomento sono stati dedicati solo gli spiccioli di un dibattito centrato soprattutto sui grandi temi dell'economia e, in questi ultimi giorni, sulla disdetta della scala mobile. Vediamo, in rapida sintesi, con quali posizioni i partiti sono usciti dalla campagna elettorale e come, appena assimilati i risultati, si preparano a entrare nella «verifica» che avrà luogo verso la metà di giugno. De — Il nuovo segretario, De Mita, ha voluto smentire tutte le previsioni sul suo conto: ha messo da parte la grinta e si è mosso, in ogni occasione, con cautela moro tea. Ha sempre appoggiato Spadolini ed ha spesso citato, in modo positivo, il leader che tutti indicano come il suo antagonista storico: Craxi. Risultato: la de andrà alla verifica senza propositi bellicosi; De Mita sta muovendo i primi passi e non vuole assumersi responsabilità, di rotture traumatiche. D'accordo con il segretario, Piccoli ha invece condotto une campagna elettorale molto polemica; smesse le vesti, davvero fuori moda, del «doroteo», ha infilato quelle del duellante. Il suo ultimo scontro, ieri, è stato con Benvenuto. «£' una pratica vecchia e logora quella di mascherare insuccessi o impotenza addebitando la propria responsabilità a bersagli di comodo — ha dichiarato Piccoli a Capua —. A tale logica risponde la grottesca accusa di Benvenuto per la quale tra de e Con/industria si sarebbe formata una sorta di santa al leama per far cadere Spadolini.. . Pel — La decisione di Merloni di disdire la scala mobile ha vitalizzato una campagna condotta senza idee nuove che ha confermato come sia difficile, òggi, per il pei, fare politica dall'opposizione. Dalle Botteghe Oscure sono continuati a partire segnali verso il psl ('Vogliamo vedere cosa farà; da che parte sto») che Craxi ignora o sottovaluta. Più proficui, anche se ancora molto timidi, i primi passi ver so la «nuova do, con Galloni in veste di interlocutore privi legiato. Per la «verifica», il pei, escluso dai giochi che contano, deve affrontare e sciogliere questo dilemma: meglio una conferma di Spadolini o un de gradito a De Mita? Fsi — Rimane il partitochiave per ogni scelta o svolta importante ma, quando gli viene chiesto se ci sarà la cri si, Craxi risponde che nei prossimi giorni se ne andrà in vacanza, «a smaltire le fatiche del dibattito elettorale.. Al di là delle battute, è sempre più evidente che Craxi non ha fretta: è convinto che tempo < problemi logoreranno gli al tri, ma non 11 suo partito. E1 scontento di tutto ma conti nuii a tenere tutti sulla corda. Per la verifica, probabilmente deciderà di appoggiare Spa dotai. Psdt e pli — Sono 1 due partiti della maggioranza che hanno condotto la campagna più vivace e polemica un po' su tutti i temi, di schieramento e di contenuto. Longo e Zanone non hanno risparmiato critiche e frecciate al governo, da Spadolini ai ministri de, per la politica economica Pri — Mai, neppure ai tempi di Ugo La Malfa, che non è stato presidente del Consiglio, un partito si è tanto identificato nelle scelte e nell'azione del suo leader come con Giovanni Spadolini. L'opera di Spadolini, e quindi del pri, è sotto gli occhi di tutti gli d italiani da quasi un anno, da quando, cioè, si è rotto per la prima volta 11 binomio, che sembrava indissolubile, dc-palazzo Chigi. A giudicare dai sondaggi di opinione e da altri umori, il pri, grazie soprattutto a Spadolini presidente, dovrebbe riscuotere alle elezioni di domenica suc¬ cessi molto lusinghieri. Msi e radicali — Hanno perso la grande battaglia del referendum e le loro rispettive «armi» si sono dunque spuntate proprio sul più bello. Palmella è tornato, con la tradizionale veemenza e generosità, ai temi che più gli stanno a cuore, dalla fame nel mondo alle marce per la pace. Pdup e dp — Il gruppetto di Magri si è battuto, con notevole efficacia, sul temi della crisi economica; quello di Capanna si era completamente legato ad un successo del referendum, ma la sua grande occasione è almeno rinviata. Luca Giurato

Luoghi citati: Capua, Italia, Roma, Trieste