Bitossi, a modo suo, come Fausto
Bitossi, a modo suo, come Fausto Nel Giro '64 che venne vinto da un altro francese, Anquetil Bitossi, a modo suo, come Fausto Tra la clamorosa impresa del Campionissimo nel 1949 e l'appuntamento del Giro 1982 sulle montagne italo-francesi della Cuneo-Pinerolo, c'è stalo nel Giro 1964 un altro luminoso intermezzo, sulle «strade di Coppi», che portò alla ribalta, per una cavalcata solitaria non lunga quanto quella di Fausto ma egualmente esaltante, un estroso scalatore toscano, Franco Bitossi. Anche allora c'era di mezzo un francese, il grande Anquetil. anticipatore di un ciclismo razionale, fatto più di sapiente regia lattica della corsa che non di exploits personali. Quella volta il Giro diede ragione ai furbissimo Jacques, il grande campione, seppur completamente diverso da Hinault. La corsa era approdata a Cuneo, proveniente da Alessandria, con Anquetil in maglia rosa, il giovane Fontona a 33", il torinese Zilioli ad l'22". l'altro piemontese Franco Balmamion a poco più di tre minuti e deciso a puntare tutto sulle sue montagne per capovolgere la situazione e creare le premesse per il suo terzo successo consecutivo nel Giro d'Italia, già vinto nel 1962 e nel 1963 in maglia Carpano. Bitossi era indietro in classifica: il suo «cuore matto», che gli permetteva a volte imprese esaltanti ed altre lo costringeva a sedersi ansimante su un paracarro a far passare la crisi, gli aveva offerto l'occasione per tre vittorie di tappa, due in volata e l'altra con uno sprint prolungato a breve distanza dal. traguardo di Livorno. Le bizzarrie del suo cuore avevano però impedito a Franco di restare a galla nella classifica generale. A Cuneo il toscano era a 12' da Anquetil, una posizione da gregario in libertà, insomma, tale da essere sfruttata sulle montagne se i «grandi», come sovente succede, si fossero limitati a controllarsi a vicenda. La corsa stentava ad accendersi, c'era stato soltanto, sul Colle della Maddalena, un improvviso scatto di Zilioli, che aveva scollinato per primo, ma Anquetil ed i suoi avevano risposto con tale disinvoltura da scoraggiare ogni ulteriore tentativo. Ed anche Adorni e De Rosso, gli altri uomini di classifica (per non parlare di Fontona) si erano ben presto rassegnati a correre in difesa. Bitossi ha colto l'occasione all'inizio del terzo colle, l'Izoard, proprio là dove, secondo le sue intenzioni, avrebbe dovuto lanciare la sua controffensiva Balmamion. Disse allora il piemontese (e lo ripete oggi, a 18 anni di distanza): -Forse avevo mangiato troppo per prepararmi all'attacco, mi sono sentito improvvisamente appannato ed ho capito di aver perso il Giro». Il toscano, invece, partito solo con l'intenzione di vincere il G. P. della montagna sull'Izoard, ci prese gusto, continuò la sua cavalcata solitaria «alla Coppi» dopo aver scollinato con 6'25" di vantaggio: arrivò in vetta al Monginevro con 7'10". diventati 9'50" a Cesana rispetto al gruppetto dei migliori. All'attacco del Sestriere, Anquetil, Zilioli e Adorni forzarono il ritmo e di questa brusca accelerazione fecero le spese soprattutto Balmamion e Fontona. Bitossi, lui. scavalcò l'ultimo colle con 3'55", un vantaggio più che sufficiente per proteggerlo nella discesa verso Pinerolo e condurlo al traguardo, con un vantaggio di l'58" su un drappello battuto allo sprint da Adorni. «Cuore matto», sia pure con le debite proporzioni — differenza di strade, di avversari, eccetera — aveva emulato Coppi, stando in fuga da solo, a scavalcare montagne, per più di 130 chilometri, alla media di km 30,354. E stavolta, a chi tocca? Gianni Pignata
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