Fratello laico indipendente di Remo Lugli

Fratello laico indipendente Come è cambiato il mondo della parrocchia negli ultimi anni Fratello laico indipendente Dopo il Vaticano II, sempre più numerose le comunità di volontari, che sottolineano qualche aspetto della vita o della dottrina cristiana - Un attivismo valido, ma molto eterogeneo, che talora preoccupa la gerarchia - I casi di Roma e Torino ROMA — A Splnaceto, in questo viaggio per le parrocchie italiane, scopro i «gruppi.. I laici li ho trovati a Torino. Milano, nel Bergamasco, ovunque numerosi, ovunque attivi. Qui li vedo suddivisi, appunto, in gruppi. E mi sento spiegare che in tutta Italia ci sono queste suddivisioni, a Roma però acccntuatissime. Parliamo prima di Spinacelo. Parrocchia di 8an Giovanni Evangelista. Siamo ancora in comune di Roma, oltre l'Eur, in prossimità della Pontina. Una parrocchia enorme, 30 mila abitanti. La borgata è nata a partire dal 1969. Grandi palazzi abitati da famiglie di impiegati, uomini delle forze dell'ordine, dell'esercito. Una specie di dormitorio. Qualche negozio, la metropolitana non distante, un gran pendolarismo con Roma. La parrocchia è tenuta da sei preti della Congregazione dei figli dell'Amore Misericordioso, la quale ha anche finanziato la costruzione della chiesa, molto bella. Parroco, don Ottaviano Bianchini. Ogni sacerdote ha un proprio campo di attività: preparazione al battesimo, al matrimonio alla prima comunione, giovani, ammalati, adulti. E ognuno si è formato un'equipe di laici, una ventina per ogni tipo di pastorale. C'è un grande fervore di iniziative. Si fanno incontri con i parrocchiani negli stessi palazzi, una volta in una abitazione, la volta successiva in un'altra. C'è aria da prima linea: preti e laici vanno all'assalto, non mollano la presa. Per i bambini che devono fare la prima comunione, ad esempio, si fa, per un anno, un incontro settimanale con i genitori e due con i bimbi. «D'ora in avanti — dice don Bianchini — intendiamo fare questi incontri per due anni. Stiamo tentando una catechesi permanente, vogliamo che la gente riscopra la fede, si coinvolga'. Si fanno campi-scuola, gite, cineforum, tavole rotonde, in¬ contri coniugali, si organizzano ritiri di tre giorni in case religiose a Frascati durante i quali, per dlciotto ore al giorno, si sviscerano 1 temi fondamentali dei sacramenti. SI, tutto bene, con un «ma». Appunto: ma ci sono i gruppi. In questo grande, fervoroso ambito della parrocchia di Splnaceto ci sono i catecumeni, addirittura in quattro comunità, i carismatici, i «cursillos», quelli della ■■comunità d'amore», i catechisti, gli scouts, ecc. Dice 11 parroco: •E'una'ricchezza. — Poi scuote la testa, esita e aggiunge: — Ma il mio fegato Spiega che ogni gruppo cerca di fare da sé, di non confrontarsi con gli altri, di vivere isolato. .Vogliono addirittura una messa per loro conto. Io devo mediare, devo cercare di convincerli ad aprirsi, ad essere un tutt'uno con la parrocchia». 'Vado a parlare di questo problema con mons. Clemente Riva, vescovo ausiliare che sovrintende a una delle cinque suddivisioni della diocesi di Roma, la Roma Sud, con 50 parrocchie, fra .cui quella di Splnaceto. Lo (rovo amareggiato, preoccupato. Mi spiega che il fenomeno dei gruppi, accentuatissimo a Roma, è diffuso in tutta Italia. A Milano, mi dice, la diocesi non concede più la validità del precetto festivo alle messe del sabato per i gruppi, là numerosissimo quello di Comunione e Liberazione, onde evitare che continuino ad isolarsi. Mons. Riva passa in rassegna alcune di queste comunità nate nel seno della chiesa, a volte con Interessi anche politici. Comunione e Liberazione, con a capo don Luigi Oiussani di Milano, approvata dalla 8anta Sede, ma nell'approvazione c'è U richiamo ad ascoltare il vescovo, a mettersi in comunione con le altre esperienze cristiane. I Carismatici, che fanno capo al cardinale Suenens di Bruxelles, rappresentati a Roma da padre Domenico Grasso del¬ l'Università Gregoriana. I Pocolarini, capeggiati da Clara Lubich, laica, trentina. I Neocatecumenall, guidati da un laico spagnolo. Calco. •In questo modo — dice mons. Riva — il problema del laicato diventa difficile, perché non sempre i componenti dei gruppi si prestano a un servizio parrocchiale disinteressato. Accettano, ubbidendo prima di tutto ai loro supeiori e non al parroco e se possono svolgono un lavoro che è dentro la loro esperienza. Seguono cioè degli itinerari, delle catechesi imposti da loro schemi che sono diversi dalle proposte dell'episcopato. Non sono al di fuori del Cristianesimo, ma ne vogliono puntualizzare delle' visioni sotto un taglio particolaristico anziché generale». A Roma si calcola che questi gruppi o •esperienze» (associazioni, comunità, movimenti, ecc.) siano dal cinquanta ai sessanta. L'episcopato ha cercato di formare una consulta che li raggruppi tutti per vedere di cavarci fuori qualcosa in comune. Ma si è rivelato un compito difficile perché ognuno vuole es-i sere protagonista. Ci sono regioni quasi indenni e sono le più povere, nel Sud. A Torino, secondo l'ultimo annuario della diocesi, risultano esserci almeno una sessantina di «esperienze» aggregate a livello diocesano, ma molte anche coordinate a livello nazionale. Dice mons. Franco Peradotto, vicario generale e incaricato per i movimenti ecclesiali: -Noi ci incontriamo periodicamente, ogni due mesi, perché i vari movimenti si informino tra loro circa le rispettive attività e soprattutto perché affrontino un tema comune. Quest'anno è stato l'enciclica "Laborem exercens" di Giovanni Paolo II e l'inchiesta sulla religiosità del mondo del lavoro. Sembra esserci abbastanza volontà di coordinamento e di ascolto reciproco. Il problema maggiore è costituito da quei gruppi che al proprio interno hanno anche dei non credenti, che però scelgono la solidarietà come stile e come impegno anche se per essi non mutuata dal Vangelo». Perché questo fenomeno del gruppi? Secondo mons. Riva sono nati dopo il Concilio Vaticano II (1962-65) per reazione contro la lentezza delle parrocchie ad assimilare ed attuare le direttive del concilio stesso. •Certo, per un gruppo, che è piccolo, ed ha omogeneità, può essere facile il cambiamento di rotta; ma la parrocchia ha da far fronte ad una realtà pastorale molto complessa, non può essere cosi malleabile. Tuttavia non si può negare che questi gruppi possano portare anche dei frutti. Certe persone, attraverso queste esperienze hanno ritrovato la fede. Il pericolo è che nel loro cammino si fermi no in queste prospettive uni laterali invece di ampliare la visione religiosa nella globalità del cristianesimo». Remo Lugli (3 - Continua)