La strage di piazza Fontana torna in aula di giustizia?

La strage di piazza Fontana torna in aula di giustizia? Da oggi la richiesta discussa dalla Cassazione La strage di piazza Fontana torna in aula di giustizia? ROMA — Piazza Fontana tredici anni dopo: può avere ancora senso, dopo tanto tempo, riaprire un processo che solo quindici mesi fa si era concluso, a Catanzaro, con una sconfortante raffica di assoluzioni? Il procuratore generale calabrese ritiene di si: fatti, organizzazioni, personaggi venuti alla luce solo negli ultimi tempi potrebbero consentire una rilettura molto più penetrante dei monumentali atti del processo. Per motivi opposti, anche 1 difensori 41 Freda, Ventura, Valpreda, Merlino chiedono un nuovo processo; vogliono rendere ai loro assistiti piena giustizia. Dei ricorsi, la Corte di cassazione comincerà ad occuparsi da questa mattina. In realtà, anche in caso di una decisione negativa da parte della Suprema Corte, completamente esaurita l'Inchiesta su piazza Fontana non si potrebbe considerare: a Catanzaro (nonostante le assoluzioni in appello, nonostante l'identico verdetto delle Camere sui politici di cui si chiedeva l'incriminazione per falsa testimonianza) è in corso una ennesima indagine, la quinta. Il p. g. di Catanzaro, Domenico Porcelli, è convinto che all'eterno nodo dell'inchiesta sulla strage — quello delle complicità e delle «coperture» fornite da alcuni apparati dello Stato — ci si possa finalmente avvicinare usando una nuova chiave di interpretazione. A dimostrare connivenze e appoggi, che pure erano stati* chiaramente intuiti, la pista nera non è bastata, né mai ha potuto trovare convincente dimostrazione la tesi della «strage di Stato». Ma negli ultimi mesi altre indagini hanno rivelato l'esistenza di una struttura di potere che non era né espressione dello Sta to, né movimento politico: la Loggia P2. Ricostruendo, in dietro nel tempo, le sue rami ficazionl, secondo l giudici di Catanzaro si potrebbe giungere finalmente alla prima, convincente spiegazione delle trame che precedettero e se guirono la strage della Banca dell'Agricoltura. E' chiaro che i nuovi accer tamenti decisi dalla magistratura calabrese acquisteranno un senso solo se la Cassazione li riterrà meritevoli di appro fondimento. Esiste anche un'altra, remota possibilità: quella che la Suprema Corte sospenda il giudizio proprio in attesa che da Catanzaro giungano riscontri più consistenti. Ma in una vicenda che si trascina ormai da tredici anni, attraverso sei processi e centinaia di udienze, la scelta di non decidere sarebbe, da parte della Cassazione, davvero grottesca Secondo il procuratore generale calabrese e le parti civili, assolutamente immotivate sono le assoluzioni dei principali imputati. L'« insufficienza di prove» che nel marzo dello scorso anno è valsa a Freda, Ventura, Giannettini e Valpreda l'assoluzione dall'accusa di strage, non sussiste sempre a suo parere. Gianadelio Maletti e Antonio La Bruna, ufficiali del Sld condannati per favoreggiamento nei confronti di Giannettini. avrebbero poi dovuto, a giudizio del p. g.. essere ritenuti colpevoli anche di falso. Con questi rilievi si incrociano quelli del difensori. Per gli avvocati Guido Calvi, Fausto Tarsitano e Marco Janni, Pietro Valpreda non può essere assolto solo con formula dubitativa dall'accusa_di strage, né può essere condannato (quattro anni e mezzo) per una «associazione per delinquere» imputata ad un gruppo, «Il XXII marzo», riconosciuto estraneo agli attentati del 12 dicembre 1969. Per Mario Merlino, il presunto infiltrato tra gli anarchici, gli avvocati Lo Masto e Armentano Conte chiedono egualmente "l'assoluzione con formula piena. Condannato all'ergastolo In primo grado, assolto in appello dall'accusa di strage (pur dovendo scontare 15 anni per associazione sovversiva). Franco Freda, a giudizio dei difensori Pietro Moscato e Marco Mazzucca, dovrebbe essere invece prosciolto «per non avere commesso il fatto». Identica è la richiesta del difensore di Giovanni Ventura, Ivo Reina. Per Guido Giannettini, l'ex agente «Z». alla stessa conclusione gli avvocati Fassari ed Addamiano giungono seguendo un ragionamento diverso. Secondo loro il giornalista non svolse mai un ruolo di rilievo nel gruppo del fascisti, ma si limitò a controllare le trame di Freda e Ventura^ AsrnAppglCnrAgtpZQBCCsM2mCnngrtlFrtordCatrnsvFlsDccdSs6Vp

Luoghi citati: Catanzaro, La Loggia, Roma