Per il mare e per Caprera

Per il mare e per Caprera L'IMMAGINE AUTENTICA DELL'EROE DEI DUE MONDI, A CENTANNI DALLA MORTE Per il mare e per Caprera Come un eroe antico, solo nell'«aggrapparsi ad alcuni alberi di nave, e scorrazzare l'oceano» il generale placava la sua ansia di libertà - Il rapporto singolare che lo legò all'isola è una delle pagine più suggestive del Risorgimento «Una rivoluzione navigante». Cosi Alessandro Hcrzen, il 5rande rivoluzionario russo, efinì la parabola di Garibaldi, prendendo spunto dall'amore del generale per il mare e per Caprera. Aggiungendo: ^Pronta ad attraccare a questa o a quella sponda, indipendente e irraggiungibile*. Oggi che le celebrazioni Sr ilcentenario dell'Eroe dei je Mondi toccano il loro culmine proprio a Caprera, nelle stesse ore di cento anni fa in cui il generale spirava, in quel clima di leggenda che si era già acato in vita, la mente risale al rapporto singolare e complesso fra Garibaldi e Caprera, una delle pagine più suggestive, anche se apparentemente più scarne, del Risorgimento. La vita di Garibaldi è legata al mare, perché solo nel mare si placava la sua ansia di libertà: di una libertà che rifiuta traguardi definitivi e si nutre di sempre nuove e sempre diverse inquietudini. Quasi un eroe dell'antichità. A qualcuno potrebbe venire in mente Ulisse, ad altri forse più propriamente «una figura dell'Eneide» come ebbe a dire Hcrzen. «Che c'è di meglio della mia idea? — sarà una confidenza di Garibaldi a Herzen —: che c'è di meglio che aggrapparsi ad alcuni alberi di nave, e scorrazzare l'oceano, temperandosi nella dura vita di mare, nella lotta con gli elementi, col pericolo.-*». L'isola, che ha rivendicato così orgogliosamente il titolo di primogenitura per le celebrazioni del centenario (ma qualcosa di simile avvenne anche cento anni fa, una polemica fra Roma e Caprera dominata da Crispi, a proposito dei monumento nazionale da erigere in memoria del generale), T'isola, dicevo, non accompagnò l'intera parabola dell'eroe, rappresentò una conquista dettz sua maturità, quasi un punto d'approdo. li primo contatto di Garibaldi con Caprera risale alla fine del settembre 1849, quando il generale reduce dallo scampo di San Marino, dopo la ritirata nelle Romagnc, arriva nel territorio di Tunisi, dove è respinto dal governo di quel Paese, the impedisce lo sbarco dalla nave piemontese destinata a condurlo in esilio. Gari- baldi piega allora sulla Maddalena, dove giunge il 26 settembre, sorvegliato speciale in attesa di disposizioni da Torino. Le disposizioni, equivalenti all'allontanamento dal Regno sardo, giungeranno solo a metà ottobre: in quel quasi mese di soggiorno il generale assaporerà la serena quiete dell'isola, l'ospitalità degli abitanti, trascorrerà giornate a pesca, a caccia, al giuoco delle bocce. Conoscerà nuovi amici, antichi patrioti, come la famiglia Susini. ** Sarà un dolce e affettuoso ricordo che non lo abbandonerà mai. Rientrato dall'esilio, l'esilio che lo aveva condotto a fabbricare candele insieme con Mcucci a New York, proprio nel 1855, l'anno della guerra di Crimea, Garibaldi farà vela verso la Sardegna, deciso a percorrere la Gallura, a trovarvi «un punto di stabilimento, per passarvi alcuni mesi etinverno, o forse abitarvi definitivamente, se trovo un luogo adatto*. A Capo Testa, nelle vicinanze di Santa Teresa di Gallura, il gcnctale inquieto e scontento crede di trovare il terreno adatto, versa addirittura la caparra. Saranno gli amici della Maddalena a sconsigliarlo, per motivi di sicurezza per sonale — la zona è desertica, troppo prossima alla Corsica il banditismo imperava anche allora — e a orientarlo vaso Caprera. Su preciso mandato, Pietro Susini acquista in due fasi metà dell'isola e nella primavera del '56 Garibaldi, affascinato dalla natura vagine di quella terra «omerica», t già impegna to a tagliare querce e corbe* zoli, a creare lo spazio per la costruzione: prima la minuscola casetta, poi l'edifìcio in legno prefabbricato destinato ai figli, infine nel 1859 la casa vera e propria: dopo anni di non facile convivenza con Collins, proprietari di parte dell'isola, Garibaldi avrà 1 intera proprietà grazie al dono di Emma Roberts, la genti Idon na inglese costantemente innamorata di lui. Ho già sottolineato, in una recente trasmissione, televisiva, che Garibaldi fu certo più grande come condottiao che come poeta. Basterebbe ripensare a questi versi dedicati a Caprera:. «Sulle tue cime di era- nito io sento / di libertade fau- ra, e non nel fondo I corruttor delle reggie, o mia selvaggia, / dsolitaria Caprera» L'isola appariva al generale quasi come un luogo di innocenza, di paradiso perduto. Isola «non infetta da servili», abitata da gente «ruvida* ma altera e «disdegnosa di piegar le ginocchia*; asilo «ove né schiavo nf tiranno alberga», dove tutti vivono e operano su un piano di effettiva eguaglianza. Caprera assurge a simbolo della contrapposizione garibaldina alla realtà dell'Italia ufficiale e costituita. Quasi il punto di riferimento dell'iniziativa rivoluzionaria contro quella regia, quasi il simbolo della rivoluzione popolare contro il compromesso dinastica Non a caso proprio all'etica di Caprera sono collegate pa- tine fondamentali nella storia ci Garibaldi democratico popolare, da Aspromonte Mentana. Come ignorare che dopo la morte di Cavour, dopo la proclamazione del Regno d'Italia, l'Italia ebbe due capitali, Torino e poi Firenze da un lato, Caprera dall'altro? A Caprera si volge tutta quella democrazia che non si riconosce compiutamente nella soluzione unitaria ma che neanche segue Mazzini nel suo «no» orgoglioso e pregiudiziale all'unita sotto bandiera sabauda. Si volgono a quel faro le società anticlericali, i circoli del libao pensiero, le le She artigiane, tutto quel mori o pullulante di favori umanitari e universalistici che poi costituirà — attraverso la lunga parabola del Garibaldi poli tico — la «Lega della democrazia» destinata a formarsi alla fine degli Anni Settanta e a rappresentare il nucleo otigi nano del partito radicale "di Cavallotti. Caprera: singolare capitale. La capitale da cui parte il piccolo vapore Tortele che sbarca improvvisamente Garibaldi Palermo e lo porta all'insanguinata impresa di Aspromonte, nell'estate del 1862. La capitale da cui muove cinque anni più tardi in condizioni àncora più drammatiche l'avventura straordinaria destinata a culminare nel «via» alla pa- da pesca San Francesco, «ì nella costa settentrionale della Sardegna, dietro i monti della Gallura, in vista di pre- parare i dolorosi epiloghi di Mentana, nel novembre 1867. «La democrazia a Caprera»: così Mario Pannunzio intitolò tanti anni fa una delle mie I«untate della stotia del radicaismo oscillante fra Garibaldi e Cavallotti, quando la raccontai ai latori del Mondo all'inizio degli Anni Cinquanta (e precisamente il 17 febbraio 1951). j Un mondo di valori si incarnò a volta a volta nell'isola da cui il generale ancora partirà, alla fine del 1870, per portare la sua spada in soccorso alla Repubblica francese albeg Siante a Digione sulle rovine ci Secondo Impero. Quel mondo sarà riassunto nel compendio garibaldino, che toccherà a me inaugurare sette anni fa, come ministro pa i Beni Culturali del bicolore Moro-La Malfa, nella nuova e più raccolta veste. ** Il rinnovato compendio ga ribaldino, dove oggi sosterà il Presidente della Repubblica — specchio della tradizione risorgimentale in cui si intrecciano, nonostante i loro contrasti, le ombre di Garibaldi di Mazzini — obbedisce alle regole di disaezionc e di severità che sole sono capaci di re stituirci intera, contro tutte le deformazioni e gli stravolg menti, l'immagine autentica dell'Eroe dei Due Mondi. In quelle stanze l'eroismo del liberatore si fonde con la malinconia del cittadino. Le testimonianze del deputato, poco diligente ma appassiona to, ritornano sullo sfondo d una vita irripetibile. Il lontano tocco della «Casa Bianca» d Washington riesce ad essere più forte delle suggestioni dei richiami delle pampas suda maicanc. F il Garibaldi umano, che torna ad essere amato da tutti, oltre l'oleografìa, oltre l'agio- {[rafia. Come combattente per a patria, nell'amore di tutte le patrie. Univasalismo democratico, nel senso più alto. Dirà Carducci: «Il dio della patria, ma mescolato in amore con unafata del settentrione». Giovanni Spadolini Marzo 1871. Garibaldi a Caprera, in una caricatura di Lausrin