Nel duemilatrenta saremo quattro miliardi in più con tante risorse in meno

Nel duemilatrenta saremo quattro miliardi in più con tante risorse in meno Il futuro del nostro pianeta DATO come inevitabile il raddoppio della popolazione mondiale entro il prossimo cinquantennio, un evento cui sarebbe appropriata la qualifica di catastrofe (se non gli mancasse l'istantaneità), qualcuno si domanda se e come si possa trovare luogo e nutrimento per questa nuovissima umanità: cioè per i quattro miliardi di creature umane, che stanno per aggiungersi agli altrettanti che già abitano questo pianeta. A partire dalla comparsa della specie (forse un milione di anni fa; ma ogni nuova stima tende a farne recedere l'origine), il primo miliardo di uomini fu raggiunto nel 1800, l'anno della battaglia di Marengo e della pila di Volta. Un altro miliardo si trovò aggiunto al primo nel 1930; il successivo raddoppio (a quattro miliardi) si ebbe pochi decenni appresso (nel 1975). Se le stime sono giuste, dovremmo attenderci il terzo raddoppio (a otto miliardi) verso il 2030. Tal che un uomo d'oggi, non più giovanissimo, un sessantenne poniamo, può gloriarsi di avere fatto parte, non già del primo miliardo di uomini, ma si del secondo e poi del terzo e anche del quarto, mentre porta fin che camperà il contributo di una unità al raggiungimento del quinto e forse del sesto miliardo. Motus in fine velocior, dunque; ma ci sono segni di un rallentamento. Tanto che un quarto raddoppio (a 16 miliardi) viene escluso, per la prevista impossibilità del nostro pianeta di contenere tanta gente e nutrirla; per l'avvelenamento dell'ambiente che si accompagnerebbe a tanta popolazione; per l'esaurirsi delle materie, prime; per il crescere delle megalopoli, già al presente angoscianti: senza contare quel che può sopravvenire di altre catastrofi (guerre nucleari, epidemie, fino alle glaciazioni), a vanificare o prevenire la catastrofe demografica. Pensano gli studiosi che si perverrà alla crescita ze-ro globale, raggiunti che siano i dieci o dodici miliardi. ■ .-• Benché non sia rallegrante la fatica di •squarciare il velame del futuro», c'è chi vi si prova, immettendovi un ragionato ottimismo. Cosi fanno i due autori di un leggibilissimo volume, Umberto Colombo, presidente del Cnen, e Giuseppe Turani, giornalista e saggista, i quali cercano di estrapolare verso l'avvenire, con una diligente rassegna, i fattori essenziali, soprattutto tecnologici, dello stato presente del mondo. Il medesimo intento è manifesto, in un'altra ben documentata opera del biologo inglese C. H. Waddington. Anche qui la somma dei problemi in cui siamo immersi è analizzata nelle varie componenti: la crescita demografica in primissimo luogo, la produzione di alimenti, la disponibilità di energia, l'inquinamento. C'è da essere grati agli autori, per avere affrontato quei temi, con animo costruttivo. Ma, su tanta materia, si possono fare previsioni attendibili? I vari fattori in gioco sono còti interconnessi, che il velame, anziché essere squarc*;1. to, si fa più fitto, insieme con molti interrogarvi. Posto che alla crescita demografica contribuiscono soprattutto i Paesi poveri, quali ne saranno le conseguenze politiche e sociali? Come sarà modificato il mondo del lavoro dall'invasione (in atto) dei robot? Come ci aiuterà (oppure sommergerà) il presente dilagare dell'informatica, che tanto potere ha aggiunto a chi può e sa adoperarla? Visto che la produttività agricola dipenderà soprattutto dall'acqua, quale effetto avrà sulla disponibilità idrica la promessa ab-, bondanza di energia, conseguente alla fusione nucleare? E se il reattore a fusione si rivelasse impossibile? E che cosa ci regalerà, di benefizi o di mostri, quell'ingegneria genetica, che pure dà segni — tramite i suoi cultori — di avere paura di se medesima? Non ci sembra che gli autori propongano vere e proprie soluzioni; piuttosto, essi tentano di metterei sotto'occhio lo stato delle cose, con il pensiero volto a quel futuro con cui dovranno vedersela i giovani d'oggi. Quelle loro angosce già, in parte, noi le stiamo vivendo. Coloro che, al presente, operano nel mondo della politica e dell'economia potranno orientarsi meglio, se non disdegneranno di leggere libri come questi. Didimo U. Colombo e Q. Turani, Il secondo Pianeta, Mondadori, 275 pagine, 9500 lire. C. H. Waddington, Per II futuro, Mondadori, 382 pagine, 13.500 lire. Illustrazione di Saul Sieinberg Nel duemilatrenta saremo quattro miliardi in più con tante risorse in meno

Persone citate: Giuseppe Turani, Mondadori, Saul Sieinberg, Turani, Umberto Colombo, Volta, Waddington