Oggi possiamo credere soltanto in un dio sconfitto

Oggi possiamo credere soltanto in un dio sconfitto Quinzio discute il «ritorno al sacro» Oggi possiamo credere soltanto in un dio sconfitto PARLARE di Dio, fuori delle mura delle chiese, sembra di —.—nuovo possibile.-Negli Anni 60 c'è riuscito il vescovo anglicano Robinson col suo acuto e fragile Honest lo God (Dio non è cosi per il traduttore italiano), e ora sembrano riuscirci monsignor Bettazzi con Ateo a diciotto anni? e Sergio Quinzio col Silenzio di Dio, per tacere del ponderoso Dio esiste? di Kung, uscito qualche anno fa. Quattro libri e quattro uomini, diversi nella storia personale e nell'impostazione teologica. Il problema religioso non è in eclissi, certo, però, è al centro di un conflitto: il conflitto delle interpretazioni. Dire «sacro», dire «Dio», non basta; bisogna vedere di quale sacro e di quale Dio si parla. A Quinzio il merito di ricordarcelo con assoluta chiarezza e con la consueta libertà di linguaggio. Il ritorno del sacro, egli scrive, non è che il conseguente radicale abbandono della prospettiva cristiana, fallita sia nella sua traduzione ecclesiastica che nella sua rilettura laica. Il cristianesimo, infatti, è nella sua essenza profonda qualcosa di totalmente diverso dal culto della natura e dalla venerazione del divino, cosi cari alla religiosità del L'arcangelo Michele e il diavolo (sec. XIII) mondo greco e alla mistica orientale. E' attesa e speranza nella salvezza promessa da un Dio che si rivela nella storia e fa suo il destino di sofferenza e di gioia degli uomini, fino a parlare di resurrezione dei morti e di cancellazione di ogni male. Proprio dalla riflessione sull'assenza di prospettive salvifiche nella storia e dalla massiccia presenza in essa del male, Quinzio osserva, vengono le principali ragioni per negare valore alla fede cristiana. Egli riconosce a queste ragioni una forza decisiva, in grado di scuotere la sicurezza di ogni credente, anche la sicurezza di chi ha fatto del proprio ateismo uno scudo dietro cui difendere l'illusione che l'uomo sappia creare, con'l'arte politica e il proj gresso scientifico, uh mondo di pace e di benessere. La fiducia laica nell'uomo e nel suo storico cammino verso una società terrena, libera dal male e libera anche da Dio, egli osserva, è solo l'ultima trasformazione secolare dell'attesa apocalittica di una città celeste perfetta e senza lacrime. Solo chi resta attaccato tenacemente alla fede in un Dio, che vuole salvare l'uomo e che per questo conosce la Croce, si fa veramente carico dello scandalo del male e continua a porre domande serie sul senso della vita e della storia. Questo, però, obbliga a riaprire 11 discorso sul nostro modo di pensare Dio. Un «Dio sofferente» è quanto il teologo, e non solo il teologo, può ancora pensare, dopo Auschwitz e dopo duemila anni di cristianesimo sempre più stemperato. Un «Dio sconfitto», egli conclude, è un Dio in cui si può ancora credere, perché •questo fede disperata è per noi l'unica vera alternativa alla disperazione del cinismo e del nulla». Aldo Bodrato Sergio Quinzio, Silenzio di Dio, Mondadori, 140 pagine, 9000 lire.

Persone citate: Aldo Bodrato, Bettazzi, Kung, Mondadori, Quinzio, Robinson, Sergio Quinzio