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ydrammaturgo ydrammaturgo La letteratura giapponese oggi: intervista a Shuichi Kato, professore a Tokyo e critico dell'«Asahi» Il samurai scrive best-se Il centenario joyciano favorisce la pubblicazione degli scritti inediti per l'Italia. Dopo le «Epifanie», e in attesa dell'intraducibile «Finnegan's Wake», di cui la Mondadori preannuncia un saggio di traduzione, ecco ora in arrivo il testo completo di «Exiles», la sola opera teatrale dello scrittore di «Ulisse». La pubblica Studio Tesi, una giovane, agguerrita casa editrice di Pordenone, che si sta creando uno spazio nella ricerca di opere rare, ma destinate a un lettore sicuro. Il testo, tradotto da Ornella Trevisan, si presenta con una prefazione di Masolino d'Amico. TOKYO — In un giardino alla giapponese, con un letterato giapponese, conversiamo di scrittori giapponesi. Tentiamo insomma una •immersione totale», otto fusi orari lontani dall'Italia, qui nella sorgente di quella letteratura nipponica improvvisamente scoperta dall'editoria italiana, per avere qualche giudizio, qualche elemento di comprensione dietro la tentazione della «moda» culturale. Il giardino in cui mi trovo è quello di un club raffinato, la «International House of Japan», abbastanza cosmopolita per soddisfare la fama di mondo che agita tutti gli intellettuali locali, ma abbastanza caratteristico nella sua. .astratta, denaturata bellezza per rispondere al bisogno giapponese del «me¬ ss ■ A % fi* tafisico». La persona con cui parlo è uno dei massimi studiosi di letteratura, docente universitario alla prestigiosa -SopiiSa University», critico del maggior quotidiano di Tokyo, l'enorme Asahi (12 milioni di copie al giorno), e autore, fra molti saggi, di una importante « Storia della letteratura giapponese*. Ha 63 anni, il suo nome è Shuichi Kato. — Prof. Kato, perché secondo lei questa «scoperta» italiana dei vostri scrittori? « Una prima spiegazione — risponde in un inglese impeccabile — è ovvia: sono lavori per voi nuovi, grazie alla lunga e tenace ignoranza degli autori giapponesi, e sicuramente diversi. Si sa che il nuovo e il diverso sono sempre ottime motivazioni per le case editrici. Una seconda ragione è nel fatto che la scoperta non è solo italiana, ma di tutto l'Occidente, dall'America alla Germania, quindi anche l'Italia riflette una tendenza generale. Infine, la penetrazione dei prodotti giapponesi nella vita quotidiana degli europei doveva necessariamente suscitare interesse, o anche solo curiosità, nella cultura e nella mente collettiva che stanno dietro ai televisori, agli orologi e alle macchine fotografiche.. — De Gaulle diceva che •l'intendenza avrebbe seguito la fanteria che avanzava». In questo caso è la cultura che segue le truppe d'assalto commerciali? •Anche in Giappone è successo lo stesso, quando cento anni fa i gruppi dirigenti decisero di aprire il Paese alle influenze tecnologiche esterne, dopo secoli di isolamento, e senza che nessuno lo avesse deciso arrivò anche l'influenza culturale dell'Occidente. In un certo senso, vi restituiamo il favore.. — Che dice, professor Kato, delle scelte fatte in Italia, del nomi tradotti, come Tanizaki o soprattutto Mishima? •Mishima?.. Il nostro interlocutore riflette, cerca con fatica le parole, come fanno sovente i giapponesi quando sono costretti a dare risposte brusche e non gradevoli. mMishima è l'espressione del bene e del male, forse più del male, che c'è nel mondo letterario giapponese post-bellico. Un romanziere the ha avuto dietro di sé la spinta commerciale tipica del nostro Paese nel dopoguerra, e forse all'estero piace perché scrive quello che gli occidentali si immaginano debba essere il Giappone. Ma diciamo pure che nella vera tradizione culturale Mishima non ha rodici solide.. — Mi sbaglio, o non le piace? «Dico soltanto che la sua importanza e la sua influenza nella storia della letteratura giapponese sono, come dire..... — Effimere? .Ecco, si, trascurabili, senza molto futuro.. — Eppure Mlshima si è suicidato, alla maniera dei samurai, nel. 1970. Non è questo un esempio di tradizione vissuta fino in fondo? «TI suicidio di Mishima agli intellettuali giapponesi è parso un gesto più teatrale che profondo. Un samurai da teatro, magari vissuto.. — E Tanizaki? •Junichiro Tanizaki è diverso. Insieme con altri classici moderni, come Mori Ogai o Natsume Soseki, Tanizaki è nel pieno della cultura migliore, davvero tradizionale e classico. Ha raccontato i drammi, la realtà della classe media presa nelle due guerre. Ha esplorato regioni nuove, come la sessualità nei giovani, negli omosessuali, nei vecchi. I suoi libri sono esteticamente molto importanti e insieme molto leggibili Pagine di questi autori che ho citato sono in tutte le antologie per le scuole e hanno una importanza diretta nella formazione di ogni giapponese.. — In Italia é uscito proprio In questi giorni Endo, lo scrittore cattolica E' un autore che conta o è stato scel- to solo per la sua fede religiosa? •Per nulla. Al contrario, Endo è uno scrittore molto importante nella nostra storia culturale. E' popolare e facile da leggere, con la sua vena umoristica, e questo non guasta mai. Poi, soprattutto, egli riesce a raccontare, attraverso il confronto fra due diversità culturali, ■profonde quali it cattolicesimo e il nostro shinto, come funziona la mente giapponese, come reagisce insomma la nostra "mente tradizionale" posta di fronte a fatti nuovi e poco comprensibili. E' un meccanismo attualissimo, anche nella società contemporanea, costretta a misurarsi con la modernizzazione e le influenze occidentali.. — Mi accorgo che non abbiamo mai nominato Kawabata, il solo Premio Nobel giapponese per la letteratura. E' un'omissione casuale? «Dopo i televisori, gli orologi, le macchine fotografiche, l'Italia, come tutto l'Occidente, scopre la nostra cultura» p«Mishima? E' l'espressione del bene e del male, forse più del male. Tanizaki? Ha raccontato i drammi della classe media tra le due guerre, ha esplorato regioni nuove» -1 «gatti grassi» del mercato librario e i fermenti dei giovani « Un grande poeta minore. Kawabata si muove nei suoi romanzi e nelle sue novelle in un mondo di piccole cose, di piccole impressioni sensuali, la descrizione della pelle di una donna fredda e levigata come una' tazzina da thè, il tocco caldo della mano di una geisha nel gelo dell'inverno, e in questo è grande, niùlto giapponese* Ma'dà questo'micro-universo non sa mai uscire per tradurre la piccola sensualità nel linguaggio della grande, universale vicenda umana. E' tutto levigato, tutto bellissimo e tutto insignificante. Limitato come un Faulkner che non fosse mai cresciuto.. E aggiunge in un inatteso, ma perfetto italiano: .Quello di Kawabata è un paradiso, ma un piccolo paradiso.. — Come spiega il Nobel, allora? -Mi scusi, ma questo glielo dovrebbe spiegare la commissione svedese. Probabilmente, visto che Tanizaki, molto più grande, era già morto, e il Giappone non aveva mai vinto un Nobel per la letteratura, Kawabata andava benissimo. Oltre tutto, lui era stato già tradotto in inglese, e il fatto che ì commissari del Nobel siano , r^i&citì^^ggerlfi^depe rijwer- — Ci suggerisca lei, professore, un nome importante e ancora sconosciuto all'Ovest .Un'autrice, una donna: Yuriko Miyamoto, figlia di una famiglia di classe medio-alta, divenuta comunista attiva tra le due guerre, che ha raccontato nei suoi romanzi l'avventura, a volte il dramma, di essere comunisti, e per di più donne, in Giappone. Credo che per un lettore europeo i suoi libri sarebbero di grande interes¬ se e avrebbero un notevole successo.. — A proposito di successo, in Giappone si può campare scrivendo solo libri? • Oh sì, e anche bene. Non tutti, certo, ma ci sono un migliaio almeno di autori che non hanno bisogno di altre stampelle, né docenze, né collaborazioni ai giornale per vivere comodamente., j — Quante copie servono per fare un «best-seller.? •Parliamo di 500 mila copie, qualche volta un milione.. — E su quali argomenti? .Oggi, di tutto. Anche le atrocità dell'esercito giapponese in guerra, come dimostra il successo di un recente saggio. Il diavolo sazio, di Morimura Seiichl. Vent'anni fa, la proporzione del mercato librario era di nove a uno in favore della "fiction" sulla saggistica. Oggi siamo quasi al 50 per cento e negli ultimi anni si è visto il "boom" dei libri "how to do...", cioè del "come fare per...": imparare l'inglese, cuocere il pesce, fare carriera in aìsn&a, fare soldi..... — ...fare all'amore? • No. per quello purtroppo-, ci sono valanghe di riviste specializzate.. — E' difficile pubblicare un libro, in Giappone? •Per nulla, a condizione che si accettino tirature ridottissime, tre o quattromila copie, con piccole case editrici. Ormai assistiamo a un fenomeno di polarizzazione acuta dell'editoria. Vanno bene le ce se editrici colosso-' li, come la Shogakkan, ] Shueisha, la Kodunsha, cto)' , puntano sul nomi-disucotìm so, si creano premi letterari su misura, e stimolano una domanda artificiale con campagne pubblicitarie a tappeto, oppure le piccolissime con tre o quattro dipendenti fissi, diffusione ridotta, costi e profitti limitati, diritti d'autore inferiori al 10 per cento, normale in Giappone. Le case di mezza taglia, con tre o quattrocento dipendenti, sono quasi tutte _ nei guai-. — Nomi grossi, diceva. Chi sono gli autori da un milione