Non si ride: morti a go-go

Non si ride: morti a go-go Cannes, 35° Festival del cinema: schemi macabri] contro intellettuali all'italiana Non si ride: morti a go-go Nei film predomina lo stile con il colpo di scena luttuoso DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CANNES — E' inutile che le divette con il petto al silicone si lascino fotografare protese e sinuose come una «s» maiuscola. E' inutile che i finti hippies attacchino con le loro improvvisate band il repertorio degli Anni Trenta. Sul lungomare della Croisette, battuto dal sole e dal Mistral è assolutamente vietato divertirsi e anzi perentoriamente consigliato addolorarsi: nei film in concorso e in mercato predomina l'idea della morte, ecco tutto. Il momento fatale ha morbosamente ispirato la maggior parte dei registi che non rinunciano al luttuoso colpo di scena. Le combinazioni — morte descritta e annunciata, morte anticipata e rinviata, morte individuale e collettiva detta strage — s'intrecciano secondo le psicologie dei singoli autori. Il lutto si addice tanto a chi entra nel Palais quanto a chi esplora i cinemini della rue d'Antibes. Qualche rara scena passionale — Antonionl, Herzog — non compensano il prevalere dei toni lugubri e al massimo rispecchia il binomio Eros e Thanatos, amore e morte. Ce chi si cava subito la voglia e brucia l'argomento nella prima sequenza. Britannia Hospital descrive l'arrivo in barella d'un vecchio colpito da angina pectoris, con pochi minuti di tempo per un estremo tentativo: i dispetti tra medici baroni e scioperanti in picchetto, le contestazioni di infermieri che rispettano al secondo l'orarlo e l'indifferenza di altri che finiscono una partita a carte mandano a morte l'infelice che in primo piano esala l'ultimo respiro protendendo la mano scarna e simbolica. Altri ancora si spicciano fin dall'inizio: salme di donna in riva all'acqua si trovano in Un altro sguardo di Makk e in La lacrima di una ragazza di Demian, il prostitulo dodicenne di Morrissty giace nel letto micidiale di Forty Deuce, la foto di Miche) campeggia immediatamente nella rievocazione che Goupil fa in Morire a trentanni. Altri registi si centellinano la sorpresa — ma quale sorpresa sarà mai nell'amara Cannes 1982 — fino all'ultimissima sequenza o quasi. Ah Q nel film cinese finisce senza merito decapitato per tentativo d'insurrezione e Michael Lonsdale in Dolce inchiesta sulla violenza finisce sbranato dai cani mentre crede di assaporare la liberta ne Lo spirito del tatuaggio abbiamo suicidio del figlio con morte conseguente per dolore del padre, in Missing la bara di Charles ucciso dalla repressione di Pinochet nereggia sullo schermo a due minuti dal termine. Sparsi qua e la, con modalità varie, commuovono i morti di La notte di San Lorenzo, Piccole guerre. La vela incantata, Hammett eccetera. Ma qui s'impone una distinzione tra scomparse di ordine sentimentale e scomparse di ordine politico. Tra le prime sono la morta per assideramento e il morto ammazzato in treno di due episodi nel turco Yol, il presunto adultero sgozzato nell'algerino Vento di sabbia. Le morti politiche, oltre che in Missing e in La notte di San Lorenzo, commuovono in Ah Q, Dolce inchiesta sulla violenza. Un altro sguardo (dove le passioni lesbiche viste anche come trasgressione dell'ordine sociale portano a oscillare tra l'una e l'altra categoria) e soprattutto in Britannia Hospital. In quest'ultimo film poi il co-protagonista Malcolm McDowell, l'impunito cattivissimo di L'arancia meccanica, batte ogni primato morendo per due volte consecutive. Dapprima, giornalista scandalistico, viene eliminato con taglio della testa da un chirurgo folle c- successivamente, rattoppato alla Frankenstein con altri organi d'individui tenuti a pezzi in frigo, viene meno anche come reincarnazione. Ce di che giocarsi il sistema nervoso, difatti l'attore intervistato continua a ripetere: «Non farò mai più niente perché non vale la pena di fare niente». Per dovere di cronaca si dovrebbero conteggiare ancora due-tre indios che finiscono schiacciati dalla nave di «Fitzcarraldo» che risale le montagne ma — si sa — le genti di colore conteranno qualcosa agli occhi del Signore ma in materia di spettacolo valgono uno zero secco. Interrompiamo cosi la funebre contabilità con una domanda: gli spettatori del più celebre festival del mondo hanno mai riso in questi dieci giorni? SI, si, per ridere, hanno riso. Tre minuti in tutto, per il cortometraggio Elsa. La finlandese Marja Pensala vi abbozza un sublime ritratto di egoismo maschile attraverso le pompose interviste d'un corpulento individuo che elogia la vita dei campi esaltandone lo spirito e la modernità. Intanto la cinepresa scova la moglie Elsa, incinta, che sgobba in casa e fuori, sostando un attimo al tramonto con le mani conficcate sulle reni dolenti in attesa d'un altro giorno di lavori forzati. Per una volta sono risuonati applausi e risate. Piero Perona

Persone citate: Forty, Goupil, Hammett, Herzog, Malcolm Mcdowell, Michael Lonsdale, Mistral, Piero Perona, Pinochet, Vento

Luoghi citati: Cannes