«Se avessi avuto il libretto degli assegni ne avrei firmato uno con parecchi zeri»

«Se avessi avuto il libretto degli assegni ne avrei firmato uno con parecchi zeri» Paolo Alessio è tornato a casa ieri mattina dopo 173 giorni di prigionia «Se avessi avuto il libretto degli assegni ne avrei firmato uno con parecchi zeri» Ha subito ricevuto i giornalisti - Era sorrìdente e rilassato dopo la prima notte di libertà - Alternando V cordato che quando è in gioco la libertà si è disposti a tutto - «Domani o dopo, torno a lavorare, ho italiano e il piemontese, ha ligia perso abbastanza tempo» «Se fosse dipeso da me e avessi avuto il libretto degli assegni gliene avrei firmato, subito uno pesante, con tanti seri, perché quando c'è in gioco vita e libertà, sapete com'è, ca custa Von ca custa...». Paolo Alessio ride finalmente di gusto, sprofondato nel velluto verde del salotto, fra molti quadri e due enormi vasi cinesi che lui, ogni tanto, guarda con una punta di affetto, persino di commozione. Si è sbarbato, lavato e cambiato d'abito in pochi minuti, dopo il convulso arrivo a casa con un piccolo «corteo» di auto scortato da due volanti che si era infilato a gran velocita, puntualissimo, nel garage sotterraneo alle 10,40 in punto, tagliando fuori senza appello cronisti e fotografi. Il primo appuntamento dell'industriale, del resto, era col magistrato e con gli inquirenti. Se l'è sbrigata in meno di due ore e finalmente intorno all'una le porte del suo vasto appartamento al quinto piano si sono aperte. Cortesissimo, alternando scherzosamente l'italiano e il piemontese, il «ragionier Alessio* — come lo chiamano i suoi 400 dipendenti — si è finalmente rilassato, accettando di rispondere a tutte le domande che non entrassero nel merito delle indagini in corso. «7/ colonnello dei carabinieri di Cosema mi ha detto: finché pagate finirà sempre cosi, e ne rapiranno altri. Avrà anche ragione, ma quando uno si sente umiliato e privo di libertà, è disposto a fare qualsiasi cosa. Se il sequestro fosse andato ancora avanti, forse non ce l'avrei fatta più. Ero alla fine della resistenza» racconta l'industriale continuando e interrogare con lo sguardo l'avvocato Gabri per paura di dire una parola di troppo. Paolo Alessio, comunque, non ha intenzione di perdere altro tempo. Ha detto di essersi «riposato abbastanza» e di esser pronto a riprendere il lavoro. Quando ritornerà alla sua fabbrica in La Loggia? «Eh, prima mi riposo ancora un po', diciamo che torno domani o dopodomani' e ride di gusto. «L'Alessio-tubi va curata prosegue —. E' una fabbrica che esprime il massimo del l'efficienza e della tecnologia. Non mosso mica trascurarla» Ma paura, ne ha avuta mai? E quanta? «Proprio paura no. Mi è sembrato fin dal primo momento che quelli non avessero intensione di uccidermi. A un certo punto però gliel'ho chiesto: ma se i miei non pagano, voi che cosa fate, mi tenete qui per sempre? Sa che cosa mi hanno risposto? Mi hanno detto che purtroppo sì, sarei rimastoli. E come è riuscito a resistere al disagi e all'angoscia, allora? Paolo Alessio ci pensa un momento, poi con una sfumatura d'incertezza nella voce risponde: • Credo che mi abbia sostenuto l'aria fine di montagna che si respirava là. Era proprio una buona aria, che mi ha evitato anche grossi malanni di salute». Accanto a lui, in piedi, le braccia conserte, l'espressione., finalmente euforica, la moglie Anna Maria Barone distribuisce timidi sorrisi a tutti. Da un massiccio separé in noce inciso con una trama di disegni geometrici, filtra intanto un profumo invitante. E' sicuramente arrosto, e l'industriale congeda tutti con un ampio gesto di scusa. •Beh, signori, buon appetito, lo dopo quasi sei mesi, vado a mettere finalmente le gambe sotto il tavolo». Paolo Alessio, subito dopo il suo ritorno a casa, tra la moglie e i due figli

Persone citate: Anna Maria Barone, Gabri, Paolo Alessio

Luoghi citati: La Loggia