Aveva fatto rivivere la leggenda di Nuvolari
Aveva fatto rivivere la leggenda di Nuvolari Aveva fatto rivivere la leggenda di Nuvolari In cinque anni con la Ferrari il canadese era stato oggetto di entusiastiche lodi e di feroci critiche - Incredibili incidenti e splendidi successi - Era un uomo leale e semplice che diceva: «Felicità è correre» - Si considerava freddo e lucido - La polemica con Pironi .Un matto». -Un pilota eccezionale». -Un I-responsabile». .Uno che guida con il cuore». -Un nuovo Nuvolari» Gilles Villeneuve in questi cinque anni con la Ferrari aveva diviso i tifon della Formula 1 C'era chi. ammirandone il talento, la grinta, la voglia di vincere, lo riteneva un campionissimo, l'unico capace di scuotere con le sue imprese un mondo costruito sul tecnicismo più spinto e sugh affari, e c'era chi, considerando i suoi numerosi spettacolari incidenti e l'irruenza di certe sue manovre in pista, lo criticava: bravo si, ma senza giudizio Né le lodi né i commenti negativi hanno mai scosso Villeneuve, uomo semplice, schietto, da .nuova frontiera*, un uomo ricco di serena fiducia in se stesso. «Chi sta fuori — disse una volta — non si rende conto di come siano differenti le situazioni vissute dall'abitacolo. Giudicare da una poltrona e una cosa, prendere una decisione a 250 l'ora in corsa un'altra». / suoi critici ricordavano il terribile incidente in Giappone, il volo a Long Beach per una collisione con Clay Ragazzoni, l'incredibile duello a ruota a rioic con Re^ié Arnoux in Francia, le corsa e liOte in Olanda Gli altri, i ti 'os^ del ruo generoso modo di guidare e di combattere contro gii avversari anche se con u^ji veii~~rc meno valida, celebravano te sue rimonte. 1 tuoi successi, primo fra tutu quello dell'anno scorso in Spegne Enzo Ferrari, che l'aveva scelto con decisione sorprer.der.ve per iostttiiire Siici Lauda, non si era mai turbato di fronte aghi incidenti e agli ardimenti del giovanotto vertuto dal Quebec con una modestissima esperienza di Formula 1 Aveva sempre difeso il suo pilota, trasformatosi a poco a poco in protagonista dei Grandi Premi. L'aveva paragonato a Nuvolari e. pochi giorni fa, gli aveva dato ragione nella polemica con Didier pironi, l'altro corridore della Scuderia, per il movimentato finale di Imola Un episodio che dà la misura della lealtà, della sincerità e. forse, dell'in: genuitd di Villeneuve. Pironi aveva soffiato al canadese la vittoria e quei sti aveva reagito duramente «Mi ha ! tradito — dichiarò —, lo ritenevo un amico, una persona onesta. Non mi importa essere arrivato secondo, mi distorta essere state preso m giro». r. Circe dei-c Formule 1. con tutte le sue tentazioni e i suoi dollari, non rrerc -vjodiLfsaio il piccolo canadese divenuto emblema e simbolo della velocità e del coraggio. La villa a Montecarlo. I elicottero J$5 minuti dal Principato a MarcneUo), il fuoristrada per arrampicarsi nelle Alpi Marittime, lo chalet e Pralxjups erano soltanto il segno vistoso ài un successo materiale. Ma erano rimasti intatti l'affetto per la famiglia, la moglie Joanne, i piccoi: Jacques e Melanie, la semplicità dei gusti e del modo di vivere, il piacere di correre. • Corro — spiegò — perché guidare, integrarsi con la wnwhina fondersi con essa mi procura una sensazione stupenda E' come suonare uno strumento e sentire la musica fluire. Correre e felicita, mi piace, mi piace pazzamente. Questo e l'unico motivo per cui faccio il pilota. I soldi? No. fosse per quello avrei già smesso». Villeneuve seguiva con interesse i problemi relativi alla sicurezza. L'anno scorso, proprio a Zolder, aveva generosamente appoggiato la protesta dei meccanici per l'inadeguatezza dèi box. causa prima deCìrrvestrmenio e della morte di uno di loro nelle prove. «Ormai — affermò in una intervista —, i margini sono più ridotti e la precisione e vitale. Una volta due metri di errore potevano essere tollerar» adesoC non perdonano». H canadese aveva avuto per idoli due grandi piloti come Jim Clark e Ronnie Peterson. Si considerava un corridore veloce ( «sono mezzo latino e mezzo britannico: un buon cocktail»!, freddo («chi non controlla le emozioni è spacciato, io sono sempre lucido e cosciente, anche quando compio manovre che possono lasciare col fiato sospeso»), corretto (.non ho mai commesso giochi sporchi» ). Non mostrava paura della morte. •Una coscienza remota che non mi disturba», il futuro era vincere, essere piit veloci degli avversari, unirsi in modo quasi carnale al metallo e alla plastica di una Ferrari ruggente. Adesso diranno che la morte di Villeneuve era -logica*. Uno che ha tanti incidenti, prima o poi... Ma che importa, ora? Felicità è correre, per sem- pre. Michele Ferro
Luoghi citati: Francia, Giappone, Imola, Montecarlo, Olanda, Villeneuve
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