Garibaldi non fa show

Garibaldi non fa show L'eroe è sempre stato maltrattato dal cinema Garibaldi non fa show Pochi i registi che hanno affrontato la sua vita avventurosa ROMA — E' l'anno delle ce-\ lebrazioni per il centenario della morte di Garibaldi. Viene la curiosità di sapere quante volte, e come, e quando, la figura dell'Eroe dei due mondi sia stata raccontata ih forma cinematografica o teatrale. Considerata la popolarità del personaggio bisogna però ammettere che cinema e teatro non gli hanno dedicato adeguata attenzione. Comunque la filmografia è più fitta delle occasioni teatrali, che se fosse stato per il palcoscenico, Garibaldi non lo conosceremmo proprio. Se si eccettua un Garibaldi, dramma del 1919 interpretato da Ermete Zacconi e poi mai più replicato (il testo era di Domenico Tumiati), ed un altro del 1932 di Italo Sulliottl, anch'esso scomparso nel nulla, noM sembra che vi sia altro incentrato sulla figura del condottiero. Si possono ricordare, un • bruscello» di Mario Guidotti, rappresentato a Montepulciano dal titolo Zelindo e il garibaldino; una commedia musicale, Rinaldo in campo, dì Garinei e Giovannini; un po' di citazioni sparse in Fuori i Borboni di Saponaro e Giupponi, in Viva l'Italia di Dacia Mafalni, in Risorgimento di Lerici. Tutto qui. E con un Garibaldi sempre visto di scorcio, come mito non come personaggio reale. Nel cinema, come s'è detto, le cose sono andate un po' meglio, ma non di molto. La pri ma apparizione sullo schermo di un Garibaldi è nel film Là presa di Roma del 1905, di Filoteo Alberini. Ma non è nemmeno in carne ed ossa, fatto rivivere da un attore: è la sua immagine che appare sullo schermo in un oleografico quadro finale. Il primo vero ri tratto cinematografico del Nostro è del 1907. Si tratta di un filmino della Cines intitolato appunto Garibaldi. Poi, nel 1910, si scopre, per la prima volta come soggetto cinematografico, sua moglie, con un'Anita Garibaldi interpretata da Maria Gasperini, che rievoca il dramma della fuga da Roma in Romagna fino alla morte. Un altro episodio (217 metri di pellicola) dell'epopea gari baldina viene sfiorato in.Per la patria sempre del 1910. Un anno dopo Garibaldi fa un'altra 'Comparsata» in La fucilazione di Ugo Bessi e del garibaldino Giovanni Livraghi. Un po' più di considerazione gliela accordano nel 1912 con un film girato da Mario Caserini, I mille, su soggetto di Vittorio Emanuele Bravetta. E' questo il primo film italiano dove il 'plein air» è sfruttato con sapienza in inquadrature ben nutrite di mosse garibaldine. Nella tematica garibaldina1 rientra La campana della morte, del 1913, sulla figura di Rosolino Pilo. Altri film che sfiorano il personaggio sono O Roma o morte di Aldo Molinari e Ciceruacchio di Emilio Qhione, entrambi del 1915. In pratica dal 1910 al 1915 non c'è un anno in cui Garibaldi non appaia, sia pur alla lontana, in un qualche film. Poi ci sono cinque anni di oblio. Nel 1920 ecco un'improvvisa ripresa di interesse per l'Eroe. Lo impersona Ciro Galvani ne La cavalcata ardente di Carmine Gallone. Ma debbono trascorrere altri quattro anni prima che qualcuno si ricordi di lui. E' Guido Graziosi che torna a riproporlo ne l'Eroe dei due mondi, affiancato da una Rina De Liguoro che fa Anita. Nello stesso anno Dino Raffaelli ci riprova con Garibaldi e i suoi tempi di Silvio Laurenti Rosa. Costui, che doveva essere un fervente ammiratore dell'Eroe, lo inserisce anche in Dalle cinque giornate alla breccia di Porta Pia e nel successivo I martiri d'Italia, ma come figura di tutto contorno. Il Garibaldi di Silvio Laurenti Rosa però ha una importanza che va al di là del normale discorso storico. Infatti rappresenta il punto di passaggio dal film muto al.film sonoro. Terminato dì girare proprio mentre il cinema inventava il parlato, nel 1932, viene completato con alcune scene sonorizzate. Tanto che nell'anno successivo, allorché la Cines vuole mettere in cantiere il primo grande film sonoro italiano, a chi pensa? A lui, al nostro Eroe, e affida la regia ad Ales¬ sandro Blasetti. E così nel 1933 nasce 1860 sulla spedizione dei Mille che, dagli storici del cinema, viene considerato il miglior film realizzato sull'epopea garibaldina. Blasetti lo gira quasi interamente fuori dei teatri di prosa, nei luoghi stessi che videro le gesta delle camicie rosse e facendo ricorso a volti autentici di contadini e pastori siciliani. Poi, cinematograficamente parlando, Garibaldi torna nell'oblio e solo dieci anni dopo eccolo in qualche accenno per merito di Vittorio De Sica. Siamo nel 1942 e il film sì intitola Un garibaldino al convento. Una storia d'amore che si muove sullo sfondo dell'impresa dei Mille. Poi c'è un Cavalcata di eroi di Mario Costa nello stesso anno. Quindi si ripensa ad un secondo film su Anita Garibaldi. E' Goffredo Alessandrini ad affidarne il ruolo ad Anna Magnani in Camicie rosse. Una Anita sanguigna, alla quale si affianca un Don Peppino in sottordine, e un po'goffo, impersonato da Raf Vallone. L'ultimo Garibaldi arriva dalla televisione che, stranamente, non se ne era mai occupata prima. Nel 1974 ecco la tv proporre II giovane Garibaldi, diretto da Franco Rossi ed interpretato da Maurizio Merli. Ma sull'Eroe dei due mondi si aspetta ancorati capolavoro, il cinema italiano, che viene ricordato per tante opere entrate nella storia del cine ma mondiale, non è ancora riuscito ad esprìmere un solo film di vero prestigio internazionale sul più popolare dei suoi eroi. Dal punto di vista cine-teatrale non si può dire che sia un eroe vincente. Lamberto Antonelli Renzo Ricci è stato Garibaldi diretto da Roberto Rossellini

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