Vanno forte le orchidee

Vanno forte le orchidee Mercato dei fiori in Italia, un test nella settimana di Natale Vanno forte le orchidee Nel periodo delle feste ne sono state acquistate quarantamila - A parità di prox.7.0 durano più delle rose, che restano le più vendute - Il settore ha un jriro d'affari di 300 miliardi l'anno - Clientela dai gusti indistinti - Lombardi e veneti i più sensibili E' per ricercatezza o per un nuovo gusto dell'esotico che gli italiani hanno cominciato ad amare e a comperare le orchidee? La settimana scorsa ne sono state vendute quarantamila; quasi lo stesso numero dei piccoli abeti per 11 tradizionale albero di Natale, che dal primi rilievi sono stati acquistati da cinquantamila famiglie italiane. Le orchidee costavano ciascuna quattroseimila lire, come gli abeti. Ma gli estimatori vecchi e nuovi di quel fiore devono aver fatto un calcolo pratico, oltre che estetico. Per una bella rosa la vigilia di Natale si spendevano cinquemila lire circa. Perché a parità di prezzo non preferire l'orchidea, oltretutto più robusta, capo.ee di durare in casa a termosifoni accesi anche una dozzina di giorni? >E' possibile che questo sia slato il ragionamento di molta gen te — ammette Giuseppe De Maria, presidente della Federfiori, che raggruppa 6500 fioristi italiani su diecimila — ma vorrei sottolineare una cosa che forse il grande pubblico non sa: una notevolissima parte delle orchidee vendute in Italia sono prodotte nel nostro Paese, quasi per intero in Liguria. A fine mese ci sarà a Genova la quarta mostra mercato che presenterà appunto i risultati strabilianti, come quantità e qualità, delle colture di orchidee nazionali-. Catleya, cymbidium. cypripèndium: queste le qualità sulle quali puntano in particolar modo i coltivatori liguri. E i loro fiori non hanno nulla da Invidiare alle orchidee d'importazione, israeliane, keniane o indiane, come per esempio i rametti di dendroblum che giungono a quintali anche da Hong-Kong (al dettaglio da noi sono quotati sulle tremila lire ciascuno: non poco, se si pensa che nascono spontaneamente, non hanno bisogno di serre ne di cure, ai di là del trasportol. Il mercato dei fiori in Italia soffre naturalmente della crisi economica che colpisce ogni altro settore, ma regge nonostante tutto: -Ci sono circa quindicimila aziende fra quelle che operano in sede stabile egli ambulanti — dice De Maria illustrando la vendita al dettaglio — con una forza laixiratrice impiegata pari a quarantacinquemila individui circa. Un to/urne d'affari che supera i 300 miliardi l'anno-. I produttori (trentamila aziende per lo più di piccole dimensioni) sono concentrati al 60 per cento in Liguria, al 25 per cento in Toscana (specie nella zona di Pescia e di Viareggio), mentre il restante quindici per cento si divide fra Emilia-Romagna, Puglia, Lazio. Sicilia e Campania, regioni favorite quanto al clima, sono travagliate da varie difficoltà oggettive che hanno finora rallentato lo sviluppo della floricoltura. Un sommario elenco delle qualità di fiori «commercializzati» nella settimana di Natale dà un'idea delle preferenze degli acquirenti. Le rose man-, tengono jmeora il primo posto, con 850 mila steli recisi e venduti; seguono gli iris con duecentomila esemplari, i tulipani (altri duecentomila), i gladioli (140 mila), le orchidee già citate (40 mila). I prezzi al consumatore non sono stati superiori a quelli del Natale ISSI: ti «rtoaruv- incetta del dcuaslisuile non ha superato il conio por conto icsompio: la I rosa comparata dal grossista a 1800 lire è stata venduta al pubblico a 5tW lire). -Quanto a!l\-tx>iuzioisc dei gusti lieip:ibbtico — commenta De Maria — itti) rfi.soorso hir.go e complesso. Intanto bisogna chiedersi quale prodo di cultura abbiamo, quale educazione al bello. Prendiamo una scolatrsca di trenta adolescenti, portiamola in un parco. Quanti sanno distinguere fra un platano e un pioppo, fra un acero e un'acacia? Sicuramente pochissimi, due o tre su trenta. Perciò c'e molta gente, troppa gente, che ancora non sa raccapezzarsi al di là delle rose, margherite, gigli, garofani...-. Altra considerazione del presidente nazionale della Federfiori: il novanta per cento delie persone che entra in un negozio di fiorista dichiara di dover fare un regalo (in un'occasione speciale cioè: anniversari, feste ecc.). Sono una minoranza gli individui che hanno l'abitudine, periodicamente, di tornare a casa con un mazzetto, magari modesto, solo per il piacere'di rallegrare una propria stanza. Tra i cittadini più sensibili al fascino del fiori (e che non tengono conto delle ricorrenze soltanto) ci sarebbero i lombardi, seguiti dai veneti e dai laziali. In questa specie di classifica di merito, i piemontesi sono situali al quarto posto, al quinto gli emiliani, al sesto i toscani. j .j i

Persone citate: De Maria, Giuseppe De Maria