Ulster, guerriglia senza pentiti

Ulster, guerriglia senza pentiti Odio, paura e complicità dopo 13 anni di conflitto tra cattolici repubblicani e protestanti monarchici Ulster, guerriglia senza pentiti Qui nessuno tradirebbe mai i compagni di lotta - Gli appelli del cardinale O'Fiaich e del vescovo anglicano Paisley cadono nel vuoto, come quelli del ministro inglese Prìor - Dal tragico sciopero della fame nel carcere di Maze alla strage nella discoteca di Ballykelly. tutto indica quanto la via politica alla conciliazione sia difficile - E Belfast assomiglia a una Berlino di religione DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BELFAST — Un pub qualsiasi del ghetto cattolico di Falls. E' l'ora di punta, l'aria è quasi irrespirabile. Troppo fumo, chiasso insopportabile. Forse a James Joyce sarebbe piaciuto tuffarsi in questa •periferia dei miserabili.., fare a spintoni con la gente per guadagnarsi a fatica un po' di spazio al bancone ed ordinare un boccale di birra. Lager rilandese, please. Improvvisamente il brusio tace e cala un silenzio irreale, carico di tensione, come se tutti di colpo si fossero passati chissà quale misteriosa parola d'ordine. Il signore che mi aveva condotto qui mi allunga soddisfatto una gomitata. « Vede, avevo . ragione. Sono venuti*. Li guardo: tre uomini, il mitra imbracciato, i volti nascosti da passamontagna neri. Erano entrati di soppiatto, adesso si muovono con sicurezza fra gli avventori. Sembra di assistere ad un copione provato e recitato fino alla noia. Uno distribuisce volantini e pubblicazioni clandestine; il secondo raccoglie le offerte, banconote e monete che passano veloci dalle tasche ad un basco rovesciato, senza che venga pronunciata una parola, soltanto rapide occhiate di complicità. Il terzo sta sulla porta, di guardia. Nel giro di pochi minuti hanno finito, escono neppure di corsa e nel bar riesplode all'istante il tintinnio dei bicchieri, si riprende a vociare. Ecco dunque 17ra. protagonista di questa scena. Dopo 13 anni di guerra civile nell'Ulster, può ancora agire impunemente proprio a due passi dal cuore di Belfast, a poche centinaia di metri da qualche ignara pattuglia inglese. Benché braccata dai 12 mila soldati del corpo.di spedizione, dai 7 mila agenti del Rovai Ulster Constabulary. dalle «teste di cuoio» del Sas. il battaglione antiterrorismo, questa minoranza affogata a sua volta nel mare della minoranza cattolica sa che qui dal pub come altrove nessuno correrà a denunciare i tre «Il nostro dramma sta proprio nellostinarsi a voltare la testa dall'altra parte» afferma Bob Marks. dirigente di una multinazionale. Nonostante mille pressioni, e altrettante offerte di andarsene, ha deciso di restare al suo posto nello stabilimento di Belfast che conta oltre seimila dipendenti: «Una bomba ad orologeria — dice — potrebbe però scoppiare da un momento all'altro*. Qui non esistono pentiti. Nelle sei contee dell'Irlanda del Nord nessun militante, protestante o cattolico, ammetterebbe di aver sbagliato. Il tradimento del compagni di lotta è inimmaginabile. E continuano quindi a cadere' nel vuoto i ripetuti appelli alla ragione rivolti dal cardinale Tomas O' Fiaich. dal vescovo anglicano Ian Paisley. I fedeli delle due comunità religiose condannano si in pubblico la violenza, accorrono in massa quando si tratta di piangere i 2264 caduti nella pluridecennale faida religiosa, di commemorare i 16 morti di tre settimane fa nella discoteca di Ballykelly. ma allo stesso tempo finanziano di nascosto ì'Irish Republican Army, il braccio armato dei cattolici nazionalisti, e le altre forma- zioni della guerriglia: VInla, l'Esercito nazionale di liberazione irlandese filomarxista; gli unionisti del Paf, Protestant Action Force o gli estremisti dell'I///, Ulster Freedom Fighters. La «questione irlandese» rimane tragicamente bloccata nell'impasse che si trascina dall'inizio del secolo, dallo storico pronunciamento lanciato da Eamon De Valera nel gior¬ no di Pasqua del 1916 a Dublino: da una parte, a Sud dell'isola, la Repubblica indipendente dal 1949, intransigente e bigotta, cattolica e antimonarchica; a Settentrione, le sei province lealiste, protestanti, arroccate nella convinzione storica di dover restare fedeli alla Corona, We stay British — dicono — come quelli delle Falkland». In mezzo, I ripetuti tentativi di Londra dì risolvere la crisi a patto di non rinunciare alla sovranità del Regno Unito sulla fetta d'Irlanda dove sventola la Union Jack. Questo vuol dire trovare, piuttosto inventare, formule di accordo in grado di salvaguardare i diritti della maggioranza unionista, gli «arancioni... i •maledetti antipapisti.., con le spinte egalitarie espresse dai «verdi», gli «odia¬ ti repubblicani che credono in Maria Vergine». Da due anni il ministro britannico James Prior sta tentando di farlo, da quando cioè la fermezza con cui la signora Thatcher affrontò il tragico problema degli scioperi della fame al carcere di Maze ha dimostrato che Londra mai cederà dinanzi alle richieste di riconoscimento avanzate dai detenuti politici Una difficile opera quella di Prior, fra successi e sconfitte. Di positivo, ad esempio, i buoni risultati ottenuti nel tagliare al terroristi l'accesso, finora abbastanza facile, ai «santuari» oltre frontiera, nell'Eire. e la capillare sorveglianza 'esercitata nei confronti dei sospetti e dei fiancheggiatori dell'Ira (oltre 2 mila gli arresti dal gennaio scorso). Meno bene invece, è andato il progetto di «devoluzione dei poteri» allo Stormont, l'Assemblea regionale nordlrlandese: nelle elezioni di ottobre si è presentato il Sìnn Fein, l'ala politica dell'Ira, raccogliendo il 10 per cento dei voti (i deputati eletti non prenderanno tuttavia possesso dei seggi vinti), ed evidenziando clamorosamente la spaccatura fra cattolici moderati ed oltranzisti. Nel frattempo, il muro dell'ostilità incombe sulla vita di ogni giorno, ossessivo nella sua ripetitività, tanto da diventare quasi normale; Belfast, mezzo milione di abitanti, un terzo della popolazione dell'Ulster; finisce per assomigliare ad un'allucinante copia di Berlino. Da 13 anni ci sono cancelli a delimitare la City dei grandi negozi; gli agenti perquisiscono pignoli i passanti, le poliziotte palpano le donne. Di notte la gente si rintana nei propri quartieri, i cattolici appunto a Falls, i protestanti a Sandyrow, nel buio si consumano le vendette, nessuno osa avventurarsi in territorio altrui; incredibile come agli irlandesi basti uno sguardo per capire con chi hanno da fare, se amico o avversarlo. Ci si sfiora al posto di lavoro, negli uffici, per strada; ma Patrick non sposerà mai Judith, Bernadette non avrà il coraggio di fare l'amore con Aiden, già da piccoli si è costretti a scegliere il campo, e non sono ammessi salti di steccato. Sotto le luminarie di Natale, a Donegall Square. campeggia la scritta ..Love thy neìghbour», ama 11 tuo prossimo. Qualcuno sul muro ha scarabocchiato: ..Purché non sia inglese». Piero de Garzarolli Belfast. Uomini dell'Ira col viso coperto da passamontagna e in alta uniforme, accompagnano il feretro di un loro compagno ucciso