Vanno in guerra per vincere: trovano la catastrofe

Vanno in guerra per vincere: trovano la catastrofe PRIME FILM: «Gli anni spezzati» di Peter Weir con Mack Lee e «Cappotto di legno» di Gianni Manera con Maria Pia Le Mans Vanno in guerra per vincere: trovano la catastrofe Una vicenda di giovani australiani che nel 1915 si arruolano volontari e combattono a Gallipoli - Dalla loro sconfitta, un atto d'accusa contro la guerra Gli anni spezzati di Peter Weir, con Mark Lee, Mei Gibson. Drammatico a colori, Australia-Vsa 1981. Cinema Vittoria. Il titolo italiano del film («Gallipoli» in originale), traduce quello del libro The Broken Years di Bill Grammage al quale il soggettista-regista Peter Weir si è ispirato per l'argomento. Il libro riproduce appunti, diari, lettere in cui si esprimono pensieri e propositi di giovani australiani che, nel 1915, si arruolarono volontari per un corpo di spedizione destinato allo scacchiere europeo e adoperato, alla fine di quell'anno, dalla Gran Bretagna nel tentativo assurdo di far cadere Gallipoli, città della Turchia europea sui Dardanelli (nella prima guerra mondiale gli ottomani furono alleati agli Imperi Centrali). L'Impresa bellica, alla quale parteciparono anche truppe inglesi e francesi, terminò in catastrofe e fu saguinosa soprattutto per gli australiani, in prima linea per un'operazione nella quale 11 coraggio fu vano. Alla battaglia di Gallipoli, il film dedica solo l'ultima parte, quella dell'inutile olocausto di tanti giovani. In tali vigorose sequenze Weir, sia pure sollecitando il ricordo di opere memorabili dovute a colleghi famosi (Milestone, Kubrick), rende concreta una dolente presa di posizione contro la guerra, specie se guidata da alti comandi dissennati. Nella parti precedenti il film, sempre attraente ma meno incisivo, indugia, in qualche punto anche troppo, a illustrare l'addestramento delle reclute nella lunga sosta egiziana, dando però sempre un'immagine viva, ricca di genuina partecipazione umana, di quei giovani ignari per i quali la guerra, di cui non conoscono l'atrocità, è un'affascinante avventura nella quale bisogna immergersi col massimo fervore per sentirsi uomini. Gli interpreti rendono con mirabile Immediatezza tale sentimento. ** Cappotto di legno di Gianni Manera, con G. Manera, Maria Pia Le Mans, Michel Constantin. Drammatico a colori, Italia 1982. Cinema Capital. Ambientato e principalmente girato (quattro 1 direttori della fotografia) a New York, Palermo, Napoli e Mar¬ siglia, questo Cappotto di legno è un film di implacabili vendette mafiose a livello intercontinentale. Nei riguardi dell'azione e delle caratteristiche del personaggi, è d'obbligo citare come punti di riferimento i due Padrini (1972 e 1974) di Francis Ford Coppola. 61 fronteggiano, nell'imbrogliata vicenda, due boss: 11 siciliano don Alfio e l'abruzzese don Vincenzo. Uno sgarro determina una rappresaglia articolata in trappole sanguinose che producono un consistente assortimento di cadaveri. Faticosamente sceneggiato, privo di invenzioni registiche degne di sottolineatura, inevitabilmente uniforme nel rituale delle sparatorie, il film risulta prolisso: 130 minuti di prolezione. Lo illumina, a tratti, di una luce radiosa la presenza dell'interprete fem¬ minile Maria Pia Le Mans, purtroppo costretta a soccombere anche lei nella feroce scena consluslva. a. v. Mark ! .<e in una scena del film «Gli anni spezzati»