In questo Beckett vince la parola

In questo Beckett vince la parola «Finale di partita» con Rino Sudano In questo Beckett vince la parola TORINO — Quanto Beckett si è fatto nel 1982 in Italia. Questo classico è entrato persino in certe cittadelle teatrali che fino a ieri lo avevano tenuto orgogliosamente fuori della porta. A questa specie di corsa collettiva s'aggiunge ora Rino Sudano con Finale di partita, il proverbiale e terrificante capolavoro che aveva già rappresentato nel 1977 e che ripropone agli Infernotti con la cooperativa Quattro.Cantoni come conclusione del suo lungo viaggio all'interno di un teatro che dalla parola dei tragici greci approda al linguaggio consunto, già prossimo al silenzio, di Beckett. In una starna sopravvivono due nonni-ciechi, con le gambe ridotte a moncherini, quasi sordi, con pochissimi ricordi; un padre-re, cieco anche lui, immobilizzato su un trono dal quale tormenta Clov, il figlio-servo legato a lui da un rapporto di dipendenza e di necessità che non riesce a rompere. Sembrano vivere nell'ultimo frammento di tempo umano, scambiandosi sentenze (le deliziose, terribili sentenze sparse in questo concerto di spettri) e soffrendo una condizione umana «finita, che sta per finire, che forse sta per finire», dimenticata da una natura che probabilmente «non c'è più». Finale di partita è una tragicommedia fondata sull'immo- ' bilità, incapsulata in un globo di ipnotico nulla e attraversata dai lampi clowneschi che le didascalie conferiscono soprattutto a Clov. Ed è l'immobilismo il carattere principale dell'allestimento proposto da Sudano, il quale riduce anche i tratti buffoneschi di Clov, che fa muovere a gambe rigide e divaricate. Sudano, insomma, crea una specie di «zero» visivo ed esistenziale (gli stessi oggetti che popolano il testo — il binocolo, la sveglia — sono presenti, si, ma nella dimensione estranea ed astratta del televisore) e su questa «tabula rasa» incide le parole beckettiane. Il movimento e l'umorismo nascono proprio da qui, da queste parole e dall'infelicità euforica di quattro personaggi giunti alle ultime sillabe della loro esistenza. Bravo Sudano nella parte di Hamm e brava Anna D'Offizi in quella di Clov, un personaggio che recita su toni acuti, distanziati e forse un po' meccanici. Corretti Vincenzo D'Antono e Pinuccia Bassino. o. g.

Persone citate: Anna D'offizi, Beckett, Hamm, Pinuccia Bassino, Rino Sudano, Sudano, Vincenzo D'antono

Luoghi citati: Italia, Torino