Cottafavi e i suoi film discussi di Ugo Buzzolan
Cottafavi e i suoi film discussi LA TELEVISIONE di Ugo Buzzolan Cottafavi e i suoi film discussi Il ciclo si apre stasera a tv uno con il patriottico «La fiamma che non si spegne» Il film che vedremo stasera sulla rete 1. La fiamma che non si spegne di Vittorio Cottafavi suscitò nel settembre 1949 un autentico putiferio: presentato a Venezia e applaudito polemicamente da una certa platea che inneggiò al film •patriottico*, provocò subito dopo una dura presa a posizione di una trentina • critici di sinistra che indirizzarono al presidente della mostra, il de Giovanni Ponti, una sdegnata lettera in cui affermavano di aver ravvisato nella pellicola «gli estremi di una rivalutazione delle guerre fasciste e di un travisamento della lotta di Liberazione che hanno offerto lo spunto a parte del pubblico di inscenare manifestazioni di carattere neofascista». Coerentemente i giornali comunisti e socialisti ospitarono stroncatura Una recensione osannante apparve sul¬ l'organo della de 'Il Popolo». Con cautela, puntando non tanto al contenuto quanto ad alcuni valori estetici, si espressero i critici di quotidia- ni non legati a partiti, e qualcuno lo giudicò «un film molto corretto, qua e là piacevole». E' la stona (Interpreti Gino Cervi e Leonardo Cortese) del brigadiere dei carabinieri Salvo D'Acquisto, soldato esemplare e uomo profondamente religioso, che nel '43 si sacrifica al posto di ostaggi civili in mano alle SS; una storia che risale nel tempo e che rievoca anche il padre del D'Acquisto morto nella guerra '15-18. Le accuse a questo film, che può essere definito contro-neorealista, furono di aver gravato un nobile soggetto di retorica; enfasi, falsità, sentimentalismo deteriore e persino di eccessiva condiscendenza verso i nazisti, 'Costretti» dalla guerra ad essere spietati; e si osservò che il suo spirito ben si intonava al clima conservatore che si era Instaurato dopo le elezioni del 18 aprile 1948. Stasera i telespettatori po- tranno discuterne ascoltando anche un commento dello slesso Cottafavi che d'altronde — conte si rileva dall'ampio studio di Gianni Rondolino pubblicato nel 1980 — si è sempre dichiarato apolitico, di formazione cattolica, attestato su aristocratiche posizioni morali e culturali, nel tentativo, e nell'illusione, di essere »al di sopra della mischia». La fiamma che non si spegne apre un ciclo di sei film di Cottafavi. Seguirà una curiosa rielaborazione di Margherita Gauthier in chiave moderna «Traviata '53» e poi ecco tre pellicole del filone storico-milologico, 'La rivolta del gladiatori» (1958), 'La vendetta di Ercole» (1960) e «/ cento cavalieri» (1964), pellicole che divisero la critica francese e la critica italiana. In Francia — dove II regista generosamente fu messo sullo stesso piano di Visconti e di Rosselllni — vennero considerate capolavori nel loro genere (azione spettacolare, sottofondo di forte ironia, felice dimensione fra il surreale e il grottesco); tepida la critica italiana incline a vederle come pregevoli esempi di cinema di consumo. In coda una replica (la seconda o la terza?) di 'Maria Zef», tragica vicenda parlata in dialetto friulano, un film girato per conto della tv cui Cottafavi si è dedicato con intensità — un probo artigianato non privo di sperimentalismi — a partire dal 1957, firmando una quantità di opere di diverso carattere e impegno, da 'Dante» a 'Cristoforo Colombo», da un'eccellente versione de 'Le troiane» ad una poco memorabile 'Signora dalle camelie» con Rossella Falk, da 'Santa Teresa del Bambin Gesù» a quel tagliente »Don Giovanni» di Molière con Albertazzt che per l'acre, spregiudicato ritratto del libertino che sfida il cielo è apparso, nell'ambito della produzione di Cottafavi, come un'insolita opera a,;ornala.
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