Mito contro Nato di Stefano Reggiani

Mito contro Nato r-, Fantacronache di Stefano Reggiani Mito contro Nato Sgombrata l'aula del Consiglio comunale di Torino s'è tenuta la seduta segreta. Da una porticina dissimulata nel muro e collegata per un antico passaggio sotterraneo all'albergo Principi di Piemonte sono sbucati gli invitati col mantello. Tognoli sindaco di Milano, Valenzi sindaco di Napoli. Zangheri sindaco di Bologna e Rigo sindaco di Venezia: ludi camuffati da frati questuanti per non dare nell'occhio. Novelli, sindaco di Torino, li ha accolti calorosamente dopo essersi accertato che le porte dell'aula fossero chiuse ermeticamente e che i due mastini che di notte fanno la guardia al Comune fossero liberi nei corridoi. Constatato che tutto era regolare. Novelli ha buttato uno sguardo sulla piazza deserta, ha acceso tre abat-jour gialli e ha dato inizio ai lavori. Novelli: «Non capisco questa fretta, ma Valenzi ha insistilo e anche voi altri eravate impazienti. Si poteva rimandare ogni discussione alla conferenza di Slresa». Valenzi: «No, perché a quel punto i giochi sarebbero fatti». Rigo: «No, perché allora il progetto Mito, cioè l'idea di collegare tra loro Milano e Torino, sarebbe già troppo avanti». Zangheri: «No, perché non è possibile unire due grandi città lasciando fuori le altre». Rigo: «Io per esempio pongo il Veto». Novelli: «U Veto contro il Milo?». Rigo: «Appunto, propongo la megalopoli VeneziaTorino, che tenga Milano come suo punto intermedio, come luogo di sosta». Novelli": «Dove sarebbero i vantaggi?». Rigo: «Noi mettiamo la bellezza, voi il lavoro, Milano il senso degli affari, l'equidistanza». Tognoli (tace allarmato). Novelli (temporeggiando): «Ma sarebbe la Padania, la repubblica napoleonica, l'Antisucl. E poi che cosa accadrebbe se i lavoratori di Torino potessero arrivare in mezz'ora in piazza San Marco, finora abbiamo limitalo l'assenteismo con la distanza». Tognoli (approva silenziosamente). Valenzi: «Già sono contrarissimo al Mito, all'unione di Milano e Torino. Ma come? Proprio nel momento in cui la città d'Italia che ha più bisogno di aiuto è Napoli?». Zangheri: «Non siamo troppo precipitosi. Questa idea delle megalopoli deve procedere per gradi, non può unire subito Palermo a Torino secondo il patto che sognava Garibaldi. Però si f>otrebbe cominciare con Boogna». Novelli: «Ma Boto o Tobo è un brutto nome, non ha fascino». Tognoli (approva silenziosamente, ma con gesti vivaci). Zangheri: «Si potrebbe fare una cosa clamorosa, se vi piace. Unire Bologna a Torino passando per Asti. Sarebbe letteralmente un Boato». Novelli: <Ma quali sarebbero i vantaggi?». Zangheri: «Si mangia e si studia a Bologna, si prendono le decisioni ad Asti e si lavora a Tonno». Rigo: «E perché le decisioni ad Asti e non ad Alessandria?». Zangheri: «Perché ad Asti è nato l'Alfieri, l'unico italiano che si sia posto il problema della volontà. Quando aveva deciso una cosa, per conseguirla si faceva legare alla sedia». Valenzi: «Che vuol dire? Conosco altri esempi di italiani legati strettamente allo loro sedia, ma non sono di Asti». Rigo: «Cosi perdiamo di vista i! problema principale, una megalopoli che abbia, per l'unione delle rispettive targhe automobilistiche, un nome suggestivo. Genova è slata quasi esclusa dal progetto solo perché non si voleva una supcrcittà di nome Gemilo». Tognoli (assente silenziosamente con un gemito). Valenzi: «L'unica soluzione è la megalopoli NapoliTorino, le due grandi città collegate da trasporti, servizi, banche di dati. Napoli può mettere i dati, Torino assicura le banche». Novelli: «Sarebbe suggestivo, ma un poco mostruoso, una città grande come tre quarti d'Italia. E poi che nome avrebbe?». Valenzi: «Nato, naturalmente, è un bel nome». Rigo: «Ma voi ce l'avete già a Napoli, la Nato. Ne volete un'altra?». Valenzi: «Appunto. Alla Nato militare vogliamo contrapporre il Nato civile». Tognoli (tace allarmato, ma fa cenno di no). Novelli: «Devo dire di no. ho già preso degli impegni. Mi dispiace». Valenzi (si riawolgc nel mantello): «Lo sapevo. Cosi si dirà che l'unica alternativa alla Nato rimane il Mito».