«Savasta mi disse che la Bulgaria era pronta a darci armi e rifugi»

«Savasta mi disse che la Bulgaria era pronta a darci armi e rifugi» Continua la deposizione della «pentita» Libera al processo Moro «Savasta mi disse che la Bulgaria era pronta a darci armi e rifugi» «Ma i brigatisti rifiutarono per paura di essere condizionati» - «Avevamo deciso di inviare i nostri documenti a cinque o sei ambasciate» - La scelta della data per il sequestro del leader de «fu casuale» - Riaffiora l'ipotesi della matrice «rossa» per il delitto Calabresi ROMA — .In una delle ultime riunioni, si fece un elenco di cinque o sei Paesi stranieri; alle loro ambasciate in Italia si sarebbero potuti mandare documenti dell'organizzazione. C'era la Bulgaria, lo Yemen del Sud... per la Bulgaria, fu proprio Loris Scricciolo a spiegare che, soprattutto dopo la posizione assunta dal pei, certa gente era interessata a conoscere la linea delle Br». Della lunga deposizione di Emilia Libera questo, ieri mattina, era forse il punto più importante: eppure, Inspiegabilmente, nessuno ha cercato di approfondirlo. Per la «pentita» stava per cominciare la fase delle domande di avvocati e pubblico ministero. «La cosa era andata avanti — aveva aggiunto la ragazza —. Savasta qualche tempo dopo mi aveva detto che con la Bulgaria c'era stato un contatto, e che quelli erano interessati alla destabilizzazione, erano disposti a fornire armi e rifugi per i latitanti.. Tutto questo, ha concluso la Libera, venne discusso dalla «direzione strategica» delle Br, che alla fine diede di questa proposta una 'Valutazione negativa». I motivi del «no» probabilmente erano quelli spiegati la settimana scorsa da Savasta: il «partito armato» temeva di essere stritolato da organizzazioni ben più potenti della sua. Ma il discorso del legami internazionali del terrorismo italiano è rimasto, ancora una volta, sospeso. La terza puntata della deposizione di Emilia Libera si è persa, dunqu?, nei rivoli di mille domande rivolte dai difensori di parte civile: prima 1 tumulti all'Università, nel '77, poi l'organizzazione delle Br, poi ancora la data del sequestro Moro (>/u casuale-,, ha risposto la ragazza) o le date d'Ingresso nel «partito armato» dei singoli imputati. A destare le maggiori curiosità è stata però la domanda con cui il pubblico ministero, Amato, ha concluso la sua lunga serie di quesiti. Il p.m. aveva chiesto subito prima se le «Formazioni comuniste armate», formazione del Comitato comunista di Centocelle, avessero ucciso Mario Zlccheri, il missino assassinato a Roma 11 29 ottobre del '75 dinanzi a una sezione del suo partito. «51 — era stata la risposta —, ricordo che in una riunione del Comitato se n'era parlato...». Ed ecco la nuova domanda di Amato: ricorda se qualcuno le parlò anche di un altro delitto, dicendole che era stato opera delle Brigate rosse e in particolare di uno degli imputati in questo processo? libera: •Solo a livello di voci. Non so...». Ma la risposta è stata bloccata dal presidente Santiaplchi: nel processo Moro non si potevano introdurre accuse riferite solo in base a sentito dire. L'udienza si è chiusa su questo scambio di battute, e subito sono cominciate le domande. A quale delitto si riferiva il pubblico ministero? Forse,. come ha sostenuto qualcuno, quello Calabresi? DI qui, al fiorire di tutta una serie di ipotesi, 11 passo è stato breve: di recente, sull'assassinio del commissario milanese i dubbi In effetti si sono infittiti. Quello che era parso a lungo un assassinio «nero», sembra assumere, ad anni di distanza, una colorazione opposta. Interpellato al termine dell'udienza, il p.m. non ha precisato né smentito se la sua domanda ora riferita all'omicidio Calabresi. Secondo altri, visto che 11 periodo considerato era vicino al '75 e ad «un ivslnseisLcrBa imputato del processo», poteva riguardare un altro assassinio, non meno oscuro. Quello di Mlkis Mantakas, il giovane del msi ucciso a colpi di pistola in piazza Indipendenza, e del cui omicidio era stato imputato, in un altro processo, Alvaro Lolacono. Oggi Lolacono è sul banco degli accusati anche nel processo Moro (e da un altro «pentito», Broggl, viene indicato come autore dell'esecuzione). Dell'ultima, lunga apparizione di Emilia Libera dinanzi al giudici, non resta dunque da raccontare neanche questo colpo di scena. Della Libera (che Ieri si è riconosciuta con Seghetti ed altri brigatisti in una foto del disordini del '77 all'Università: 1 terroristi «rossi» erano vicini a «neri» che più tardi sarebbero entrati nel Nar) è riiTìastc» scio un'opinione su 11 " legge del «pentiti» : «La linea scelta dallo Stato è importante, perché non ha proposto un mercanteggiamento, ma dimostra che il fenomeno è stato affrontato dal punto di vista politico... So benissimo che io. come tanti altri, sono bruciata per qualsiasi esperienza politica futura. Ma altri forse potranno riprendere, sia pure a fatica, un indirizzo Giuseppe Zaccaria Roma. Valerio Morucci e Adriana Faranda durante l'udienza