Il miracolo nelle risaie di Sandro Doglio

Il miracolo nelle risaie La rivoluzione nei campi: viaggio nell'agricoltura italiana Il miracolo nelle risaie Con una intelligente innovazione tecnologica e una drastica riduzione delle imprese, la risaia conosce un periodo di prosperità • L'esercito di mondine sostituito da macchine e prodotti chimici • D confronto con California e Texas - Fra i primi nel mondo DAL N08TRO INVIATO SPECIALE VERCELLI — Nelle province del riso, 11 contadino è ricco, O — almeno — sta bene: guadagna, ha tempo libero, una meccanizzazione razionale lo allevia totalmente dalla fatica fisica. Fa concorrenza al suol colleglli degli altri Paesi e in genere risulta vincitore. Parlando di riso si può fare tranquillamente 11 confronto con la California e con 11 Texas: cosa che non capita spesso, neppure per 1 settori più avanzati dell'economia. Erano decine di migliaia; con la stagione del trapianto e del diserbo si doveva far ricorso fino a 1S0 mila mondine: oggi nel riso lavorano tutt'al più 6-7 mila persone, e non tutu a tempo piena E' il prezzo che si e pagato per restare redditizi e competitivi. •E' innegàbile che la risicoltura», dice 11 geom. Angelo Politi, direttore generale dell'Ente Risi, mè l'unico settore della nostra agricoltura che si è mantenuto allineato al progresso tecnologico e che è in linea con i tempi». La situazione favorevole si può condensare con un fatto: negli Anni Cinquanta, prima del boom, prima dell'avvento della tecnologia specifica, per lavorare un ettaro di riso occorrevano ogni anno 800 ore di lavoro; oggi ne bastano meno di 50; in molti casi addirittura con 40 ore all'anno si riesce a lavo, rare e a far produrre un ettaro di riso. 'La risicoltura italiana è ai primi posti nel mondo», dice ancora Politi: •Tenendo conto che l'ambiente non permette l'ultimo passo della tecnologia, cioè l'uso dell'aereo per la semina e per i trattamenti (come avviene invece negli Stati Uniti e in Australia, dove nelle risaie non ci sono filari di alberi di alto fusto e molti elettrodotti, come da noi), si può dire che siamo davvero i primi». TJ » miracolo. è stato possibile per la natura del Paese (le Alpi che fanno da paravento e rendono fertile al cereale una vasta zona che In realta è al limite supe riore della possibilità di coltivazione), per le acque abbon- danti e la splendida rete di canali (pensata e costruita fin dal tempi In cui Cavour era ministro dell'Agricoltura), ma soprattutto per la rapidità con cui 1 contadini vercellesi, novaresi, pavesi hanno saputo adattarsi alle novità e riorganizzarsi. E' stata Infatti necessaria una specie di rivoluzione. Oggi ogni azienda risicola è in realta paragonabile a una piccola industria Sono stati fatti grossi Investimenti: soltanto per 11 parco macchine si calcola che sia necessario investire un milione e mezzo di lire l'anno per ettaro. SI sono dovuti adattare 1 terreni all'uso delle macchine: argini e arginelll sono stati eliminati; si sono allargate le dimensioni degli specchi d'acqua Una volta c'era una miriade di specchietti, oggi la più gran parte delle «camere» (cosi nel Vercellese chiamano l'unita risala) raggiunge anche, i tre, quattro, addirittura 1 cinque ettari. Come in tutta l'agricoltura Italiana la composizione fondiaria resta l'ostacolo più difficile da superare: per 11 riso soprattutto nel basso Vercellese, la proprietà è ancora frammentaria e dispersa, la ricomposizione e le permute restano difficili anche per la mentalità degli agricoltori che sono legati a -quel pezzo di terra». Tuttavia qualcosa succede: le imprese che cessano l'attività (in genere per limiti di età del proprietario) vengono fagocitate dalle aziende vicine. In venti anni si è passati da un caleidoscopio di 24 mila aziende risiere a 0 mila soltanto, che si dividono 180 mila ettari, con una media di 20 ettari a testa, ma con punte di 100, anche 300 ettari. Esistono cooperative, ci sono grandi aziende (la .Buricco » con capitale Italiano e tedesco), la «Curtl» (un pacchetto di azioni fino a un anno fa in mano americana, ora è stato rilevato da italiani), la «Furgone e Preve>. Ma la mscpdeccdn maggior parte delle Imprese sono ancora tipicamente a conduzione familiare: tre persone attive possono condurre un'azienda anche di 100 ettari; e sono Innumerevoli 1 casi di part-time: pensionati, commercianti, trattoristi, addirittura impiegati che riescono a mandare avanti da soli due o tre ettari di risala, dosando opportunamente le ferie e ricorrendo all'affitto delle macchine per non avere Investimenti improduttivi Il riso si semina tra gli ultimi giorni di marzo e 1110 maggio; prima ai devono arare 1 terreni e rifare gli argini; la raccolta avviene tra la prima decade di settembre e U 15-20 ottobre per le varietà più tardive. SI semina a macchina, il diserbo viene effettuato chimicamente si trebbia e si insacca ancora a macchina Non sono più necessari né 11 trapianto ne la monda II tempo libero per 11 contadino va praticamente da fine novembre (quando 11 riso è ormai lavorato e In genere anche già venduto) e la fine di gennaio. E per tutto luglio e agosto 11 lavoro si limita al controllo delle acque. Gli agricoltori del riso sono forse soli che possono andare in vacanza Il mondò della risala in poco tempo è profondamente mutato: fino agli Anni Sessanta gli specchi d'acqua erano calpestati per quaranta giorni da un esercito di mondine, che venivano dalla bassa emiliana, poi anche dal Sud. Le cascine avevano dormitori Immensi per queste donne, e nei paesi si erano costruiti posti di ristoro e asili nido proprio per far fronte alle esigenze di questa immigrazione temporanea. Le feste sull'aia gli amori facili nel pagliaio, le calze nere delle ragazze e le 'braghe bianche* del padrone era l'aspetto fol kloristico di un duro, spesso inumano lavoro. Ma se In America la meccanizzazione ha espulso la manodopera dalle risale, in Italia si è dovu to ricorrere alle macchine per far fronte alla sempre più drammatica carenza appunto di mondine e di lavoranti, as sorbiti dalle fabbriche e dalle citta. Oggi molte cascine sono virtualmente abbandonate paesoni un tempo vivaci e coloriti — come Caresana, Aslgitano, Stroppiana — hanno perso meta degli abitanti. Fare 1 conti in tasca ai risicoltori è impresa difficile: «Se si considerano gli investimenti, il lavorò, l'ammortamento, U valore del terreno (un ettaro di risaia vale anche 22 milioni di liYe;ihu>ìÌbnisè'ne trovano in vendita), il reddito è limita¬ to», dice ancora 11 geom. Politi. «Se l'impresa risicola fosse una società per azioni che deve retribuire il capitale, l'azienda si distruggerebbe»; ma anche per la politica comunitaria che ha premiato 11 riso, fra il 1970 e il 1976-77, tutto il settore ha fatto soldi e ne ha messi da parte. Dal 1977 a oggi, con l'inflazione, 1 conti sono un po' meno positivi, a causa soprattutto dell'Inflazione che Impone giganteschi ammortamenti: una mieti trebbia costà SO milioni; che cosa varrà quando la si dovrà cambiare, fra 7-8 anni? «Ma i prezzi del 1982 — ci dice 11 dott. Aldrovandi, direttore di una grossa cooperativa per la raccolta e la lavorazione del riso a Pavia — sono buoni, e i coltivatori possono ritenersi abbastanza ben retribuiti». Il grosso sforzo che ora si sta facendo è per 11 mi glloramento della qualità. Il riso Italiano è buono, è ottimo per risotti e minestre. Ma in tutto il Nord Europa si prefe risce 11 riso a grana lunga (di origine indiana, ma coltivato In tutto l'Oriente e negli Stati Uniti), più indicato per le Insalate e per 1 contorni. Da noi 11 rìso «indica» non cresce, l'Europa lo deve Importare. Il nostro riso Invece (grosso modo ne produciamo 10 milioni di quintali l'anno, dei quali quattro soltanto sono assorbiti dal mercato nazionale) va verso 11 Sud, negli altri Paesi del Mediterraneo, e — si scoprono cose curiose — fa parte degli alimenti che la Cee e la Fao distribuiscono per la politica degli aiuti al Terzo Mondo. Nel centro di ricerca dell'Ente Risi a Mortara e nel laboratorio della Consapri (diretto dal dottor Tinarelli, uno del massimi esperti mondiali del settore) si lavora incessantemente per cercare — in parole molto povere — di «allungare» la grana del nostro riso, mediante Incroci, nuovi semi, ibridazioni. Alcuni risultati sono già stati raggiunti, ma 11 cammino è ancora lungo: ci vogliono dieci anni di ricerca e di esperienze per poter entrare In produzione con una qualità nuova La pressione della concorrenza. Intanto, si fa maggiore: se la Francia ha praticamente abbandonato 11 sogno di produrre riso nella Camargue, sono in sviluppo le produzioni In Spagna e in Grecia; la Jugoslavia ha Iniziato delle colture. Turchia e Paesi africani sono buoni produttori, e In Alto Volta si sta realizzando un grosso progetto che prevede anche Industrie di trasformazione. Nel Nord Italia pur mantenendo inalterata la quantità prodotta, l'area di coltura si sta restringendo; qualche Iniziativa è in atto in Sardegna (soprattutto per la produzione di seme), nel Grossetano e in Calabria. L'agricoltura del riso non sarebbe oggi florida se non avesse alle spalle una moderna Industria di trasformazione e di commercializzazione: può sembrare il segreto di Pulcinella, è Invece il punto debole di quasi tutti gli altri settori agricoli italiani. Le aziende italiane che lavorano il riso — moltissime sono gestite dagli stessi coltivatori, molte hanno forma di cooperative — riescono a fare concorrenza alle agguerrite multinazionali che hanno sede in Olanda, in Belgio e in Germania, e che lavorano essenzialmente riso americano o proveniente dall'Oriente. La tecnologia nostra — sia per il lavoro nel campi, sia per la trasformazione del riso — è la migliore In assoluto: battiamo addirittura i giapponesi e 1 cinesi, che di riso vivono da migliaia di anni. La Ballarmi di Sassuolo — per esemplo — Inventa costruisce ed esporta macchine anche negli Usa e in Estremo Oriente. Nello sconfortante panorama agricolo Italiano, il settore del riso è Insomma l'unico che abbia-vissuto coraggiosamente, unarlvoluzipne.ene abbia tratto vantaggi. Sono scomparse le pittoresche mondine gli aironi, le folaghe, i beccaccini che volavano sulla pianura tra Vercelli e Pavia sono oggi più rari; si sono quasi dileguate le rane (non per colpa del prodotti chimici, assicurano gli esperti, ma perché viene tolta l'acqua dalle risaie per il diserbo proprio nella stagione delle uova e del giri ni che non possono sopravvi vere all'asciutto): il paesaggio e il colore locale ne possono risentire, ma chi lavora il riso ha potuto sopravvivere, e trovare reddito e dignità dal suo lavoro. Sandro Doglio (3.continua) \je mondine sono state sostituite dalla «tecnologia della risaia»

Persone citate: Aldrovandi, Angelo Politi, Cavour, Politi, Tinarelli