Molte Venezie: qual è la più vera?

Molte Venezie: qual è la più vera? IN MOSTRA AL MUSEO CORRER CINQUE SECOLI DI PIANTE E DI VEDUTE Molte Venezie: qual è la più vera? In centocinquanta immagini, dalla fine del Quattrocento all'inizio del Novecento, la storia della città lagunare: gli incerti inizi, la potenza, il declino - La rassegna integrata con alcune «pitture d'ambiente» VENEZIA — Poche città dispongono di un patrimonio di piante e vedute come quello veneziano: secondo, forse, solo al repertorio di Roma come consistenza numerica, ma almeno pari come livello qualitativo. Se si ha la pazienza — tra gioia e sorpresa continue — di attraversare l'Intero Museo Correr, di salire scale poco agevoli, di continuare lungo itinerari malsegnalati, si arriva a scoprire gran parte di quel patrimonio in un'affascinante rassegna: «Venezia, piante e vedute». (Tutti i giorni fino a ottobre, eccetto il martedì). E' l'intero fondo cartografico del Correr: un recente riordino ha riportato alla luce anche alcuni pezzi non registrati dalle rassegne precedenti e ha esteso fino alle soglie del Novecento il campo dell'Indagine. Centocinquanta immagini nell'arco di cinque secoli, ottimamente introdotte e presentate, ci consentono ora larghe possibilità di confronto e verifica. La rassegna, a cura del Comune e dei Musei Civici Veneziani, inizia dalla fine del Quattrocento. Bisogna dunque subito dire che restano fuori almeno due opere trecentesche: la Planimetria di Fra Paolino, che è alla Marciana; e la Veduta ideale, alla Bodleian di Oxford. La prima, visibile a due passi da qui, quasi nello stesso palazzo, resta 11 più vetusto monumento cartografico veneziano: una planimetria tracciata, si di¬ rebbe, con l'emozione di chi comincia, e allo stesso tempo estremamente precisa, quasi scientifica. La seconda, una veduta quasi immaginarla, un sogno di piccoli canali, ponti leggeri, palazzi marmorei... Entrambe vanno tenute ben presenti: esse fissano I due moduli fondamentali cui si ispira la produzione seguente, con la straordinaria persistenza che il Catalogo pone In preciso rilievo. Rappresentazione geometrica e immagine mentale: «le due città» che sono anche dentro di noi, l'una negazione o se si vuole integrazione dell'altra: su queste linee può venir letta tutta la mostra. : Nel labirinto Possiamo perderci, ora, tra le infinite varianti dell'iconografia gotica e post-gotica, che percorrono e ripercorrono la Civltas Venetlarum, tra i muri più traforati e leggeri del mondo, dove l'acqua moltipllca le immagini e insinua il mistero: sottili imbarcazioni corrono nervose o si fermano stupite nel dedalo, mentre dure montagne si profilano all'orizzonte del troppo fragile sogno. Oppure ecco accentuatele guglie le punte le ogive i campanili: i caratteri nordici, nelle molte Immagini di artisti tedeschi che vedono Venezia come Lubecca; oppure i caratteri orientali. Oppure ancora possiamo ritrovarci nell'ordine delle proiezioni geometriche, ora fulmineamente precise nella restituzione del groviglio, e ora pronte a «perdersi» nella descrizione del particolare: ma è su queste piante vecchie di secoli che possiamo ancora sorprendere non solo le stesse rive e le piazze di oggi, ma le piccole case, le pietre, tutto il labirinto che amiamo. Con le giuste deformazioni: un po' per farci impazzire tra le pietre e un po' per metterle in rilievo, per farcele conoscere meglio. Molte delle più belle rappresentazioni sono anonime; di altre sappiamo poco più che il nome dell'autore: messaggi ripetuti da un punto misterioso, per noi tutti, segnali a tutti 1 livelli... forse il capolavoro assoluto resta la pianta di Jacopo de' Barbari, rilevata da squadre di geometri in tre anni tra il 1498 e il 1500: straordinaria per la precisione e 11 rigore con cui è stata «battuta», disegnata e incisa: il risultato ha l'unità stilistica e la preziosa bellezza d'un'antlca miniatura, che fa scoprire e sognare per 11 dono dell'arte. Lungo 1 cinque secoli di piante e vedute, nelle presentazioni, nel simboli, nei fregi, nella scelta del punto di vista, del rilievo dato al centro del potere o spostato sul grande porto tra mare e laguna prevalgono ora motivi di ordine ideale, ora considerazioni ideologiche, morali, encomia¬ stiche o addirittura epiche, di fronte all'eccezionale soggetto, «mostro urbano senza precedenti», utopia realizzata tra Oriente e Occidente; ma altrettante volte la fantasia e 11 segno riscattano qualunque «linea ideologica». Da Carpaccio Splendido, comunque, è questo poter seguire la storia nella lunga serie delle carte esposte, tra gli antichi libri aperti in una quieta rassegna accanto agli strumenti di lavoro, al mezzi di rilevamento, secondo l'uno o l'altro dei filoni espressivi che crediamo di scoprire: dapprima la storia appare ancora incerta, la città giovane, mitica; poi potente e sicura di sé, punto di convergenza di un'eccezionale efficacia e abilità di governo con la qualità delle espressioni d'arte; poi declinante e quasi agonizzante. In certe rappresentazioni del Settecento è viva la sensazione, ben chiarita nel Catalogo, della progressiva perdita d'identità; e insieme dello smarrimento degli usuali «ancoraggi rappresentativi» trasmessi dai secoli. Pino alla nuova documentaristica del decenni austro-ungarici, ai primi perfetti (ma anche romantici) rilievi aerofoto grafici dell'Inizio del secolo. C'è qualcos'altro che non si può non seguire come un filo interiore lungo tutta la mo¬ stra — non occorre tanto «pensarci», si insinua da solo, continuamente, come una lunghezza d'onda in sintonia. Il filo, o 11 fiume, della pittura veneziana Certo l'intero Itinerario va seguito tenendo in mente Venezia nella pittura: i vedutisti fantasiosi e quelli realistici, maggiori e. minori, dal Carpaccio al Canaletto, dal Bellini al Guardi, dal Bassano al Carlevarls allo Heintz...; e bene hanno fatto gli ordinatori a Integrare la rassegna con alcune «pitture d'ambiente», determinando qualche gradevole stacco nell'itinerario espositlvo, forse un Inizio di ritmo Noi ne avremmo volute anche di più. Non più due. alla fine, ma molte città, emergono dai vecchi fogli e si confondono, tra le linee sognate dagli utopisti e quelle misurate dai geografi, tra la veduta che propone e la restituzione cartografica che testimonia: resta da chiedersi qual è la Venezia più vera. La risposta potrà darla dentro di sé. non senza mobili alternative, ogni visitatore. Forse aiuta a fare il punto la dedica di uno degli autori di queste vedute — quasi sconosciuto — al Procuratori di S. Marco: 'Conosco d'aver adombrato su questo foglio Venezia tra l'oscurità degli inchiostri, più tosto che esposta alla luce del mondo... Alla sua chiara immagine non ho aggiunto che l'ombre». Paolo Barbaro

Persone citate: Bellini, Carpaccio, Paolo Barbaro

Luoghi citati: Marciana, Oxford, Roma, Venezia