Colori nel cielo di Paolo Maffei

Colori nel cielo j TRA SCIENZA E FALSIFICAZIONI Colori nel cielo > Poco più di una ventina di anni fa la diffusione di fotografie astronomiche a colori, ottenute principalmente negli osservatori americani di Monte Palomar e di Lick, mostrò a un pubblico stupefatto che i corpi celesti non sono in bianco e nero e neppure più o meno «celesti». La cosa non era una novità perché astronomi e astrofili già lo sapevano, ma mai si era riusciti a fissare così bene i colori di oggetti celesti tanto deboli e ben pochi erano quelli che li conoscevano per averli visti direttamente solo nei più luminosi. Le ragioni di questa lacuna erano soprattutto due. La prima è che l'occhio umano riesce a percepire il colore solo se la luce che riceve è sufficicntetncnte intensa, cioè al di sopra oi un certo valore di soglia. La seconda è che l'occhio è poco sensibile a certi colori, come il rosso della riga H alfa dell'idrogeno. Naturalmente, combinando i due effetti si ha che vediamo benissimo al telescopio un'immagine rossa H alfa del Sole, dal quale ci giunge una tale quantità di luce di rutti i colori da rendere im possibile guardarlo diretta mente senza accecarsi, mentre non vediamo rossa la stessa emissione in H alfa prove niente da una nebulosa miliardi di volte più debole. Anche le deboli nebulose, però, fotografate attraverso emulsioni colori rapide con telescopi luminosi e lunghe pose, mostrarono i loro colori. La stampa e la riproduzione delle fotografie originali su un enorme numero di diapositive messe in commercio e riprodotte su una gran quantità di libri e riviste rivelarono a tutti questo nuovo cielo nel quale, proprio per il predominio dell'emissione H alfa, gli oggetti «celesti» apparivano per la maggior parte... rossi. Naturalmente apparvero anche oggetti azzurri, come le stelle ad alte temperature e le nebulose illuminate da tali stelle. E furono fotografate anche nebulose in cui i colori erano diversi e variavano a seconda della distanza dalla stella eccitatrice .c.iel° #Ma9#; vo, più bello, più variato: a colori vivi e contrastanti, come le luci di un Luna Park, o tenui e sfumati, come in certe nubi evanescenti illuminate dalla luce del crepuscolo. * ¥ Recentemente tutto questo sta cambiando, non in cielo ma nelle immagini che circolano sempre più numerose, e gli stessi oggetti appaiono riprodotti in nuovi colori che in realtà non hanno. Si stanno diffondendo sempre più immagini false, assolutamente in disaccordo con le leggi che governano l'emissione luminosa e la sua percezione c traduzione in colore da parte del nostro cervello. Come mai si sta verificando rutta questa inflazione di colori sbagliati? Prima di proseguire c'è qualcosa da precisare. Innanzi tutto va ricordato che i corpi celesti non sono di per sé a colori, come non lo è nessun oggetto e nessun raggio di luce. La luce è solo un insieme di radiazioni elettromagnetiche e il nostro cervello trasforma i messaggi elettromagnetici ricevuti ed elaborati dall'occhio nella sensazione di colori diversi a seconda delle diverse lunghezze d'onda. Ma, dal momento che vediamo il verde, il blu, il rosso ecc. intorno a noi, diciamo che i colori delle fotografie o delle immagini al cinema o alla televisione sono tanto più veri, fedeli, accettabili quanto più somigliano a quelli che siamo soliti vedere per gli stessi oggetti nella realtà. Cosi, guardando il Sole al tele scopio in corrispondenza della riga H alfa, possiamo farci un'idea precisa di quel colore (una specie di rosso scuro) e dobbiamo rivederlo uguale nella fotografia di una nebulosa che emette radiazione in corrispondenza di quella riga. La stessa cosa possiamo sperimentarla vedendo i colori eli altre zone dello spettro solare in corrispondenza delle varie lunghezze d'onda alle quali emettono luce le stelle o le nebulose. E più le immagini fotografiche di queste ultime' sono vicine ai campioni visivi più diciamo che sono vere. La loro «veridicità» è comunque sempre nell'ambito dell'interazione radiazione-uomo. In questo senso le fotografie astronomiche non sono state mai perfette, per ragioni tecniche che non stiamo a csamvr-arr, ma si avvicinavano mmg molto alla visione ideale controllabile a volte anche direttamente in oggetti molto luminosi oppure osservando con grandi telescopi. A questo punto possiamo spiegarci le cause del deterioramento della qualità e la falsificazione del cielo riprodotto e diffuso attualmente. Una è certamente l'inaccuratczza con vengono stampate tipograficamente fotografie astronomiche originali buone. Ciò può avvenire per mancanza di mezzi adeguati, specialmente quando vengono tirate insieme figure con colori dominanti diversi. Il cattivo risultato si vede anche in altri campi, per esempio nelle riproduzioni a colori di opere pittoriche. Ma in quel caso se ne accorgono anche i non intenditori perché gli originali esistono e molti li hanno addirittura veduti. Nel caso del cielo, invece, per quanto si è detto, gli originali non esistono e tutt'al più pos sono essere considerati tali le fotografie a colori ottenute direttamente al telescopio. ♦ * Purtroppo (e questa è una seconda causa) il tipografo non dispone quasi mai della fotografia a colori originale ma di una sua riproduzione, magari di una delle tante diapositive commerciali di piccolo formato. Queste, generalmente! sono prodotte con sistemi che non garantiscono una buona conservazione né del contrasto né del colore. Cosi è facile che, se la diapositiva da stampare è stata prodotta qualche anno prima, i colori possono essere molto alterati e se il lavoro tipografi co sarà perfetto servirà solo a stampare bene una riproduzione cattiva. Naturalmente queste cattive stampe, diffuse migliaia, faranno scuola e se si avranno, com'è naturale che avvenga, riproduzioni a colori dello stesso oggetto sbagliate in vari modi, ciò genererà solo confusione e pressappochismo nel riprodurre successive immagini a colori. Una terza causa di alterazione dei colori (e non soltanto di. questi,) è dovuta al cattivo fustori sempre-, più diffuso1, eli'ingrandi mento inadegua to. Si trovano, un po' dappertutto, oggetti astronomici estesi, come la nebulosa Rosetta o quella di Orione, ridot ti a francobolli (sia pure come quelli di formato gigante tan to cari alle Poste italiane) e, cosa ben più grave, immagini originalmente piccole o medie ingrandite a un punto tale che la grana e i difetti dell'emulsione soffocano i particolari più minuti degli oggetti fotografati. A tutto questo si aggiunge la moda delle riproduzioni «falsi colori». Questa tecnica, utilissima per la ricerca scientifica, è fuorviarne nella divul gazione perché il non esperto crede che il giallo, il rosso o il blu usati, per esempio, per rappresentare zone di diversa brillanza siano, in realtà, i veri colori dell'oggetto. E ciò soprattutto se, come spesso avviene, l'immagine in «falsi colori» non è presentata con un'adeguata spiegazione. Tutte queste cause di deterioramento del colore possono intervenire anche nelle immagini dei pianeti e dei satelliti ottenute e trasmesse dalle sonde spaziali. Abbiamo raggiunto mezzi tecnici raffinatissimi per portare a conoscenza dell'uomo colori impercettibili o propri di oggetti lontani fotografati a breve distanza da sonde che avevano viaggiato per centinaia di milioni di chilometri ed ora, nel corso della diffusione, si sta distorcendo tutto e si mostra un cielo falso. Naturalmente ci sono riviste e libri astronomici che stampano buone riproduzioni degli oggetti celesti, ma in linea generale le riproduzioni buone affiorano solo qua e là a caso, per qualche felice combinazione, a volte fuori del contesto astronomico. Una delle più fedeli immagini a colori della nebulosa Trifida si vide alla televisione, tempo fa, . come sfondo in una trasmissione di Mike Bongiorno. Ma probabilmente solo pochi astronomi se ne saranno accorti e l'a vranno apprezzata. Paolo Maffei

Persone citate: Mike Bongiorno, Orione