Scuole veneziane e miracoli d'arte

Scuole veneziane e miracoli d'arte NUOVI STUDI SULLA SERENISSIMA Scuole veneziane e miracoli d'arte Nel 1873 la Galleria Sabau• da di Torino acquistò due •grandi tele quattrocentesche, raffiguranti la Nascita della l'Vergine e \Annunciazione e compagne di altre due, oggi , in una raccolta privata di New York, con lo Sposalizio della Vergine e la Adorazione dei fMagi. L'anno scorso, trovan; domi in una piccola città inglese, venni informato che -una famiglia abitante nell'adiacente campagna stava ven'dendo una biblioteca di storia ldell'arte; quando giunsi sul Sposto, i. libri erano già aliena"ti, ma la mia visita svoltò, all'improvviso, in senso posii rivo. 5 Passando dalla biblioteca, foramai vuota, in una sala attigua riconobbi a colpo d'occhio, risplendenti sulle pareti, 'cinque altre tele della stessa serie di Torino e di New York, come quelle di straordi naria rarità. L'intervallo piace "vole della vicenda doveva tut tavia durar poco, perché i proprietari, da me subito informati della verità storico-arti.stica (che essi ignoravano completamente), da persone assai gentili si trasformarono •in due draghi infuriati. ' In toni minacciosi e con un linguaggio denso di oscuri presagi, essi mi rifiutarono le fotografie delle cinque tele, .vietandomi . nel modo più esplicito di descriverle, com mentarle o comunque farne oggetto di studio (cosa del reisto impossibile senza un'adeguata documentazione grafica), e persino di rivelare illuo'go dove esse si conservano (o, 'forse, si conservavano). ** • • La mia carriera di conosci *tore è gremita di episodi del genere, ma questo mi brucia in modo particolare, data la grandissima importanza che la serie di tele ha per la storia della pittura veneziana, Il pittore Natalino Schiavonc, che all'inizio del secolo scorso possedeva almeno sei. numeri dell'insieme (tra cui i quattro di Torino e di New York), asseriva che esse' provenivano grazie alle soppressioni napoleoniche, dalla Scuola di San Giovanni Evangelista a Venezia, la cui sala era stata in un primo tempo decorata da Ja copo Bellini, saldato, come indica un documento, nel 1465. Seguendo studiosi del livel lo di George Gronau e di Roberto Longhi, sono convinto che la serie di tele provenga effettivamente dal luogo indi cato dallo Schiavone (e perché mai costui avrebbe dovuto mentire?) e che costituisca la primitiva decorazione della Scuola dell'Evangelista, poi sostituita con altre tele. I dipinti mostrano infatti i caratteri d' Jacopo Bellini, inventore delle composizioni, ma l'effettiva stesura rivela la mano dei due figli, Gentile e Giovanni, an cora in età giovanile: è superfluo sottolineare l'enorme rilievo di testi pittorici come questi, di cui ogni brano an drebbe commentato con mol, ta attenzione. Che si accetti o meno l'ipotesi belliniana (in cui credo) la provenienza dall'edificio che si è detto, non vi è però alcun dubbio che le nove tele (come denunciano le loro di mensioni, i soggetti e i dati tecnici) debbono essere state eseguite per uno di quegli edi fici cui e dedicato il volume Le Scuole di Venezia, che vede la luce per i tipi della Electa. Un team di studiosi, altamente qualificati, ha condotto la ri cerca, sotto la guida di Terisio Pignatti; il corredo illustrati vo, assai nutrito, è spesso di raro interesse, anche per specialisti di arte veneta, c. vedono riprodotti qui per prima volta molti dipinti, specie dei periodi più tardi (qual che riserva è lecita per talune delle tavole a colori). Cosa è una Scuola veneziana? E' un'istituzione destinata a fini di pubblica preghiera religiosità, di assistenza caritativa, di punto di riferimento di minoranze etniche presenti nella città lagunare, ai organizzazione dei vari tipi di artigianato, di tutela sociale. Si può affermare che la Scuola è, in un certo modo, l'equivalente veneziano della Confraternita diffusa in molte regioni d'Italia, ma un suo aspetto tipico è la singolare ricchezza decorativa di molte delle sue sedi, di cui parecchie ebbero a soffrire la spoliazione in seguito agli indemani amenti e alle soppressioni napoleoniche. Le enormi tele di Gentile Bellini e" Vittore Carpaccio con i Miracoli della Croce, che oggi costituiscono uno dei £ la vanti della Galleria dell'Accademia di Venezia, sono parte della seconda decorazione della Scuola di San Giovanni Evangelista (di quella più antica si è fatto già cenno); e le celeberrime, splendide tele del Carpaccio, con la Leggenda di Sant'Orsola provengono dalla Scuola dedicata a questa Santa, cui fini erano soprattutto assistenziali. Più o meno intatta è invece la decorazione della Scuola di San Rocco, che è a tutt'oggi il massimo monumento delrarte di Jacopo Tintoretto, e che il volume tratta in modo particolarmente attento ed esauriente. Ma il libro va considerato anche sotto un'angolatura diversa, come quella dei numerosi titoli, apparsi di recente, e che, nella tematica veneziana, si aprono secondo una tipologia e una rosa di argomenti tra le più ampie e diversificate. Le bellissime fotografie della città e dei suoi abitanti, già pubblicate nel 1965 in Svizzera da Albert Mermoud sotto il titolo Venise des Saisons, vengono ora ripresentate nell'edi: zione italiana da FotoSelex: il loro autore, Gianni Berengo Gardin, aveva comandato l'obicttivo con tale acume ottico tale intelligenza che, nonostante gli anni trascorsi, nulla è invecchiato, al contrario. , Sono proprio certi aspetti della moda femminile, oggi trapassati, a far risaltare l'immutabile definizione (consolante in un mondo come quello odierno) dello scenario lagunare: il titolo di questa edi zione italiana, Una storia d'amore, Venezia, non potrebbe essere più appropriato. Ma è nel campo della storia culturale (e soprattutto della cultura storico-artistica) che vanno segnalate certe recenti pubblicazioni. Alcune sono di tale importanza che sarà necessario occuparsene a parte; così è per i due massicci volumi nei quali Rodolfo Pallucchini cataloga, discute e storicizza uno^Jegli aspetti della pittura "df-'J* copo Tintoretto,' le sue Opere sacre e profane (i Ritratti erano già apparsi in precedenza nel 1974, presso lo stesso Editore Alfieri, oggi nel Gruppo Editoriale Electa). E' ancora il caso di un'im presa di vasto respiro e di coraggiosa ambizione, la Storia della cultura veneta, edita da Neri Pozza, e di cui sono, già apparsi cinque volumi gremiti di saggi, molto spesso rivela tori, e di forte stimolo per un ulteriore approfondimento. Ma anche per argomenti più circoscritti, storia ed arte di Venezia si ripropongono, an che sotto aspetti minori. Qui vanno segnalati i libri editi da Mario Fantoni, speda lizzato in temi artistici: a lu spetta la ristampa di un'opera vecchia di quarant'anni, Le antiche ceramiche veneziane scoperti nella laguna, di Luigi Gonion, assieme ad una novità, Le porcellane veneziane di Gemi mano \ Vincenzo Cozzi, di Francesco Stazzi, uno dei più sottili conoscitori dell'argomento. ** E' ancora Fantoni ad offrirci Le antiche vere da pozzo veneziane, di Gino Voltolina, dove questo aspetto singolare delle espressioni plastiche della Se renissima è studiato in una serie di tavole, accompagnate anche dai disegni di Jan Grevembrock, un pittore della fine del Settecento, disegni tra i quali sono riprodotti quelli relativi alle vere oggi scomparse perché o emigrate o disperse. C'è da chiedersi a cosa sia dovuto un siffatto, rinnovato interesse per Venezia, per il suo aspetto, la sua storia, le sue produzioni artistiche mag giori e minori. E' vero che assistiamo, in tutta Italia, ad una ripresa di studi in chiave locale è regionale, studi che molto spesso riflettono una coscienza delle autonomie cui turali, anche come reazione al massiccio fardello di livellamento e di uniformità impo-, sto dalla tv, dalla stampa quotidiana e settimanale e da cer to cinema. Ma quanto alla storia dell'arre, la fioritura attuale di studi su Venezia, che pare in aumento, è il portato anche di un istituto come la Fondazione Cini', con il suo materiale bibliografico, la sua fototeca, suoi microfilm, i suoi cicli d convegni e di conferenze. -Tuttavia, c'è da ^osservare che infrastrutture e istituzioni rimangono isolate, come cattedrali nel deserto, se non sono accompagnate da quello che è stato, è e resterà il primo motore della ricerca, l'insegnamento universitario. L'attuale momento "di studi veneziani-? ii portato dei docenti, che dal; le^-catti^:^'-Vtì^tfJe*'<j''fìfe'' dova hanno formato una generazione di studiosi e di ri cercatori: così come è accadu to a Bologna e a Firenze, e come non avviene a Roma. Qui il deplorevole livello dell'insegnamento si riflette nella pochezza delle pubblicazioni di argomento locale (e sì che i temi non mancherebbero!) a dispetto delle Bibliote che dell'Istituto Nazionale di Archeologia e della Hertziana i soli prodotti degni di venir citati spettano a studiosi stranieri o a coloro che si tengono lontani dalla locale, squalificata università. Federico Zeri