Settemila aziende della Confapi «No alla trattativa sul contratto»
Settemila aziende della Confapi «No alla trattativa sul contratto» Sono gli industriali metalmeccanici con 300 mila dipendenti Settemila aziende della Confapi «No alla trattativa sul contratto» Il presidente Busso: «La piattaforma sindacale fa aumentare il costo-lavoro del 30%» TORINO — OH industriali metalmeccanici della Confapi non apriranno le trattative con la Firn per il rinnovo del contratto di lavoro della categoria. Ce lo ha dichiarato il presidente nazionale Achille Busso che guida l'Animen (l'associazione dei medi e piccoli imprenditori metalmeccanici che aderiscono alla Confapi, composta da 7 mila aziende minori con circa 300 mila dipendenti). Si tratta di una presa di posizione di un certo rilievo perché nel giorni scorsi la Confapi (la confederazione che organizza le diverse categorie) aveva dichiarato la disponibilità ad aprire le trattive con i sindacati sulle «piattaforme». Il presidente degli industriali metalmeccanici, Busso, ha tenuto a precisare che non è una rottura con la Confederazione (Confapi) ma un orientamento espresso dalla categoria in base all'autonomia che è riconosciuta nell'ambito confederale. "Come Animen — ci ha detto Busso — abbiamo fatto uno studio applicando, in modo completamente neutrale, le richieste contenute nella "piattaforma" che ci è stata presentata dal sindacato (i conti sono riportati nella tabella che pubblichiamo a parte n.d.r.). Ne è venuto fuori un incremento del costo del lavo- ro del 30,72 per cento nel solo 1983. L'ora di lavoro salirebbe dalle attuali 9392 lire a 12277 lire. Applicando il tetto del 16 per cento indicato dal governo dovrebbe invece essere di 10.894 lire all'ora. Ciò significa che rispetto al limite del 16 per cento ci sarebbero 1383 lire di troppo per ogni ora di lavoro. Di fronte a questi dati reali l'esecutivo dell'Animen, composto da una trentina di imprenditori di tutta Italia, ha concluso che sul piano tecnico ed economico non esiste spazio per una trattativa seria. Cioè, per discutere, biso¬ gnerebbe aver qualcosa a disposizione». In pratica è la stessa posizione della Federmeccanica e della Conf industria? «La nostra non è una chiusura pregiudiziale di carattere politico. La Confapi ha detto che non pone pregiudiziali all'avvio del negoziati. L'Animen, in piena autonomia, si limita a constatare che non c'è tecnicamente spazio per la trattativa». Come si deve creare questo spazio? «A nostro giudizio si deve risolvere prima la questione globale del costo del lavoro. Bisogna trovare 11 modo di revisionare la scala mobile per dare spazio al contratti e premiare la produttività e la professionalità. La nostra è una posizione razionale; non è una chiusura politica». Avete già comunicato questo vostro «no» alla Firn? «Lo faremo con una lettera nelle prossime settimane. Qualcosa di ufficioso sanno già». Il sindacato sostiene che una stagione contrattuale troppo calda potrebbe compromettere la ripresa economica che ci dovrebbe essere in autunno. «Mi auguro che si arrivi al contratto senza eccessivi conflitti. Però la ripresa, purtroppo, non la vedo. Sono un industriale di componenti. Giorni addietro ero al Sitev di Ginevra, che è il punto d'incontro europeo dei produttori di componenti per l'auto. Era una splendida gabbia con 10 mila leoni affamati e niente da mangiare. La crisi non è superata. La concorrenza è tremenda. Sono tornato grat tandoml la testa. I piccoli, come la mia azienda, hanno re sistlto e sono entrati in difficoltà dopo le grandi imprese. Adesso, però, la crisi è pesante anche per noi». Sergio Devecchi
Persone citate: Achille Busso, Busso, Sergio Devecchi
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