Sindona e altri 26 a giudizio per il crack della «Privata» di Marzio Fabbri
Sindona e altri 26 a giudizio per il crack della «Privata» La requisitoria del pm Viola chiude un'inchiesta durata otto anni Sindona e altri 26 a giudizio per il crack della «Privata» L'istituto di credito ebbe, nel 74, un «buco» di 240 miliardi, il più grosso mai avvenuto nel mondo bancario italiano • Per il magistrato, il finanziere è «un ladro di polli» con «un'intelligenza superiore alla media, ma votata al male» - La storia del fallimento DAL N08TRÓ CORRISPONDENTE MILANO — Un crack di oltre 240 miliardi del 1974, il più' grosso mai avvenuto nel mondo bancario italiano: è quello della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, per 11 quale il sostituto procuratore della Repubblica Guido Viola, dopo otto anni di indagini, ha presentato la sua requisitoria. Oltre a Sindona, per il p. m., dovranno comparire in aula, a rispondere di reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta aggravata al falso In bilancio e in comunicazioni sociali, altri 26 personaggi che rappresentano tutto lo staff di cui l'avvocato siciliano si era circondato, compresi quei professionisti che avevano 11 ruolo di sindaci o controllori e nulla fecero per esercitare questa funzione. Ma chi è Michele Sindona per chi lo ha studiato passo passo per tanto tempo? *Un ladro di polli — è la risposta di Viola — nel senso cioè che non fu l'osannato big della finanza italiana o il conclamato salvatore della lira, ma un volgare ladrone che rubò per formare e ingrandire il suo impero di carta pesta». Del fallimento della Banca Privata Italiana (•canovaccio a volte farsesco a volte tragico, ma comunque sicuramente squallido'), certamente il finanziere di Patti fu oltre che •attore* anche «autore e regista». -Dotato di intelligenza superiore alla media, ma comunque rivolta al male — è il giudizio del sostituto procuratore —, ha sempre ritenuto con le sue macroscopiche bugie di poter confondere le carte e pescare nel torbido. Vn'intelligema viva, dunque, ma affetta da megalomania e aggressività; al tempo stesso però profondamente limitata perché ha sempre rifiutato dì assumere la paternità e la responsabilità di macroscopiche colpe'. Insieme con Sindona, per l'accusatore, dovranno essere processati, tra gli altri. 11 suo ex braccio destro Carlo Bordoni, 11 genero Plersandro Magnonl, Gianluigi Clerici Luigi Menninl, Massimo Spada, John Me Caffery, del quali sono puntigliosamente Indicate le cariche occupate e il ruolo avuto nel portare al clamoroso crack. CI sono anche parecchi assenti, perché questa è l'Inchiesta solo sul crack dell'ultima banca sindonlana. Altri episodi sono ancora oggetto d'inchiesta: l'uccisione del liquidatore della banca, Giorgio Ambrosoli (•artefice principale di questo processo*, dice Viola); 11 falso rapimento del finanziere nell'agosto del '79; 1 tentativi di salvataggio del traballante Impero finanziarlo; le Interferenze nelle indagini e I bastoni posti tra le ruote della richiesta di estradizione dagli Usa, che finalmente è stata concessa. La Banca Privata Italiana, esordisce a spiegare 11 giudice, nasce in data primo agosto 1974 dalla fusione delle slndoniane Banca Unione e Banca Privata Finanziarla. Ma nasce «pia morta* perché le perdite erano di tale entità da Imporre l'immediata applicazione del provvedimenti previsti dalla leggo bancaria e dal codice civile. Invece la Banca d'Italia concesse la sua autorizzazione e a questo si riferisce, soprattutto, ma non solo. Viola quando accenna a una discutibile gestione della vicenda Sindona da parte di Guido Carli. La difesa di Sindona. ricor¬ da 11 sostituto procuratore, ha sempre indicato come causa del crack 11 mancato rispetto da parte del Banco di Roma (sul cui vertice 1 giudizi sono taglienti) di fantomatici accordi globali e la mancata autorizzazione, da parte delle autorità competenti, all'aumento di capitale della Flnambro. •Nulla di più falso», è scritto nella requisitoria, che aggiunge: «Le ragioni del dissesto vanno individuate in una sola causa: l'avere Sindona e il suo gruppo trasformato le due banche nel proprio portafoglio privato con la conseguente loro spoliazione*. Anche le perdite conseguenti a speculazioni di Borsa (5 miliardi) o sul cambi (20 miliardi) sono episodi minori, senza contare che spesso queste rovinose operazioni andavano a vantaggio di altre società slndoniane. Il nucleo centrale dell'attività di Sindona, secondo 11 p. m., erano le operazioni che faceva con i soldi che i clienti avevano depositato nelle sue banche. LI inviava alle sue banche estere come depositi fiduciari (da segnare quindi a credito dell'Istituto italiano), ma faceva subito seguire una lettera fjreta che dava disposizioni sull'uso di questi fondi (sempre a favore di sue società). •E' indubbio — scrive ancora il p. m. — che intorno a Sindona fu tessuta una ragnatela di protezioni che hanno tentato per anni di aprire un ombrello di salvataggio per il bancarottiere; Sindona, come tanti altri uomini della finanza italiana, aveva invischiato nella sua rete innumerevoli uomini politici con laute elargizioni, sperando in un investimento futuro*, e qui 11 giudice ricorda i due miliardi regalati alla de. e non prestati •come goffamente qualcuno ha voluto far credere*. Tra l'altro, precisa il giudice, queste semme dovranno essere restituite. Marzio Fabbri
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