Pochi uomini in un teatro di frontiera che ha fame di spazio e di opere nuove di Luciano Curino

Pochi uomini in un teatro di frontiera che ha fame di spazio e di opere nuove 7 / VIAGGIÒ TRA I MALI DEGLI ENTI LIRICI ITALLÓlNI: TRIESTE Pochi uomini in un teatro di frontiera che ha fame di spazio e di opere nuove DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRIESTE — La città perde popolazione e ha il record d'Italia dei pensionati. Il porto è vuoto di navi, da una quindicina di anni quasi tutto è fermo sul piano economico. Resta ben viva la passione del teatro lirico e dell'operetta. L'apertura della «stagione» è uno dei principali avvenimenti cittadini. Un momento che ha una sua solennità. Dice 11 sovrintendente del Teatro Comunale «Giuseppe Verdi»: «Siamo l'unico Ente lirico che apre la stagione con l'inno nazionale». Il professor Giampaolo de Ferra è sovrintendente dal 1968. Il direttore artistico, barone Raffaello de Banfield,' ha l'incarico dal 1972. Caso raro di longevità, oltre che di accordo e di competenza. Ma al Comunale di Trieste è abbastanza normale restare per decenni. Giuseppe Antonicel11, fratello del professor Franco, vi è stato sovrintendente per una trentina di anni. De Ferra e il barone affermano di essere fuori dal giochi politici, «siamo entrambi indipendentU. Senza tessera, ma c'è chi afferma che sono di area democristiana, o comunque graditi alla de. «Abbiamo sempre fatto una politica del contenimento della spesa, ma si sa che questa politica non ha mai premiato gli enti lirici*, dice il sovrintendente. Contributo statale, l'anno scorso, sui sette miliardi: insufficienti. (Un centinaio di milioni dal Comune, mezzo miliardo dalla Regione). «Siamo fermi a parametri che prevedono la metà dell'attività che facciamo oggU. L'Ente ha 220 dipendenti, il numero piti basso d'Italia. «Abbiamo lo stesso organico di dieci anni fa. ina da allora abbiamo raddoppiato la produzione. Abbiamo rispettato rigorosamente il divieto di nuove assunzioni, mentre altri hanno trovato scappatoie. Ora, se si vuole che il teatro non muoia di asfissia, chiediamo di poter aumentare l'organico. E di avere un contributo adeguato»: La passione per la lirica a Trieste è viva f in dall'epoca di Rossini, «e non dimentichiamoci che Verdi ha composto per il nostro Teatro due opere, Stiffello e n Corsaro», dice de Banfield. n Teatro Verdi è stato costruito 180 anni fa per una città che aveva poco più di ventimila abitanti. Con 1 suoi 1218 posti è ora un teatrino veramente inadatto alle esigenze, e si tenga conto che è l'unico teatro del Friuli-Venezia Giulia (la sola Pordenone si sta attrezzando). Dice de Ferra: «Per l'Opera abbiamo nove turni di abbonamento, tutti praticamente esauriti. Nel 1968 i turni erano quattro». Anche per la stagione sinfonica c'è fame di posti. «Almeno la stagione sinfonica potrebbero farla al Politeama Rossetti», dice l'avvocato Nino Pontini. E* uno dei dirigenti della Società del concerti (oltre duemila soci), che svolge la sua attività appunto al Rossetti. «Olimpio Lovrich, nonno di Strehler, è stato impresario del Rossetti e vi faceva la stagione lirica. Vi sono stati grandissimi cantanti e celebri orchestre. Ora dicono che il Politeama ha difetti acustici, ma non è un problema eliminarli». L'Ente autonomo triestino ha la stagione lirica ottobremagglo e la sinfonica magglo-glugno. (La prossima stagione avrà direttore stabile Daniel Oren, che lascia l'Opera di Roma). Porta 1 concerti nella Regione ma deve andare nelle piazze o nelle chiese appunto perché non vi sono strutture teatrali. Il cartellone lirico rispecchia la cultura della città. « Vi è sempre un'opera tedesca, Wagner o Strauss o Mozart, una francese e una slava, die quest'anno è la prima italiana di Halka di Stanislaw Maniuszko», dice de Banfield. «E cerchiamo anche di portare qualche novità o opere di rarissima esecuzione. Il prossimo anno avremo Dlnorah di Meyerbeer, che in questo secolo è sfata eseguita una sola volta in Europa, a Milano nel 1914. Due anni fa, dopo mezzo secolo che non era rappresentata in Italia, abbiamo ripreso la Lakmé di Deli bes. Un grosso successo, e Lakmé è stata poi ripresa da Bologna. Genova, Dallas e Chicago». Una caratteristica dell'Ente autonomo triestino è il Festival dell'operetta, dal 1° luglio al 15 agosto. Tre operette, ventun recite: spettacoli sempre esauriti, vengono anche dall'estero. Dice de Ferra: •Facciamo l'operétta con cantanti lirici: grossi nomi, non di categoria B, e con orchestra sinfonica, coro d'opera, allestimenti in grande stile». Dice il direttore artistico: «Il Festival dell'operetta ha aiutato un certo pubblico ad andare a teatro. Anche questa è un'operazione culturale: aiutare a fare il primo passo, convincere che il teatro è casa di tutti. Il pubblico che ha comincialo con l'operetta lo abbiamo ritrovato all'opera e ai concerti sinfonici». Il sovrintendente di Verona, Cappelli, auspica una maggiore intesa fra i tredici Enti Urici, e il sovrintendente triestino è d'accordo: «Fra teatri che hanno palcoscenici più. o meno uguali potrebbe esservi lo scambio degli allestimenti. Scambi che noi abbiamo già avuto: Il prossimo anno inaugureremo con la Semiramide che è stata allestita dal Regio di Torino». Dice 11 barone de Banfield: «Si potrebbero fare scambi e sono auspicabili altre forme di collaborazione. Ma sarebbe anche auspicabile che i politici fossero più informati sul teatro lirico. Trovandosi a parlare con loro nelle diverse commissioni, cascano le braccia nel constatare la loro totale disinformazione. Sono lontanissimi da questa realtà, una realtà italiana che ancora funziona e ammirata all'estero». Luciano Curino