Verso i 31 milioni di disoccupati nei Paesi industriali di Paolo Patruno
Verso i 31 milioni di disoccupati nei Paesi industriali I dati dell'Ocse per il 1983 Verso i 31 milioni di disoccupati nei Paesi industriali DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — I ministri del 24 Paesi dell'Ocse hanno cominciato Ieri l'annuale •consulto» sulla situazione economica e sulle prospettive del mondo Industrializzato, registrando fin dalla prima giornata della riunione una difformità nelle anàlisi e una omogeneità nelle conclusioni, che restano per tutti poco promettenti. E senza anticipare quelle che saranno oggi le conclusioni della conferenza ministeriale, basandosi sui Eavori degli stessi esperti dell'Ocse si può già affermare che anche il 1982 sarà un anno di crisi, con in prospettiva per l'83 la cifra record di 31 milioni di disoccupati malgrado un'espansione globale del 3,5 per cento. Per il terzo anno consecutivo, dunque, ministri ed esperti devono mettere agli atti consuntivi negativi e prospettive poco rosee, su uno «scenarlo» generale che oscilla ancora fra I due poli della stagnazione e dell'inflazione. Su quest'ultimo punto, in realtà, lo studio preliminare dell'Ocse indica per quest'anno un netto rallentamento del prezzi, che dovrebbero essere contenuti, mediamente, entro un aumento dell'8,75%. Ma a contrastare questa tendenza promettente, gli stessi studiosi dell'Organizzazione di cooperazione e sviluppo economico hanno dovuto prendere in considerazione il rischio di un abbandono da parte del Paesi più colpiti dalla crisi e dalla disoccupazione delle politiche restrittive, che negli ultimi mesi avevano fortemente ridotto l'inflazione. «L'abbandono delle politiche anti-inflazlonistiche provocherebbe — secondo II segretario generale dell'Ocse, Van Lcnnep — un'ondata di inflazione e di deprezzamento delle monete come nel '75, che sarebbe seguita da una stretta monetaria tale da fare abortire la ripresa». Ma questo incitamento a «tener duro» nella lotta contro l'Inflazione perche il risanamento strutturale dell'economia di alcuni Paesi almeno sarebbe vicino sarà inteso e accolto? Niente è meno sicuro, e in questi due giorni a Parigi si anticipa Il «grande confronto» Europa-Stati Uniti che costituirà il sottofondo del .vertice» di Versailles di giugno fra I sette super-grandi Paesi Industrializzati d'Occidente. Se ne è avuto un anticipo già Ieri con II discorso del ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Jacques Delors, il quale ha lanciato un nuovo appello agli Stati Uniti perché «favoriscano una decelerazione mondiale del tassi d'Interesse» prospettando I rischi di «destabilizzazione sociale causati dal ribasso del salari reali e dall'aumento del tassi di disoccupazione». Davanti alle difficili relazioni fra «rigore economico e stabilità sociale» e all'insuccesso dei tentativi compiuti finora per risolvere la crisi, I rappresentanti del mondo industrializzato occidentale hanno dovuto ammettere Ieri la loro Impotenza, confessando che nessuno possiede la ricetta miracolosa per rilanciare l'economia. Da Donald Regan (segretario americano al Tesoro» a Jacques Delors, dal giapponese Toshio Khomoto a Giorgio La Malfa tutti hanno espresso la loro inquietudine per le prospettive dell'economia mondiale. Lo scontro fra le due «scuole» (quella che privilegia la lotta contro la disoccupazione e quella che mette avanti la lotta contro l'inflazione) ha ceduto perciò il passo nella prima giornata della conferenza, alla sconsolante constatazione che «la politica economica ha perduto la sua credibilità» come ha detto II ministro La Malfa. Paolo Patruno
Persone citate: Donald Regan, Giorgio La Malfa, Jacques Delors, La Malfa, Van Lcnnep
Luoghi citati: Europa, Parigi, Stati Uniti, Versailles
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