Accusati di 10 sequestri ripetono «Siamo onesti padri di famiglia»

Accusati di 10 sequestri ripetono «Siamo onesti padri di famiglia» Interrogati quattro dei quarantatre imputati al processo di Milano Accusati di 10 sequestri ripetono «Siamo onesti padri di famiglia» MILANO — Sono emerse già ieri — alla prima delle udienze dedicate all'interrogatorio dei 39 imputati presenti su 43 — la linea difensiva e l'atmosfera generale di questo processo per dieci sequestri di persona avvenuti in Lombardia fra il 1974 e il 1980. Ripetute affermazioni di totale estraneità ai fatti, anzi stupore per l'esserne stati coinvolti; racconti di sevizie con cui i carabinieri avrebbero estorto le poche confessioni e ammissioni rese in istruttoria; aggressività degli avvocati nei rapporti fra loro (sovente il tentativo di alleggerire la posizione del proprio assistito comporta il rischio di appesantire quella di un altro); straordinarie doti di pazienza del presidente della prima corte d'assise, dottor Salvini, e cupezza apparente mente assente sia. da parte degli imputati seduti nel gab- blone, sia del pubblico (composto di loro parenti e amici). Primo rapimento di cui si giudica quello di Rosanna Restanl, liberata dai carabinieri a Òlegglo (Novara), il 6 agosto 1980. dopo tre mesi di detenzione, durante i quali la donna fu violentata e sottoposta ad aborto. Primo interrogato, Giuseppe De Pasquale, 48 anni, analfabeta, nella cui casa fu ritrovato un certo numero di banconote appartenenti al riscatto. All'inizio dell'istruttoria 11 detenuto raccontò che era stato Antonio Mujà (coimputato) a dargli quei soldi é aggiunse particolari sul sequestro; successivamente smentì, dichiarando che le ammissioni erano state estorte con violenza. Lo stesso ripete in udienza, specificando che i carabinieri gli avrebbero tenuto una pistola puntata alla tempia; lo avrebbero drogato, denudato e picchiato con un nerbo mentre, per la paura, lui se ne stava rintanato sotto un tavolo; quindi gli avrebbero fatto ingurgitate cinque litri di acqua salata; infine avrebbero minacciato di uccidergli 11 figlio. Interviene il presidente: «Ma come spiega lèi il fatto di avere raccontato in istruttoria alcuni particolari del rapimento che, a quel tempo, nessuno ancora sapeva? Per esempio chela Restani venne trasferita in un altro luogo subito dopo la violenza?». La risposta è pronta: «/ carabinieri me lo avevano detto, ero così terrorizzato che avrei firmato qualsiasi cosa. Sono innocente, non so nulla, sono un padre di famiglia innocente». Altri «non so nulla» arrivano dalla deposizione di Domenico Adigrat, che definisce «pazzo» Alfonso Amante per averlo chiamato in causa. Amante sta solo, in una parte della gabbia, separata con una transenna dagli altri imputati. In istruttoria prima «si penti» e ricordò; poi ritrattò. I giudici lo ascolteranno domani. •Non so» è anche la difesa di Antonio Mujà, arrestato mentre depositava in banca soldi del riscatto. «Lei come spiega questo fatto?», chiede il presidente. «Fu Amante a darmi quelle banconote — risponde Mujà — in pagamento per alcuni mobili». DI mobili — costruiti, venduti, comprati, rivenduti, irlacqulstàti — parlano tutti gli interrogati: è un'attività molto comune in Brian za, an che un modo non difficile per guadagnare soldi. Una lunga minuziosa ricostruzione di alcune operazioni di compravendita di mòbili occupa buona parte del'ihterrogatorio di Antonio Poliste na, accusato della 1 Violenza carnale. Non si riesce a capire perché Pollstena — nella cui casa secondo l'accusa, la Restani sarebbe rimasta prigioniera — cercasse un appartamento dopo l'altro e continuasse a cambiare arredamento, prima ancora di sapere dove e come sistemarlo. Un'altra serie di «non so» caratterizza la sua deposizione; Pollstena si esprime spazientito, polemico: «Non ho mai conosciuto Amante» afferma. «Allora come faceva Amante a descrivere esattamente il tatuaggio che lei ha sul braccio?» chiede il presi dente. «Non lo so, lo saprà la sua coscienza». Aggiunge l'imputato che mai un ostaggio è stato nel suo alloggio. «Allora cóme fa la signora Restani —chiede il presidente — a ricordare un trasloco avvenuto proprio nell'appartamento attiguo?». «Non lo so», risponde Pollstena e aggiunge: «Io sono un lavoratore, per lavorare non uscivo nemmeno alla domenica; posso mostrarvi il mio libretto, volete?». Ornella Rota

Luoghi citati: Lombardia, Milano, Novara, Òlegglo