All'Onu si parla di «motivi di speranza» ma il rischio di sbarco inglese aumenta di Ennio Caretto

All'Onu si parla di «motivi di speranza» ma il rischio di sbarco inglese aumenta Progressi nella mediazione del segretario delle Nazioni Unite, in lotta contro il tempo All'Onu si parla di «motivi di speranza» ma il rischio di sbarco inglese aumenta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Il segretario generale dell'Onu De Cuellar ha compiuto «progressi sostanziosi» nella sua mediazione, e nonostante il pericolo di un massiccio sbarco di truppe britanniche alle Falkland ritiene che esistano •■motivi di speranza» nella pace. L'ha dichiarato ieri il suo portavoce Giuliani, alla quarta giornata dei colloqui separati con il sottosegretario agli Esteri argentino Ros e l'ambasciatore inglese Parsons. Nelle parole dello stesso De Cuellar «è stato raggiunto l'accordo su alcune proposte, mentre su altre sono necessari chiarimenti». La sensazione dei delegati al Palazzo di Vetro è che egli sia in corsa contro il tempo. Scadrebbe stasera il margine fissato dall'In ghilterra per una soluzione negoziale della crisi. Se domani la mediazione dell'Onu non desse esito, la task force attaccherebbe le isole. De Cuellar sta conducendo le trattative indirette dei governi di Buenos Aires e di Londra tra gravi difficoltà, esasperatesi ieri all'ultima ora col secondo attacco ingle se in due giorni alle isole. Domenica, quando gli aerei inglesi avevano bombardato l'aeroporto di Stanley e una nave argentina, Ros aveva presentato al segretario generale una dura nota di protesta, minacciando di abbandonare i colloqui e di chiedere la convocazione d'urgenza del Consiglio di sicurezza. Ieri, ancora Ros ha insistito — peraltro senza ottenerla — su una garanzia che l'Inghilterra non compirà altre azioni militari durante le consultazioni. «Mi sentirei più tranquillo — ha affermato il capo dell'Onu — se riuscissi a formalizzare una sia pur breve tregua». «E' suo timore — ha aggiunto il portavoce — che un incidente faccia precipitare una vera e propria guerra». I «sostanziosi progressi» si- nora compiuti nella mediazione al Palazzo di Vetro riguardano sia questioni di fondo sia questioni procedurali. L'Argentina sembra disposta a rinunciare al riconoscimento a priori della sua sovranità sulle isole e l'Inghilterra al loro ritorno immediato sotto la sua amministrazione. Entrambi 1 Paesi inoltre concorderebbero sulla durata massima del loro negoziati diretti, un anno. Infine, essi accetterebbero la supervisione dell'Onu sul ritiro di tutte le forze dalla zona delle Falkland, e una sua gestione provvisoria delle isole. I contrasti paiono riguardare la composizione dell'organo di pace dell'Onu e l'impegno dei governi di Buenos Aires e di Londra a non ricorrere più alle armi nel caso di un fallimento dei negoziati. Buenos Aires vuole un organo dell'Onu «puro», perché convinta che la comunità internazionale appoggi la sua condotta anticolonialista, Londra vuole almeno due osservatori esterni, uno europeo e uno Usa. I due governi inoltre sospettano uno delle intenzioni dell'altro. Londra teme che al primo intoppo Buenos Aires invada di nuovo le Falkland: Buenos Aires che Londra non rispetti le modalità dello sgombero della task force. Giuliani ha indicato che questo sgombero, come quello delle truppe argentine, avverrebbe gradatamente, non di colpo. II primo accenno alla presunta disponibilità argentina a rinunciare al riconoscimento della propria sovranità sulle Falkland quale pregiudiziale delle trattative è venuto dal ministro degli Esteri Costa Méndez in un'intervista alla rete televisiva Cbs domenica sera. Ma De Cuellar ha almo strato di nutrire dei dubbi sul fatto che non comporti qualche contropartita dall'Inghilterra. «E' molto difficile dire se l'atteggiamento di Buenos Aires su questa questione sia cambiato», ha commentato. Ros si è rifiutato di fornire delucidazioni, e l'ambasciatore inglese Parsons ha usato un'enigmatica metafora: •Siamo come dei motociclisti nella nebbia — ha detto—andiamo avanti bene, ma non vediamo dove andiamo a finire, e rischiamo di uscire di strada». Bulla cruciale questione non si è pronunciato neppure il Dipartimento di Stato americano a Washington, che insieme col Perù rimane a disposizione dell'Onu in caso di necessità. Haig ha rilasciato delle dichiarazioni poco ottimistiche, facendo notare che a De Cuellar può mancare il tempo di portare la mediazione sino in fondo. Al Diparti¬ mento di Stato ha destato allarme la notizia, confermata dai servizi segreti, che l'Argentina sta cercando di acquistare altri missili francesi come quelli impiegati per colpire lo Sheffield, e che la Libia sarebbe pronta a fornirglieli: Una voce diffusa a Washington, peraltro senza conferma, è che piloti libici siano anche pronti ad affiancarsi a quelli argentini in azioni militari. n Dipartimento di Stato configura il seguente scenario. L'Argentina protrae eccessivamente i sondaggi con De Cuellar e l'Inghilterra effettua lo sbarco sulle Falkland. Seguono sanguinosi combattimenti. Il pericolo maggiore è che la task force britannica attacchi i porti e aeroporti costieri militari argentini. In un caso del genere. la pace diverrebbe più difficile e più lontana. Dietro le quinte, malgrado la rottura con Buenos Aires, Washington cerca ancora di influenzare Galtleri e la giunta tramite il Perù. Il Perù si è schierato decisamente dalla parte di Buenos Aires nella crisi, ma sta continuando a collaborare con gli Stati Uniti per la sua soluzione pacifica. Ennio Caretto