Dc, parole e parole

Dc, parole e parole Dc, parole e parole di MASSIMO L. SALVADOR! Ho provato un senso di stupore nell'udire alla televisione le parole pronunciate dal neosegretario della democrazia cristiana subito dopo l'annuncio della sua vittoria. Rivolgendosi non solo ai congressisti ovviamente, ma a tutto il Paese, egli ha avuto il coraggio — riconoscimento al merito — di affermare che la democrazia italiana vive una condizione «difficile ma esaltante». Ma dove vive l'on. De Mita? Dove vede egli uno stato «esaltante» della nostra democrazia? Non crede che il segretario del rinnovamento democristiano avrebbe dovuto incominciare il suo mandato mettendo da canto la retorica e mostrando al Paese di saper vedere la realtà della nostra democrazia, che si desidererebbe certo anche esaltante oltre che difficile, ma che in effetti è sicuramente sia difficile sia non esaltante? Può sembrare un dettaglio, una battuta e nulla più. Ma non è. E' la vecchia malattia italiana della retorica fuori e dell'astuzia dentro. La vicenda attuale della democrazia cristiana è troppo importante per le sorti del Paese perché non si auguri al nuovo segretario di essere all'altezza dei suoi compiti. Ma parta col piede giusto. Siamo soliti parlare di due Italie contrapponendo Nord e Sud, Italia moderna e Italia arretrata. Ma vi sono, nella nostra storia unitaria, anche due Italie politiche, che tagliano trasversalmente tutti i partiti. L'Italia dei Mazzini e dei De Sanctis, dei Cavour e dei Giolitti, dei Turati e degli Sturzo, dei Salvemini e dei Gobetti, degli Amendola e dei Gramsci, dei De Gasperi e degli Einaudi, tutti accomunati dall'antiretorica, dalla severità, dal senso del dovere nel dare esempio di serietà alle masse. E vi è l'Italia del «fuori» e del «dentro», del discorso per la platea e di anello per gli iniziati, del bacio alla folla e el cenno di intesa ai fedeli. Si guardi intorno l'on. De Mita. Mentre socialisti e democristiani a livello di governo dovrebbero collaborare in quanto forze principali dell'alleanza per raddrizzare un Paese carico di difficoltà, si abbandonano a una sfrenata concorrenza che subordina completamente gli interessi del Paese a quelli di partito (ed è cosa grave, ma ogni partito italiano pensa che gli interessi propri e dello Stato coincidano, che quelli del secondo passino attraverso quelli del primo). Craxi volta le spalle al congresso della de con cui pure dovrebbe stringere un patto per riformare l'Italia. Pannella prima chiede l'iscrizione al psi e poi balla con Almirante pur pestandogli i piedi. Andreatta, con uno zelo che Formica riesce quasi a imitare, si diverte a fare il guastatore delle alleanze su cui regge il governo di cui è membro. I comunisti, trasci-. nati dalla loro ansia di moralizzazione, cadono nella trappola della denuncia scandalistica. Il povero Garibaldi, che avendo servito suo malgrado ormai troppe bandiere sarebbe bene venisse lasciato agli storici, viene usato come fosse Marilyn Monroe. Tutto ciò, per ricordare le miserie e le commedie più che le tragedie della democrazia italiana. Crede l'on. De Mita che sia saggio cominciare sfoderando un ottimismo da cerimonia?

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