L'imprevedibile tornado Falkland sugli equilibri d'America Latina di Igor Man

L'imprevedibile tornado Falkland sugli equilibri d'America Latina Molte incognite per le alleanze continentali e i nazionalismi sopiti L'imprevedibile tornado Falkland sugli equilibri d'America Latina L'affondamento nelle glaciali acque antartiche dell'incrociatore argentino General Belgrano, con il suo pesante carico di giovani morti, ha aperto un vortice che minaccia sinistramente la supposta solidarietà latino-americana. Già il 15 aprile, a Washington, l'Osa (Organizzazione degli Stati americani), questa nebulosa di 30 Paesi che vanno dagli staterelli anglofoni del Caribe a «colossi» quali il Brasile e il Venezuela, ha mostrato le sue contraddizioni e i suol limiti non andando oltre una risoluzione di compromesso che, pur accogliendo le tesi argentine, di fatto offre alla giunta di Galtieri soltanto «amichevole collaborazione». Certo, dopo l'affondamento dell'incrociatore ce n'è d'avanzo per tuonare contro il «vecchio mostro» (il colonialismo occidentale), e non sono da scartare nuove improbabili offerte di aiuti in uomini e mezzi; tuttavia è più logico pensare che gli amici (o presunti tali) dell'Argentina facciano ressa sulla malconcia zattera delle Nazioni Unite per cercar di uscire, nelle more di una possibile guerra d'attrito, dai minacciosi gorghi di Scilla e Cariddi in versione Sud-atlantica con una ennesima risoluzione capace di salvare la faccia un po' a tutti. Rimane, per altro, il pericolo di un «dilagare di metodi sommari» in tutto il Continente latino-americano. Molte delle adesioni alla causa argentina si devono alle pulsioni di quella che Einstein definì «una malattia infantile, il morbillo dell'umanità», vale a dire il nazionalismo. Il Venezuela rivendica circa metà della Guyana ex britannica, detta Guyana Essequiba, delimitata dal fiume Essequibo, l'antico confine del viceregno spagnolo del quale il Venezuela si sente erede, cosi come l'Argentina si sente erede del viceregno del Rio de la Piata che comprendeva, giustappunto, le Malvinas o isole Falkland. A sua volta, il Guatemala rivendica l'ex Honduras britannico, oggi l'indipendente Belize, mai riconosciuto dai guatemaltechi. C'è di più: non sono pochi i Paesi latino-americani con annosi contenziosi di frontiera. Citerò solo qualche caso: la costa Nord cilena rivendicata dal Perù e dalla Bolivia; la Cordillera del Con-' dor, che l'Ecuador rivendica al Perù; la Mosquitia contesa dal Nicaragua all'Honduras. In un momento in cui la forza frenante degli Stati Uniti appare in ribasso dopo la inevitabile scelta britannica di Reagan, il rischio di frizioni militari, di tante piccole guerre fra poveri, quanto mai destabilizzanti, aumenta pericolosamente. E non è tutto: la diffidenza americana ha fatto segnare il passo a quel «chiarimento» fra Stati Uniti e Nicaragua che il Messico auspicava. Ora può anche accadere che il regime sandini-' sta, nella sua frustrazione, decida di premere il pedale accelerando i suoi 'aiuti al guerriglieri del Salvador. In quel disgraziato Paese, ventre molle del Centro America, i militari son tornati a farla da padrone. Lo stato d'assedio ripristinato, le libertà costituzionali sospese potrebbero costituire un motivo in più perché i democristiani delusi salgano In montagna. Ancora: da mesi Francia e Messico han cercato di convincere la Casa Bianca che la via per sdrammatizzare la crisi del Caribe passi per l'Avana. Fino a una settimana fa, nonostante la crisi delle Malvinas, Castro è rimasto ad aspettare un segnale da Washington, dopo aver dichiarato, a suo tempo, al generale americano Walters, che Cuba era disposta a negoziare senza pre-condizioni. Riesce difficile pensare che, se pure il segnale giungesse oggi, Fidel sarebbe in grado di raccoglierlo. Infine, la crisi delle Malvinas ha fatto tramontare il progetto americano di una Nato Sud-atlantica (la Sato) con Argentina, Uruguay, Brasile e Sud Africa. In uno scenario tanto negativo, rimane la speranza, come scrive il politologo francese Alain Touraine, della rovinosa caduta del regime di Buenos Aires cui potrebbe seguire, in forzadel «domino», quella delle altre dittature del Cono Sud. A quel momento la soli darietà espressa dall'Europa all'Inghilterra potrebbe assumere un peso storico tanto determinante quanto-imprevisto. Igor Man

Persone citate: Alain Touraine, Belgrano, Cariddi, Castro, Einstein, Galtieri, Reagan, Sato