In aula la bancarotta della Venchi ma Stefano Cigalino è in Colombia

In aula la bancarotta della Venchi ma Stefano Cigalino è in Colombia Torna davanti ai giudici la vicenda del crack dell'antica azienda dolciaria In aula la bancarotta della Venchi ma Stefano Cigalino è in Colombia L'imprenditore di Fubine si è rifugiato a Bogotà con la sorella Maura e si dichiara vittima dei sindacati e delle Br - Rifiutata l'estradizione ■ Due soli imputati presenti Il pm sfa male, rinviato il processo del gasolio Due soli imputati in aula, ieri mattina, davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale (pres. Pempinelli, pm. De Crescienzo, cane. Giordano) per il processo contro i responsabili della bancarotta che ha trascinato al fallimento, il 13 febbraio '78, la Venchi Unica, una delle più vecchie e floride aziende torinesi, che fino agli inizi degli Anni Settanta aveva il monopollo sul mercato dolciario italiano. Altri due imputati sono fuggiti in Sud America. E' quanto resta, a 4 anni di distanza, per far chiaro sulla parte di responsabilità avuta nel crack della Venchi da Stefano Cigalino, un imprenditore di Fubine, improvvisatosi commercialista e poi imprenditore, e dalla sorella Maura Cigalino. Entrambi sono «emigrati» a Bogotà, in Colombia, dove si sono dichiarati vittime della persecuzione dei sindacati e delle Brigate rosse che volevano sequestrarli. L'affermazione sembra sia stata creduta dal governo colombiano che ha rifiutato l'estradizione dei due imputati colpiti da mandato di cattura in Italia. Restano quindi due soli imputati, 11 marito di Maura Cigalino, Angiolino Balduzzi e Sergio Soldani. I difensori degli accusati, avvocati Zaccone e Piccatti per Stefano Cigalino, Allegri e Balestrino per Soldani, Forlenza e Zancan per Balduzzi hanno sollevato due eccezioni, la prima per opporsi alla costituzione di parte civile del sindacato, difeso dagli avvocati Guidetti Serra e Betti Villani; la seconda, sostenendo che la competenza territoriale per questa vicenda è del tribunale di Casale. Il tribunale le ha respinte entrambe e il presidente Pemplnelli ha ricostruito i fatti che hanno dato origine al processo. Fu l'olandese Bram Hertzberger a denunciare alla magistratura torinese il comportamento sospetto di Stefano Cigalino, che nella sua scalata ai vertici della Venchi Unica, aveva dirottato merci e denaro dell'azienda, verso la «Gosler Chocolate» di Fubine, che egli controllava attraverso la sorella Maura, suo marito Balduzzi e l'amministratore complacente Soldani. Ha detto il presidente Pemplnelli: «Le intensioni dì Cigalino si possono ricavare dalle dichiarazioni che egli ebbe a fare con chi gli stava vicino alla direzione della fabbrica: "Occorre far lievitare le assunzioni fino a raggiungere un'occupazione di 2000 addetti. Con questa forza lavoro si troverà sempre credito nelle banche". L'imprenditore falsificò i bilanci, ricattando enti e amministratori pubblici con la minaccia della chiusura della Venchi»: Il rialzò ' dei prezzi del cacao, la materia prima di lavorazione, soggetta alle fluttuazioni del mercato internazionale e l'acquisto di un terreno a Mappano, dove doveva sorgere un nuovo stabilimento (l'area di piazza Massaua era destinata secon- do i piani di Cigalino ad una operazione di speculazione edilizia) portarono in breve tempo l'azienda sull'orlo di una crisi da cui non si doveva più riprendere.Oggi il processo continua con l'interrogatorio dei due imputati presenti. if II pm dott. Pepino è ri coverato in ospedale per una colica renale e il processo con tro Luigi e Sergio Masnata (padre e figlio) e altre 32 persone accusate di contrabbando di gasolio, incominciato le ri mattina, è rinviato a lunedi prossimo. La vicenda, davanti ai giudici della seconda sezione penale (pres. Capirossl, cane. Zappia), risale agli Anni '73-'76. Al centro della truffa che è costata 10 miliardi di evasione fiscale allo Stato (circa 160 milioni di chili di gasolio) c'era la 'General OH Company» di Leinl, dei Masnata, considerati gli organizzatori del traffico. Complici dei due, secondo l'accusa, erano due funzionari dell'Utif (ufficio tributario imposta di fabbricazione) Antonio La Rosa e Fiorano Semprlni, 11 maresciallo della Guardia di Finanza Aldo Setti, in servizio alla «General Oli Company», gli industriali lombardi Giuseppe Mancini e Andrea Cazzaniga, e altri petrolieri piemontesi. Dei 34 imputati ieri se ne sono presentati solo otto. Sergio Masnata, 38 anni e Andrea Cazzaniga sono latitanti. Il primo è già stato condannato nel marzo '81 a tre anni di carcere per un altro episodio, al padre, ora in libertà provvisoria, furono inflitti due anni. Le accuse vanno dall'associazione per delinquere al falso in atto pubblico, al contrabbando. Stefano Cigalino, latitante

Luoghi citati: Bogotà, Casale, Colombia, Fubine, Italia, Sud America